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Quali sono le cause che provocano la difficoltà di deglutizione e voce rauca dopo i pasti?

Buongiorno, da 2 settimane (anche se già prima avvertivo un leggero fastidio) quando deglutisco, soprattutto cibi più duri, come la carne o piccoli e sottili, come il riso, ho un senso di fastidio, non riesco a ingoiare tutto e dopo ho quasi la voce rauca come se dovessi rischiararmela. Inoltre, mangiando mi stanco. Sì, dopo pranzo sono un po' più affaticata. Ho 57 anni e non capisco cosa mi stia succedendo. Mi aiutate?

Risposta

Buongiorno,
vista la tua situazione, ti consiglierei prima di tutto una visita otorinolaringoiatrica e una ricerca di sangue occulto nelle feci.

La disfagia è probabilmente dovuta al reflusso gastroesofageo, molto frequente in questi casi, soprattutto se avvertono anche altri sintomi, quali acidità di stomaco o rigurgiti, che possono interessare l’esofago fino a raggiungere la bocca.

Chiaramente, una visita dall’otorinolaringoiatra potrà aiutare a dissipare ogni dubbio e ricevere una corretta diagnosi. Se la visita dovesse essere positiva e individuare il reflusso gastroesofageo, sarà necessario seguire una dieta idonea.

È importante correggere le proprie abitudini alimentari, limitando al massimo tutti quei cibi o bevande irritanti. Occorre, ad esempio, evitare l’assunzione di spremute, che incrementano l’acidità e aumentano, allo stesso tempo, la salivazione, aggravando la condizione.

Banditi anche gli alimenti speziati e piccanti, che inducono la tosse, compromettendo ulteriormente la deglutizione. Si raccomandano cibi con consistenze omogenee (evitare quindi pastine in brodo, minestroni con verdure in pezzi, gelati con frutta secca, yogurt con pezzi di frutta).

Meglio astenersi anche da cibi che si sbriciolano (cracker, biscotti e fette biscottate), da cibi che tendono ad appiccicarsi al palato (gnocchi, caramelle) e da cibi granulosi o con elementi piccoli (mais, riso). Sarebbe meglio evitare anche le verdure filamentose o con buccia, come i finocchi, i carciofi e l’uva e le polveri (cacao, cannella).
Se dovesse permanere il problema, consiglierei comunque una esofagogastroduodenoscopia.

L’esame dell’esofagogastroduodenoscopia permette al medico di osservare l’esofago, lo stomaco e il duodeno internamente, per verificare l’eventuale presenza di patologie. L’esame consiste nell’introduzione di una sonda del diametro di circa 1 cm, con una telecamera posta alla sua estremità (la sonda viene inserita attraverso la bocca per arrivare al duodeno).

L’esame comporta un leggero fastidio, pertanto il paziente può ricevere una lieve sedazione locale, se il medico lo ritiene opportuno.

È richiesto il digiuno per 6-8 ore prima di effettuare l’esame, nonché la rimozione di eventuali protesi dentarie mobili.

Nel caso in cui la visita otorinolaringoiatrica, l’esame delle feci e l’esofagogastroduodenoscopia avessero tutti esito negativo, è importante valutare una visita neurologica, al fine di escludere patologie del sistema nervoso o possibili danni a quest’ultimo.

Cordiali saluti e auguri per una pronta guarigione
Risposta a cura di
Dr. Enrico Tempèra Medico Chirurgo
Dr. Enrico Tempèra
gastroenterologo
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