Il Check up tumore prostatico parte con un semplice prelievo di sangue che consente di verificare il livello di una sostanza detta PSA, antigene prostata-specifico, prodotta dalla prostata.
Il Check up tumore prostatico prevede che i pazienti affetti da cancro presentino un livello di PSA più alto nel sangue, per cui sopra i 50- 55 anni di età è necessario effettuarne un dosaggio una volta l’anno.
Tuttavia, quest’esame non è sempre affidabile, giacché, da una parte, i livelli di PSA crescono con l’età e per la presenza di altre malattie prostatiche (es. un’infezione urinaria o l’ipertrofia prostatica benigna), e dall’altra in alcuni soggetti affetti da carcinoma prostatico il livello di questa molecola è nella norma.
Il Check up tumore prostatico prevede che i valori del PSA si considerIno normali quando sono inferiori a 4 nanogrammi per millilitro di sangue, tra 4 e 10 sono dubbi e ci troviamo in una zona grigia, uguali o superiori a 10 sono certamente da approfondire in termini diagnostici.
Durante il Check up tumore prostatico è utilissimo, se non addirittura necessario, ricorrere anche alla ecografia trans-rettale che “vede” aree anomale nel contesto della ghiandola, tuttavia non è in grado di definire se l’area sospetta sia effettivamente di natura neoplastica.
Quindi è l’insieme dei suddetti esami che indirizza l’urologo ad effettuare la biopsia, cioè il prelievo per mezzo di appositi aghi di alcuni campioni di cellule dalla prostata che verranno analizzati, fornendo una diagnosi certa in caso di positività. Purtroppo, per la conformazione della prostata e per il tipo di tumore, non è detto che la biopsia riesca a prelevare cellule tumorali e se negativa, ma rimane il sospetto di un tumore, l’urologo potrebbe consigliare di ripetere il dosaggio del PSA, ed eventualmente la biopsia.
Una volta posta diagnosi di carcinoma è necessario tentare di eliminarlo: il Gold standard è ancora oggi rappresentato dalla prostatectomia radicale, cioè la rimozione in blocco della prostata e delle vescicole seminali ad essa adese, che nel caso di neoplasia confinata alla ghiandola rappresenta la risoluzione totale del problema.
Si ricorre alla chirurgia anche per forme non totalmente localizzate alla ghiandola, dal momento che spesso si riesce a bonificare la sede del tumore e nel caso sussista il dubbio della persistenza della neoplasia è possibile ricorrere alla radioterapia a fasci esterni. Dopo pochi mesi i valori del PSA devono azzerarsi e ciò attesta la riuscita della procedura e permette di monitorare il paziente nel corso degli anni, valutando un’eventuale ripresa della malattia.