Che cos'è la malattia di Fabry?
La
malattia di Fabry (FD) è una malattia ereditaria rara molto grave dall’
accumulo nei lisosomi, ovvero gli organuli cellulari deputati alla degradazione di varie molecole, di un particolare gruppo di glicolipidi.
E’ una patologia multisistemica progressiva caratterizzata da specifici segni neurologici, cutanei, renali, cardiovascolari, cocleo-vestibolari e cerebrovasculari. L'incidenza annuale è di 1/80.000 nati vivi, ma la prevalenza potrebbe essere sottostimata: se si considerano infatti le varianti ad esordio tardivo, la prevalenza è circa 1/3.000.
Quali sono le cause?
La
malattia di Fabry è causata da mutazioni del gene alfa-GAL A, codificante per l’enzima a-galattosidasi responsabile del “riciclaggio” dei glicolipidi.
A seguito delle mutazioni, l'enzima manca o non funziona correttamente. Il gene è localizzato sul cromosoma X e la modalità di trasmissione è recessiva legata all'X: i maschi, che hanno un solo cromosoma X, presentano la forma più grave della malattia, mentre le femmine, che possiedono due X, uno dei quali senza alterazioni, presentano in genere sintomi più sfumati.
Sintomi e segni della malattia di Fabry
La
malattia di Fabry si manifesta in genere durante l'infanzia con alcuni
sintomi specifici:
- sensazioni dolorose soprattutto alle estremità degli arti (acroparestesie);
- comparsa di macchie rossastre (angiocheratomi) sulla pelle, specialmente su cosce e inguine;
- sudorazione ridotta (ipoidrosi) ed opacità della cornea.
Nel corso della vita, la malattia colpisce diversi organi e sistemi come il sistema nervoso, i reni, il cuore ed i vasi sanguigni. Si può arrivare a situazioni gravi come l'insufficienza renale, l'infarto o l'
ictus. Le terapie a disposizione hanno permesso ad oggi di allungare la
durata media della vita, che altrimenti sarebbe di circa 40 anni.
Come si diagnostica?
La
diagnosi è spesso molto difficile e consiste in un processo multistep.
Generalmente, si parte dall'osservazione clinica, ma la conferma viene data in seguito alla
valutazione dell'attività dell'enzima a-galattosidasi. Tale test è più indicato per i maschi nei quali viene effettuato a livello dei leucociti o del plasma. È inoltre possibile effettuare la diagnosi genetica, con ricerca delle mutazioni del gene Alfa-GAL A: in questo caso a conferma per i maschi e come diagnosi per le femmine.
Cure
Numerosi benefici si possono ottenere con la
somministrazione di enzima a-galattosidasi prodotto con tecniche biotecnologiche: si parla in questo caso di
terapia enzimatica sostitutiva. I vantaggi sono tanto maggiori quanto prima si comincia la terapia. Negli ultimi anni, è stata sviluppata la
terapia chaperonica orale, che stabilizza l'enzima mutato ma può essere utilizzato solo da un sottogruppo specifico di pazienti in relazione al tipo di mutazione che presentano.
Altre terapie, come la riduzione di substrato e approcci a base di mRNA e terapia genica, sono in fase di sviluppo. Alcuni sintomi (come il dolore o i disturbi gastrointestinali) possono essere trattati con farmaci specifici. Per alcuni pazienti si rende necessaria la
dialisi o il
trapianto renale.