Il futuro di un paziente operato per un carcinoma colon-rettale dipende in primo luogo dallo stadio del tumore. Di norma, si segue la stadiazione TNM (T = invasività locale del tumore; N = presenza e numero di linfonodi metastatici; M = presenza di metastasi a distanza). Inoltre, dall'esame istologico si possono evincere altri indicatori di prognosi.
Mi sembra di capire che al momento in cui hai formulato la domanda non era stata ancora decisa l'eventuale terapia post-operatoria.
La chemioterapia postoperatoria in determinati stadi può migliorare la prognosi (circa in un paziente ogni 10).
Quello che mi preme è ricordarti che i carcinomi del colon-retto possono (sottolineo possono) avere una componente ereditaria. Pertanto, i consanguinei di un paziente a cui è stato diagnosticato un carcinoma colon-rettale dovrebbero sottoporsi a colonscopie periodiche anche in totale assenza di sintomi.
Questo sia per fare una diagnosi precoce, sia per asportare gli eventuali polipi adenomatosi, precursori dei carcinomi.
L'età di inizio delle colonscopie periodiche e la loro frequenza dipendono da diversi fattori, come età di insorgenza nel paziente di riferimento, sede del tumore, numero di eventuali altri consanguinei affetti. Ad esempio: dato che tuo padre aveva un carcinoma del colon sinistro (discendente), se l'età di tuo padre alla diagnosi fosse superiore ai 60 anni e non vi fossero altri parenti con carcinoma colon-rettale (o altri tumori correlati), il tuo rischio di incorrere in un tumore del colon-retto non sarebbe significativamente aumentato e pertanto per te sarebbe indicata una prevenzione come per il resto della popolazione senza parenti affetti.
Ovviamente, le cose cambierebbero se tuo padre fosse più giovane e/o vi fossero altri parenti affetti.