Certo, la situazione è ardua da affrontare, ma è anche difficile rispondere.
Ogni paziente autistico è un mondo e bisogna entrare in contatto con lui, ecco perché non ci sono risposte standardizzate.
Se l'educatrice ha un rapporto e riesce a comunicare, può tentare di fargli capire che gli fa male bere l'acqua della piscina.
Bisognerebbe anche capire che tipo di integrazione sensoriale ha il paziente, ovvero come decodifica gli stimoli sensoriali, perché bere l'acqua della piscina potrebbe servirgli per conoscere, tramite la bocca, l'ambiente che lo circonda, come fanno i bambini per conoscere.
Scoraggiarlo meccanicamente mi pare disumanizzante.