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Cosa fare se il mal di schiena rende la vita impossibile?

Mia madre, dopo una vita di tanto lavoro, di grossi problemi da affrontare e il cancro, adesso lotta con un dolore fortissimo alla schiena. Prima capitava di rado, adesso è continuo. Ha fatto risonanze, terapie, tra cui quella del dolore, Lyrica, morfina, psicofarmaci, tens e fisioterapia, ma sta sempre più male. La curano come se avesse la fibromialgia, però i dolori sono a metà schiena. È stata curata anche per il fuoco di Sant'Antonio. Le hanno detto che è come se avesse nervi e muscoli sfilacciati. Non c'è un intervento chirurgico che possa risolvere questa vita infernale? Si imbottisce di Lexotan e Sirdalud e, quando non ha dolore, si addormenta ed è praticamente rimbambita dai farmaci. Aiutatemi ad avere una risposta, a chi devo rivolgermi? Grazie.

Risposta

Il mal di schiena è il più frequente disturbo osteo-articolare dell’uomo; interessa in ugual misura sia il sesso maschile che femminile, con un'insorgenza fra i 30 e i 50 anni di età. È stato calcolato che circa l’80% della popolazione, prima o poi, durante la propria vita, è destinato a subire un episodio di algia vertebrale, con una prevalenza annuale dei sintomi nel 50% degli adulti in età lavorativa e una ricorrenza del 15-20% a cure mediche.

Il mal di schiena è, quindi, una delle cause più frequenti di accesso diretto al medico di base che inizia il percorso assistenziale del soggetto lombalgico con opportuna prescrizione.

Comporta altissimi costi individuali e sociali, sia in termini di indagini diagnostiche che di trattamenti, riduce la produttività e diminuisce la capacità di svolgere anche le normali attività quotidiane, per cui l’inabilità al lavoro, causata dal mal di schiena, aumenta costantemente.

Dischi protrusi o erniati vengono occasionalmente evidenziati in esami diagnostici per immagini ma, spesso, sono asintomatici ed estranei al quadro clinico presentato. Gli approcci terapeutici hanno una grande variabilità: dalla prescrizione di terapie fisiche a esercizi fisici con costi molto elevati per l’individuo e per la collettività.

Mode e falsi miti spesso creano confusione nelle scelte utili a neutralizzare il dolore e ad evitare di essere vittima del mal di schiena. Ancora più spesso, il parere di un parente o di un amico diventa sostitutivo di un’appropriata consulenza specialistica.

Il mal di schiena acuto è costituito da dolore e/o limitazione funzionale, compreso fra il margine inferiore dell’arcata costale e le pieghe glutee inferiori, con eventuale irradiazione posteriore alla coscia, ma non oltre il ginocchio (lombalgia non specifica): può causare l’impossibilità a svolgere la normale attività quotidiana, con possibile assenza dal lavoro. Ha durata inferiore alle 4 settimane (1 mese).

Il mal di schiena subacuto presenta la medesima sintomatologia di quello acuto, la cui durata si prolunga oltre le 4 settimane e fino a 3 mesi.

La lombosciatalgia consiste in una lombalgia con irradiazione dolorosa al di sotto del ginocchio (interessamento di L5 o S1, in oltre il 90% dei casi di radicolopatia).

La lombocruralgia interessa la L2, L3, L4. Il dolore all’arto può manifestarsi anche in assenza di dolore lombare. Se i sintomi si protraggono oltre 3 mesi, si parla di lombalgia o di lombosciatalgia cronica.

Il mal di schiena ricorrente è caratterizzato da episodi acuti di durata inferiore alle 4 settimane, che si ripresentano dopo un certo periodo di miglioramento e benessere. Tra gli interventi utili, non farmacologici o incruenti, oggi si utilizzano: Back School o Scuole della schiena. Le scuole della schiena sono più efficaci di trattamenti non attivi (placebo gel, lista d’attesa, informazioni scritte) a breve termine (fino a 6 mesi), ma i risultati non si mantengono a lungo termine.

La terapia comportamentale svolge un efficace ruolo nella riduzione del dolore e negli outcomes comportamentali (comportamento nei confronti del dolore, depressione, tensione, ansietà) ed è più efficace dell’assistenza tradizionale (riposo, analgesici) e degli esercizi antalgici per la schiena, nel periodo a breve termine, influendo sulle assenze dal lavoro.

Non evidenzia differenze a lungo termine sul dolore o sulla depressione che ne deriva, sebbene sembra ne riduca il dolore e la disabilità dopo 9-12 mesi rispetto alla terapia tradizionale. Gli esercizi posturali e di potenziamento del Core e del power house evidenziano risultati a breve termine. Se associati a programmi di condizionamento fisico (terapia cognitivo comportamentale + training fisico) riducono il numero di giorni di assenza dal lavoro per malattia.

Lo specialista dell’esercizio fisico clinico che può aiutare la vittima del mal di schiena, dopo aver superato la fase di instabilità, è il dottore specializzato in scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate o, semplicemente, lo specialista A.M.P.A.: è il professionista qualificato che può programmare e realizzare un corretto svolgimento di esercizi che, in una logica sequenziale, producono gli effetti benefici per il controllo dell’algia, apportare il benessere fisico desiderato ed ottenere le giuste informazioni educative con contenuti di biomeccanica e di fisiologia articolare per gestire il back pain (mal di schiena).

Risposta a cura di
Dr. Carmelo Giuffrida Osteopata
Dr. Carmelo Giuffrida
posturologoChinesiologo
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