Buongiorno,
dalle tue parole, presumo che il disturbo sia stato diagnosticato dallo specialista e che l'identità sia consolidata in senso femminile e che, quindi, l'orientamento di genere sia ormai stabilito e non esistano più dubbi sull'identità.
In tal senso, la persona persegue l'identità che sente più idonea per sé e sceglie conseguentemente tutto quello che è appropriato a livello comportamentale ed emotivo. Per stare vicino e sostenere una persona che vive queste problematiche, è importante l'ascolto empatico, la comprensione non giudicante delle sue esperienze e dei suoi vissuti.
Occorre dare la possibilità di esprimere i sentimenti più profondi, in modo da aumentare la consapevolezza di sé e della propria vocazione. Quello di cui ha bisogno questa persona è avere un contesto sociale sincero e trasparente, che eviti i pettegolezzi, le dicerie alle spalle e i pregiudizi.
In realtà, la persona non deve guarire da una sorta di malattia ed essere "curata", ma diventare sempre più sè stessa, pienamente, realizzando tutte le potenzialità di cui è capace.