Pazienti affette da cancro alle ovaie con antigene NY-ESO-1 espresso sarebbero affette da una tipologia di cancro più aggressivo e con un più elevato tasso di mortalità: è questo ciò che afferma un ampio studio condotto dai ricercatori del Roswell Park Cancer Institute, pubblicato sulla rivista Gynecologic Oncology.
“Questo è il più vasto studio condotto sull’antigene NY-ESO-1 espresso in pazienti affette da cancro ovarico, e rappresenta anche la prima volta in cui questo antigene viene identificato come marcatore di un tumore più aggressivo” – ha dichiarato il dr. J. Brian Szende, uno degli autori, medico del Dipartimento di Ginecologia Oncologica al Roswell Park.
Nuovi sviluppi nella lotta contro il tumore alle ovaie? I risultati dello studio
Dal gennaio 2002 al giugno 2016, sono state visitate più di 1.000 pazienti con cancro alle ovaie, con lo scopo di indagare l’espressione dell’antigene NY-ESO-1. L’età media della diagnosi del campione è di 61 anni e, per la maggior parte delle pazienti, la malattia era stata diagnosticata al III o al IV stadio.
Da questo studio è emerso come l’espressione dell’antigene NY-ESO-1 sia associata ad una progressione più rapida della malattia (22 mesi contro i 25 del gruppo di controllo) e ad un minore tasso di sopravvivenza generale (42 mesi contro 50).
Durante il periodo della ricerca, i ricercatori del Roswell Park hanno individuato un totale di 68 pazienti con cancro alle ovaie con NY-ESO-1-positivo. In particolare, le pazienti con NY-ESO-1-espresso, che si erano sottoposte al vaccino antitumorale, avevano un tasso di sopravvivenza maggiore se confrontate con pazienti con NY-ESO-1 che non avevano effettuato il vaccino e pazienti senza NY-ESO-1 espresso.
“Questi risultati mettono in evidenza la necessità di indagare in maniera approfondita il ruolo dell’antigene NY-ESO-1 nel cancro alle ovaie e la sua associazione con esiti clinici avversi“- ha affermato Kunle Odunsi, medico e vice direttore del Roswell Park e presidente del Dipartimento di Ginecologia Oncologica.
“È probabile che nel giro di qualche anno, la ricerca oncologica sull’antigene NY-ESO-1 si riveli fondamentale per la lotta al cancro ovarico, come è già successo per l’antigene HER2 del cancro al seno“.
Cancro alle ovaie: fattori di rischio, sintomi e diagnosi
Studi recenti suggeriscono che il tumore alle ovaie sviluppa dalle tube di falloppio, per poi muoversi fino alle ovaie, organo che produce le cellule uovo e gli ormoni femminili, estrogeno e progesterone in particolare. I trattamenti per il cancro ovarico sono diventati sempre più efficaci negli anni: se individuato precocemente è ora possibile ottenere dei risultati più favorevoli in termini di remissione della malattia.
Quali sono i sintomi del cancro alle ovaie?
I sintomi comuni del cancro delle ovaie includono:
- Gonfiore o pressione addominale
- Dolore addominale o pelvico
- Sentirsi pieni rapidamente durante i pasti
- Urinazione frequente
È però importante sottolineare che questi sintomi possono essere causati anche da altre patologie, che non hanno nulla a che vedere con questo tipo di malattia.
Se i sintomi si manifestano in maniera persistente per più di una settimana, il consiglio migliore che possiamo darvi è quello di consultare il vostro medico di fiducia, per individuarne con certezza la causa.
Quali sono i fattori di rischio?
Vediamo ora quali sono i principali fattori di rischio del tumore alle ovaie:
- Familiarità: I ricercatori affermano che il fattore genetico sia responsabile di circa il 10% dei tumori all’ovaio. Donne con una familiarità per questo tipo di tumore dovrebbero eseguire indagini di screening ogni anno.
- Età: Il più grande fattore di rischio è proprio l’età. Dopo la menopausa, infatti, il rischio di sviluppare un tumore alle ovaie aumenta drasticamente.
- Obesità: Donne obese hanno un rischio più elevato e tassi di mortalità maggiori rispetto alla popolazione normopeso.
Come si effettua lo screening?
I due più importanti test di screening si svolgono con semplici esami di routine: l’esame del sangue, dal quale si verificano i livelli della proteina CA-125, e gli ultrasuoni. Sfortunatamente, però, secondo le statistiche, lo screening non sembra avere effetti nel ridurre i tassi di mortalità nella popolazione generale ma solo per i soggetti ad alto rischio.
Come si effettua la diagnosi?
Esami di imaging, come ultrasuoni o TAC, sono essenziali nell’individuazione di un eventuale massa nell’ovaio. Purtroppo, però, questi strumenti non sono in grado di determinare se la massa individua sia cancerogena. Per effettuare una diagnosi è necessario effettuare una biopsia, per mezzo della quale viene prelevato del tessuto dalla massa sospetta per verificare la presenza o meno di cellule tumorali.
Dalla biopsia è poi possibile stabile l’espansione del cancro, che permette di distinguere i vari stadi della malattia:
- Stadio I: Limitato ad una o entrambe le ovaie
- Stadio II: Si spande all’utero e agli organi nelle vicinanze
- Stadio III: Si espande ai linfonodi e alla parete addominale
- Stadio IV: Si espande ad altri organi
La maggioranza dei casi di cancro alle ovaie è rappresentato dai carcinomi epiteliali ovarici. Alcuni tumori epiteliali tuttavia possono non essere cancerosi. Questi sono noti come tumori con un basso potenziale di malignità (noti come LMP): crescono molto lentamente e sono anche meno pericolosi rispetto ad altre forme di cancro ovarico.
Quali sono i trattamenti per il tumore alle ovaie?
Il trattamento principale è quello chirurgico. L’intervento di rimozione della massa tumorale ha come obiettivo quello di rimuovere la massa stessa ed eventuali metastasi. Questo può includere una singola ovaia e il tessuto immediatamente circostante se è al I stadio. In stadi più avanzati, potrebbe essere necessario rimuovere entrambe le ovaie, l’utero e i tessuti circostanti.
Dopo l’intervento, c’è buona probabilità di essere sottoposti a chemioterapia, che è tanto più importante quanto più è avanzato il tumore asportato. La radioterapia, invece, non viene quasi mai impiegata nella terapia del carcinoma ovarico se non a scopo palliativo su alcune sedi metastatiche.