Buone notizie per la lotta contro il cancro alle ovaie

Martina Valizzone | Psicologa

Ultimo aggiornamento – 29 Maggio, 2017

Lotta contro il cancro alle ovaie

Pazienti affette da cancro alle ovaie con antigene NY-ESO-1 espresso sarebbero affette da una tipologia di cancro più aggressivo e con un più elevato tasso di mortalità: è questo ciò che afferma un ampio studio condotto dai ricercatori del Roswell Park Cancer Institute, pubblicato sulla rivista Gynecologic Oncology.

Questo è il più vasto studio condotto sull’antigene NY-ESO-1 espresso in pazienti affette da cancro ovarico, e rappresenta anche la prima volta in cui questo antigene viene identificato come marcatore di un tumore più aggressivo” – ha dichiarato il dr. J. Brian Szende, uno degli autori, medico del Dipartimento di Ginecologia Oncologica al Roswell Park.

Nuovi sviluppi nella lotta contro il tumore alle ovaie? I risultati dello studio

Dal gennaio 2002 al giugno 2016, sono state visitate più di 1.000 pazienti con cancro alle ovaie, con lo scopo di indagare l’espressione dell’antigene NY-ESO-1. L’età media della diagnosi del campione è di 61 anni e,  per la maggior parte delle pazienti, la malattia era stata diagnosticata al III o al IV stadio.

Da questo studio è emerso come l’espressione dell’antigene NY-ESO-1 sia associata ad una progressione più rapida della malattia (22 mesi contro i 25 del gruppo di controllo) e ad un minore tasso di sopravvivenza generale (42 mesi contro 50).

Durante il periodo della ricerca, i ricercatori del Roswell Park hanno individuato un totale di 68 pazienti con cancro alle ovaie con NY-ESO-1-positivo. In particolare, le pazienti con NY-ESO-1-espresso, che si erano sottoposte al vaccino antitumorale, avevano un tasso di sopravvivenza maggiore se confrontate con pazienti con NY-ESO-1 che non avevano effettuato il vaccino e pazienti senza NY-ESO-1 espresso.

Questi risultati mettono in evidenza la necessità di indagare in maniera approfondita il ruolo dell’antigene NY-ESO-1 nel cancro alle ovaie e la sua associazione con esiti clinici avversi“- ha affermato Kunle Odunsi, medico e vice direttore del Roswell Park e presidente del Dipartimento di Ginecologia Oncologica.

È probabile che nel giro di qualche anno, la ricerca oncologica sull’antigene NY-ESO-1 si riveli fondamentale per la lotta al cancro ovarico, come è già successo per l’antigene HER2 del cancro al seno“.

Cancro alle ovaie: fattori di rischio, sintomi e diagnosi

Studi recenti suggeriscono che il tumore alle ovaie sviluppa dalle tube di falloppio, per poi muoversi fino alle ovaie, organo che produce le cellule uovo e gli ormoni femminili, estrogeno e progesterone in particolare. I trattamenti per il cancro ovarico sono diventati sempre più efficaci negli anni: se individuato precocemente è ora possibile ottenere dei risultati più favorevoli in termini di remissione della malattia.

Quali sono i sintomi del cancro alle ovaie?

I sintomi comuni del cancro delle ovaie includono:

  • Gonfiore o pressione addominale
  • Dolore addominale o pelvico
  • Sentirsi pieni rapidamente durante i pasti
  • Urinazione frequente

È però importante sottolineare che questi sintomi possono essere causati anche da altre patologie, che non hanno nulla a che vedere con questo tipo di malattia.

Se i sintomi si manifestano in maniera persistente per più di una settimana, il consiglio migliore che possiamo darvi è quello di consultare il vostro medico di fiducia, per individuarne con certezza la causa.

Quali sono i fattori di rischio?

Vediamo ora quali sono i principali fattori di rischio del tumore alle ovaie:

  • Familiarità: I ricercatori affermano che il fattore genetico sia responsabile di circa il 10% dei tumori all’ovaio. Donne con una familiarità per questo tipo di tumore dovrebbero eseguire indagini di screening ogni anno.
  • Età: Il più grande fattore di rischio è proprio l’età. Dopo la menopausa, infatti, il rischio di sviluppare un tumore alle ovaie aumenta drasticamente.
  • Obesità: Donne obese hanno un rischio più elevato e tassi di mortalità maggiori rispetto alla popolazione normopeso.

Come si effettua lo screening?

I due più importanti test di screening si svolgono con semplici esami di routine: l’esame del sangue, dal quale si verificano i livelli della proteina CA-125, e gli ultrasuoni. Sfortunatamente, però, secondo le statistiche, lo screening non sembra avere effetti nel ridurre i tassi di mortalità nella popolazione generale ma solo per i soggetti ad alto rischio.

Come si effettua la diagnosi?

Esami di imaging, come ultrasuoni o TAC, sono essenziali nell’individuazione di un eventuale massa nell’ovaio. Purtroppo, però, questi strumenti non sono in grado di determinare se la massa individua sia cancerogena. Per effettuare una diagnosi è necessario effettuare una biopsia, per mezzo della quale viene prelevato del tessuto dalla massa sospetta per verificare la presenza o meno di cellule tumorali.

Dalla biopsia è poi possibile stabile l’espansione del cancro, che permette di distinguere i vari stadi della malattia:

  1. Stadio I: Limitato ad una o entrambe le ovaie
  2. Stadio II: Si spande all’utero e agli organi nelle vicinanze
  3. Stadio III: Si espande ai linfonodi e alla parete addominale
  4. Stadio IV: Si espande ad altri organi

La maggioranza dei casi di cancro alle ovaie è rappresentato dai carcinomi epiteliali ovarici. Alcuni tumori epiteliali tuttavia possono non essere cancerosi. Questi sono noti come tumori con un basso potenziale di malignità (noti come LMP): crescono molto lentamente e sono anche meno pericolosi rispetto ad altre forme di cancro ovarico.

Quali sono i trattamenti per il tumore alle ovaie?

Il trattamento principale è quello chirurgico. L’intervento di rimozione della massa tumorale ha come obiettivo quello di rimuovere la massa stessa ed eventuali metastasi. Questo può includere una singola ovaia e il tessuto immediatamente circostante se è al I stadio. In stadi più avanzati, potrebbe essere necessario rimuovere entrambe le ovaie, l’utero e i tessuti circostanti.

Dopo l’intervento, c’è buona probabilità di essere sottoposti a chemioterapia, che è tanto più importante quanto più è avanzato il tumore asportato. La radioterapia, invece, non viene quasi mai impiegata nella terapia del carcinoma ovarico se non a scopo palliativo su alcune sedi metastatiche.

 

Martina Valizzone | Psicologa
Scritto da Martina Valizzone | Psicologa

Sono una psicologa dell'età evolutiva, con una specializzazione in psicoterapia sistemico relazionale. In ambito lavorativo, mi occupo principalmente di terapie individuali e familiari e, da qualche anno, di psicologia dell'educazione, lavorando alla progettazione e realizzazione di interventi psico-pedagogici in ambito scolastico ed extrascolastico.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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