La sindrome di Bloom è una malattia genetica rara caratterizzata da:
La prevalenza della malattia è ignota, ma secondo una stima potrebbe interessare circa 1 ogni 48.000 nati nella popolazione degli ebrei ashkenaziti (nella popolazione degli ebrei ashkenaziti le malattie rare sono più frequenti rispetto alle altre popolazioni).
La sindrome di Bloom è causata da mutazioni del gene BLM, che si trova sul braccio lungo del cromosoma 15 e codifica per una DNA elicasi, un enzima che partecipa al processo di replicazione del DNA (acido deossirubonucleico) e deputato a svolgere il doppio filamento dell’acido deossiribonucleico. Le elicasi sono enzimi che partecipano al mantenimento dell’integrità genomica e le loro mutazioni possono essere responsabili di altre malattie oltre alla sindrome di Bloom.
Ad esempio, la mutazione di un altro gene che codifica per una diversa elicasi è responsabile della Sindrome di Werner.
Quando sono presenti le mutazioni, l’attività dell’enzima è alterata o inibita e ne derivano:
La conseguenza delle alterazioni che avvengono durante il processo replicativo è:
La malattia viene ereditata con meccanismo autosomico recessivo, quindi si manifesta solo se entrambe le copie del gene sono mutate.
Tra i sintomi e i segni della malattia vi sono:
Per dolicocefalia si intende una caratteristica morfologica che riguarda il cranio, il quale appare allungato a seguito di un’alterata saldatura delle ossa craniche.
Essa può essere:
Cause di dolicocefalia, quindi, possono essere difetti congeniti o pratiche messe in atto dopo la nascita.
In particolare, cause di dolicocefalia congenita sono:
La dolicocefalia indotta, invece, è una pratica diffusa nelle civiltà antiche e tuttora in uso in alcune popolazioni, realizzata attraverso strette fasciature del cranio dei neonati e dei bambini che modificano la normale crescita e la fisiologica saldatura delle ossa craniche.
La diagnosi avviene attraverso:
Utilizzando l’esame citogenetico, la diagnosi clinica è confermata se il numero di scambi tra cromatidi fratelli è aumento di 10 volte rispetto alla norma.
Nelle gravidanze a rischio, si può realizzare la diagnosi prenatale sugli amniotici o sulle cellule dei villi coriali, utilizzando le tecniche sopracitate.
Per la sindrome di Bloom non esiste una cura, di conseguenza il trattamento è limitato a ridurre segni, sintomi e a curare le malattie associate (infezioni, diabete, cancro).
Inoltre:
Ovviamente, data la maggiore predisposizione allo sviluppo di tumori, gli individui con sindrome di Bloom devono sottoporsi regolarmente a controlli per valutare la presenza di tumori allo stadio iniziale.
La prognosi non è favorevole a lungo termine, poiché la mortalità è elevata (intorno ai 50 anni d’età). Le complicazioni della malattia, infatti, incidono largamente sulla prognosi.
In particolare, le seguenti complicazioni riducono l’aspettativa di vita del paziente:
La sindrome di Bloom è una malattia genetica dovuta a mutazioni di uno specifico gene, che determina però effetti sulla struttura cromosomica poiché aumenta la probabilità di una loro rottura. In generale, le malattie cromosomiche alterano:
Nella maggior parte dei casi, queste anomalie dei cromosomi si verificano nei gameti (ovociti e spermatozoi) e possono così essere trasmesse alla progenie. La più frequente malattia cromosomica che interessa il numero di cromosomi è la trisomia 21 o sindrome di Down.
Altre malattie causate da un alterato numero di cromosomi sono: sindrome di Klinefelter (uomini con un cromosoma X in più) e sindrome di Turner (donne con un cromosoma X in meno). Spesso, però, queste malattie non sono compatibili con la vita e il feto viene abortito spontaneamente.
Le anomalie di struttura dei cromosomi possono essere dovute a:
Diversamente dalle malattie cromosomiche, la maggior parte delle malattie genetiche è dovuta a mutazioni di singoli geni. Tra queste ultime rientrano malattie molto rare, come: