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Schistosomiasi (o Bilharziosi)

Malattie infettive e tropicali Microbiologia e virologia
Schistosomiasi (o Bilharziosi)

Cos'è la bilharziosi?

È causata da Platelminti, conosciuti comunemente come vermi piatti, del genere Schistosoma. Solitamente questi parassiti si annidano in animali come i bovini, i quali di solito ne vengono infestati in una forma cronica, oppure come i Molluschi Gasteropodi. 
Esistono diversi tipi di bilharziosi, la cui classificazione dipende dal parassita responsabile dell’infezione:

  • La bilharziosi vescicale è causata dallo Schistosoma haematobium, un trematode appartenete al phylum dei Platelminti, ovvero una classe di vermi lunghi pochi centimetri, dal corpo appiattito o cilindrico. Questi vermi possiedono delle ventose o uncini con cui si attaccano e aderiscono all’ospite, e depongono le proprie uova nella parete vescicale, dove provocano infiammazioni a diversi gradi di gravità. Solitamente si contrae l’infezione permanendo in acque infettate da cercarie, la forma larvale dei trematodi digenetici.
  • La bilharziosi intestinale è causata dallo Schistosoma mansoni, un platelminta molto simile allo Schistosoma haematobium. I maschi sono di un color bianco opaco e raggiungono i 12 mm di lunghezza, mentre le femmine arrivano a misurare anche 17 mm. Hanno una vita media di cinque anni, anche se sono documentati casi di vermi ventennali. Le uova di Schistosoma mansoni sono provviste lateralmente di una specie di aculeo e vengono depositate della parete dell’intestino crasso, dove causano ulcerazioni, rumori e un ispessimento scleroso. Dall’intestino poi possono muoversi attraverso il sistema sanguigno e diffondersi anche nel miocardio.
  • La bilharziosi arterovenosa è causata dallo Schistosoma japonicum, un parassita le cui femmine adulte possono diventare molto lunghe e raggiungere addirittura i 26 mm, mentre i maschi si fermano ad un massimo di 20 mm. Sono molto longevi e la durata media della loro vita si aggira intorno ai 10 anni. Le cercarie vivono in piccoli molluschi, per poi diffondersi in acqua e fango fino a quando non trovano un ospite da infestare. Le uova sono dotate di una formazione ad aculeo molto corta e vengono deposte nel fegato, nei gangli linfatici, nei polmoni e nel cervello, in cui provocano diverse forme cliniche – che simulano affezioni epatiche, spleniche ed ematiche – con un tasso di mortalità che si aggira intorno al 10% dei casi. Questo verme si trova soprattutto in Giappone e nelle Filippine.

Esistono, inoltre, altri due tipi di Schistosoma, che possono parassitare l’uomo:

  • Lo Schistosoma mekongi ha un’anatomia molto simile a quello dello Schistosoma japonicum. Le sue uova, però, sono più piccole e possiedono un minuscolo sperone. Il nome di questo parassita deriva dalla regione in cui è più diffuso: il Mekong è un fiume che attraversa il Laos e la Cambogia. Può infestare anche animali come maiali e cani.
  • Le uova di Schistosoma intercalatum appaiono molto larghe e misurano fino a 120 μm, hanno una forma romboidale e si trovano nelle feci. La loro zona di diffusione non è ben delineata, ma in generale sono stati ritrovati esemplari in Congo e nella Guinea Equatoriale.

Quanto è diffusa e come si diffonde la bilharziosi?

La bilharziosi è comunemente diffusa ai tropici, dove stagni, ruscelli e canali di irrigazione fungono da incubatrice per le lumache, portatrici di Bilharziosi. Infatti, le larve parassite si sviluppano nelle lumache, che in seguito infettano gli umani, per maturare e riprodursi. 

La schistosomiasi è la seconda malattia tropicale più diffusa al mondo, per numero di soggetti colpiti: vi sono 300 milioni di ammalati in tutto il globo, due terzi dei quali concentrati in Africa. Gli stati più colpiti sono la Repubblica democratica del Congo, il Camerun e il Ciad meridionale, a causa del nomadismo, dei movimenti di manodopera e della creazione di laghi artificiali, che favoriscono la riproduzione dei molluschi, che fungono da vettori per questo tipo di parassita.

La bilharziosi intestinale è tipica dell’America Centrale (anche se è comunque presente in Africa). La forma vescicale ha invece diversi focolai in Asia.

La malattia si trasmette tramite le acque dolci, ovvero lacustri e fluviali, in cui vivono soprattutto molluschi infestati dalle forme larvali dei parassiti, dette miracidi.

Le larve di Schistosoma infestanti per l’uomo, ovvero le cercarie, penetrano la cute umana e, una volta all’interno dell’organismo, si sviluppano in vermi adulti. Le femmine producono, in grandi quantità (da 200 a 2000 al giorno), uova che vengono secrete – in base alla specie – tramite feci o urine. A questo punto, il ciclo si ripete a partire dalle larve.

La profilassi per ripulire i territori infestati consiste nel prosciugare per 15 giorni i luoghi in cui vivono i molluschi, ospiti intermedi delle bilharzie.

Di cosa si nutrono gli schistosomi?

I vermi adulti di schistosomi sono lunghi circa un centimetro e passano attraverso le vene mesenteriche, ossia le piccole vene che trasportano il sangue dall'intestino al fegato.

Questi parassiti si nutrono di globuli rossi e dissolvono le sostanze nutritive come zuccheri e aminoacidi, causando anemia e abbassamento delle difese immunitarie. Le femmine depongono centinaia di uova al giorno, che vengono espulse attraverso l'urina o le feci degli umani.

La patologia è causata, infatti, dal vasto numero di uova che rimangono bloccate nelle varie parti del corpo, in particolare in fegato e nella vescica. 

Come si trasmettono i parassiti di schistosomi?

Le uova di Schistosomi vengono espulse attraverso le feci e le urine degli essere umani. In mancanza di igiene, le uova riescono a raggiunge fiumi e laghi, si schiudono in piccole larve chiamate miracidia, che nuotando, vanno in cerca di una lumaca in cui insinuarsi.

Nel periodo di 3-4 settimane, il miracidio dà vita a centinaia di cercarie che abbandonano la lumaca e si rendono libere nelle acque. L’infestazione umana ha luogo per via transcutanea, durante il bagno in acque inquinate.

Quali sono i sintomi della Bilharziosi?

La sintomatologia della Schistosomiasi urinaria è caratterizzata dai segni di una cistite (bruciore alla minzione) e soprattutto dall’ematuria, cioè dalla presenza di sangue nelle urine. In questa fase è possibile riscontrare le uova dello schistosoma. La Schistosomiasi intestinale, dopo un periodo di incubazione in cui è presente febbre, si presenta diarrea muco-ematica associata a dolori addominale e nausea.

I sintomi variano in base al tipo di schistosomiasi, in generale però è possibile che gli individui affetti presentino i seguenti segni:

  • nelle forme acute, prurito ed eruzioni cutanee legate all’ingresso del parassita nell’organismo;
  • in alcuni soggetti, a distanza di 1-2 mesi dal contatto iniziale con il parassita, può svilupparsi la “febbre di Katayama”, con conseguenti febbre, dolori muscolari, tosse ed eosinofilia;
  • nelle forme croniche, la presenza di uova nei tessuti intestinali o urinari, a seconda della specie di Schistosoma, può causare sintomi a carico dell’intestino – come dolori addominali e fibrosi apatica – o dell’apparato urinario – come sangue nelle urine (ematuria) e tumore vescicale.

Come viene diagnosticata la bilharziosi?

Il centro per le Malattie Tropicali offre un servizio di diagnosi e cura della schistosomiasi, in particolare:

  • esegue diagnosi sierologica (ricerca di anticorpi) e parassitologica (ricerca delle uova in feci e/o urine) della malattia;
  • nei soggetti positivi, offre una valutazione strumentale (ecografia ed eventualmente indagini di secondo livello) degli organi bersaglio della malattia;
  • offre la terapia specifica e follow up.

La diagnosi di bilharziosi viene eseguita, in seguito ad un’accurata anamnesi, tramite diversi esami, tra cui:

  • l’esame bioumorale (biochimico delle urine) può evidenziare ematuria, proteinuria e leucocituria, oppure nei casi più gravi possono esserci segni bioumorali di insufficienza renale. Gli indici di funzionalità epatica non sono solitamente compromessi, se non in stadi di malattia molto avanzati;
  • l’esame microscopico consente di verificare in feci o urine la presenza di uova di Schistosoma, in modo anche da identificare a quale ordine appartengono;
  • l’esame sierologico misura il dosaggio degli anticorpi per gli studi epidemiologici, ma non consente di distinguere l’infestazione attuale da una pregressa. Viene usato soprattutto per i turisti che viaggiano in aree endemiche e che quindi non dovrebbero essere mai stati esposti all’infestazione in precedenza;
  • la radiografia al torace, nelle forme acute di schistosomiasi, può evidenziare un rinforzo aspecifico del disegno polmonare; 
  • nelle forme intestinali, l’esame contrastrografico del tubo digerente può mostrare irregolarità nelle mucose e stenosi;
  • la radiografia addominale, nelle forme genito-urinarie, può evidenziare la presenza di calcificazioni pelviche o nell’addome, mentre l’urografia le irregolarità delle vie urinarie e della vescica;
  • l’ecografia è la più utile delle metodiche di immagine.

Come si cura la Bilharziosi?

La Schistosomiasi (intestinale e urinaria) si cura con un farmaco chiamato praziquantel.

Per curare la bilharziosi dal 1968 viene utilizzato un medicamento efficace, derivato dal nitrotiazolo, somministrato per via orale. Purtroppo, nonostante il suo costo modesto, non è tuttora possibile distribuirlo a tutte le popolazioni che sono affette dalla malattia.

Un’altra cura si avvale della somministrazione per endovena di tartrato di sodio ed antimonio e tartrato di antimonio e potassio. Per il trattamento dello Schistosoma mansoni viene impiegata l’oxamnichina.

Prof. Antonio Cascio Medico Chirurgo
Prof. Antonio Cascio
infettivologopediatra

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