I turbinati, detti anche conche o cornetti nasali, sono formazioni carnose all’interno delle cosiddette fosse nasali.
Essi sono tre per ciascuna delle due fosse nasali (in alcuni individui è presente un quarto turbinato, definito supremo) e si dividono in turbinato superiore, medio ed inferiore.
Esternamente, i turbinati sono rivestiti da una mucosa caratterizzata da ciglia (atte alla filtrazione della polvere invischiata nel muco nasale, nonché quindi alla purificazione dell’aria inspirata) e da ghiandole secernenti muco (finalizzato all’umidificazione dell’aria che inspiriamo). Tale mucosa ha uno spessore variabile dai 2 ai 5 mm.
Internamente, al di sotto della mucosa, vi è un tessuto spugnoso riccamente vascolarizzato che prende il nome di corpo cavernoso o erettile, più cospicuo agli estremi piuttosto che nel corpo del turbinato. In questo caso, la funzione dell’ipervascolarizzazione è quella di cedere calore al passaggio dell’aria, aumentandone dunque la temperatura.
Ciascun turbinato, infine, presenta un substrato osseo laminare definito cornetto nasale atto al sostegno dell’intera struttura dei turbinati. Mentre il turbinato inferiore è sostenuto da una struttura ossea a sé stante, quelli medio, inferiore e, eventualmente, supremo, presentano un cornetto nasale derivante da propaggini dell’osso etmoide.
Le funzioni dei turbinati nel contesto della fisiologia nasale sono essenzialmente tre: umidificazione, riscaldamento e purificazione dell’aria che inspiriamo, per migliorare la qualità degli scambi gassosi.
I turbinati che maggiormente contribuiscono a tali funzioni sono quelli inferiori e medi, a causa delle loro lunghezze e volumi.
I turbinati inferiori, infatti, possono misurare 4-5 cm negli adulti, quelli medi fino a 3 cm ed, infine, quelli superiori solo 1-2 cm.
Agenti fisici, come temperatura ed umidità dell’aria, e agenti chimici sono in grado di stimolare la mucosa nasale e variare il flusso sanguigno, specialmente nel tessuto erettile dei turbinati. Questa variazione va a causare un ispessimento dei turbinati, con conseguente aumento della secrezione ghiandolare e variazione dello spazio libero all’interno dei turbinati.
Contemporaneamente, la stimolazione della mucosa nasale causa una riduzione della profondità respiratoria: viene, in questo modo, garantito all’aria un tempo maggiore di contatto con la mucosa, atto a modificarne temperatura, purezza e umidità.
La temperatura e l’umidità dell’aria, infatti, sono variabili fondamentali per il riflesso vasomotorio dei turbinati inferiori (quelli che maggiormente contribuiscono alle suddette funzioni): se da una parte l’aria fredda o l’aria calda e secca determinano una congestione degli spazi cavernosi, dall’altra l’aria calda ed umida provoca decongestione dei turbinati inferiori.
Reazioni allergiche a livello nasale, infezioni e l’uso di spray nasali vasocostrittori possono portare ad un cronico rigonfiamento della mucosa che ricopre i turbinati, che dunque diventa ipertrofica.
I sintomi presentati dal paziente sono senso di ostruzione nasale mono o bilaterale (naso chiuso), riduzione dell’olfatto (iposmia), alitosi, aumentata secrezione di muco dal naso verso la faringe, cefalea, rinorrea, dolori al naso e russamento notturno.
La diagnosi dell’ipertrofia dei turbinati è basata sull’anamnesi, ossia i sintomi che il paziente riporta, sulla visita otorinolaringoiatrica e su tre tipi di esami: endoscopia con strumenti a fibre ottiche, test di decongestione (si utilizzano gocce nasali per rinite per valutare il grado di ostruzione nasale) e rinomanometria (per valutare il flusso aereo attraverso le fosse nasali).
Il trattamento prevede un primo step (che tuttavia è di per sé sufficiente a risolvere le forme più lievi) in cui si utilizzano spray nasali a base di cortisonici e antistaminici per via orale e, qualora non si ottenessero risultati, si ricorre al secondo step: la chirurgia plastica.
Vi sono due tecniche per questo tipo di rinoplastica: la turbinectomia parziale e la decongestione sottomucosa.
Vi sono, inoltre, ad oggi, delle tecniche mininvasive, come la “decongestione sottomucosa dei turbinati laser assistita” (un raggio laser vaporizza lo spessore dei turbinati ipertrofici, senza danneggiare la superficie della mucosa), con durata di circa 20 minuti e rapida guarigione, e la “radiofrequenza”, in cui si utilizzano onde elettromagnetiche e la risonanza quantica molecolare.
Tali tecniche chirurgiche mininvasive hanno ridotto il rischio di una eccessiva rimozione di tessuto connettivo all’interno dei turbinati, che provoca la cosiddetta sindrome del naso vuoto.
Tuttavia, nonostante le moderne tecniche chirurgiche provochino danni limitati rispetto al passato, occorre fare attenzione nel periodo post-operatorio, affinché avvenga un completo recupero funzionale della mucosa nasale.
Per questo motivo, è frequente l’utilizzo di acido ialuronico in nebulizzazioni nasali somministrabile con appositi dispositivi. L’acido ialuronico, in questo caso, abbrevia i tempi di recupero e minimizza il disagio post-operatorio, grazie alla sua capacità di accelerare la cicatrizzazione della mucosa e di rimuovere secrezioni ed agenti esterni depositati all’interno del naso.