Il nostro intervento può essere tardivo, ma il soccorritore può e deve mettere in pratica le nozioni di ripristino delle funzioni vitali, quindi la
rianimazione cardiopolmonare, avendo cura, in caso di ripresa, di evitare che la vittima ingerisca l’acqua che eventualmente riempiva i
polmoni.
La persona può essere cianotica, avere cioè un colorito bluastro della pelle, anche se non di grado così elevato come se avesse interrotto per lungo tempo la respirazione.
Il respiro è affannoso, a volte ansimante, più raramente assente; dalla bocca, è possibile che esca bava biancastra o macchiata di rosso per qualche lesione capillare. È rossastra quando è associata una sindrome da sovrapressione polmonare.
Vi possono essere
spasmi muscolari, fino a vere e proprie contrazioni epilettiche o segni di lesione cerebrale. Dopo aver allertato la catena dei soccorsi, l’attenzione del soccorritore deve rivolgersi alla disostruzione delle vie aeree e al ripristino della respirazione spontanea. Se necessario, deve essere effettuata la respirazione assistita. Appena possibile, va somministrato ossigeno.
Una volta ristabilito il respiro spontaneo, la vittima sarà posta in posizione laterale di sicurezza, sia per mantenere il corpo stabile, sia per impedire l’inalazione di acqua o vomito. Di solito, la posizione laterale di sicurezza è indifferentemente a destra o a sinistra. Nel caso di principio di
annegamento, è preferibile la sinistra, in modo da consentire ad una maggiore quantità di liquido di uscire poiché il polmone destro è lievemente più grande del sinistro.
Uno degli effetti più pericolosi dell’
asfissia da annegamento è che il soggetto mantenga uno stato di coscienza apparentemente lucido e sufficiente. È agitato, addirittura aggressivo e tende a rifiutare l’aiuto. Può trattarsi di un effetto dell'
ipossia cerebrale, per cui va considerato come una forma di intossicazione cerebrale ed il soccorso va completato.
È consigliabile che il paziente sia tenuto sotto osservazione per 24-48 ore in ambiente opportuno (ricovero), per assicurarsi che non vi siano danni cerebrali.
Alla
sindrome da annegamento possono conseguire danni di varia natura, ciascuno dei quali ha una sua manifestazione clinica. L’intossicazione del tessuto cerebrale, per esempio, associata alla ridotta quantità di ossigeno, può portare a delle crisi epilettiche. Possono esservi i segni di lesione cerebrale e deficit conseguenti. Al soccorritore spetta esclusivamente il compito di controllare ed eventualmente riattivare le funzioni vitali, allertare la catena del soccorso ed intervenire, in base alla proprie conoscenze per ridurre il protrarsi di un danno.
Cordiali saluti.