Salve,
la
pressione arteriosa è un parametro estremamente dinamico, varia cioè continuamente durante la giornata in relazione alla attività fisica o al riposo, all'attività intellettuale, agli stati emotivi o agli stati di
stress; in particolare, per le varie fasi della giornata e della notte, si può riconoscere un cosiddetto
ritmo circadiano, ovvero un andamento fasico ripetitivo, grossolanamente ripetitivo da un giorno all'altro: durante le ore notturne, mentre dormiamo, l'attività fisica e il
metabolismo sono al minimo del loro funzionamento, quindi le richieste di sanguificazione e di ossigenazione degli organi sono ridotte.
Di conseguenza, la
frequenza cardiaca e la pressione arteriosa (e la
ventilazione polmonare) sono al loro valore minimo: è proprio di notte che i monitoraggi pressori e del ritmo mostrano i parametri circolatori più bassi della giornata; dal risveglio in poi, le varie attività della giornata provocano un variabile aumento delle suddette richieste, a cui l'
apparato respiratorio e, soprattutto,
cardiocircolatorio si adeguano.
Nel soggetto normoteso quindi, pressione arteriosa e frequenza cardiaca si riducono progressivamente durante la notte (in cui prevale il tono parasimpatico, o vagale, sul tono simpatico) per poi modificarsi durante la giornata in rapporto ad attività e stato emotivo.
Nel soggetto affetto da labilità pressoria o inizialmente iperteso, è proprio la fase notturna che inizia a modificarsi riducendo, fino ad annullare, la differenza fra giorno e notte.
La debilitazione da te riferita non è riferibile ai valori notturni, per quanto bassi; è possibile casomai che i valori pressori del risveglio non si adeguino abbastanza rapidamente all'inizio delle attività giornaliere, per pigrizia del sistema ortosimpatico: la pressione quindi rimarrebbe più o meno a lungo più bassa del necessario, provocando la stanchezza.
Saluti