icon/back Indietro

Quanto incide la cura cortisonica sulla glicemia?

Buongiorno, 
ho 52 anni, uomo, sto facendo una cura di cortisone con una quantità che va da 100 mg al giorno per 5 giorni e poi a scalare 50 mg al giorno per 5 giorni, 25 mg al giorno per 3 giorni. Da quando ho iniziato la cura, la mia glicemia a digiuno è 180 e, dopo mangiato, 220 con dieta ipocalorica. Il medico di base mi ha indicato di prendere la Metformina 500 mg 3 volte al giorno e adesso ho 120 a digiuno e 160 dopo mangiato Quanto incide la cura cortisonica sulla glicemia? La Metformina posso non prenderla più o devo scalare le quantità? Non ho mai avuto problemi di diabete nè familiarità.

Grazie

Risposta

Buongiorno gentile utente,
è ben noto come esista il diabete steroideo spesso indicato dai medici con la sigla NOSID (acronimo di New Onset Steroid Induced Diabets), che significa: malattia diabetica di nuova insorgenza, prodotta da terapia steroidea; esso si manifesta in media nel 20% (anche con picchi fino al 60%) delle persone che si sottopongono  a terapia cortisonica

Spesso, la diagnosi di tale evenienza sfugge oppure è tardiva, in quanto la glicemia a digiuno può essere bassa. 

Il paziente NOSID, ovvero il paziente con diabete provocato da terapia cortisonica, è spesso una persona che senza saperlo rischia ricovero ospedaliero per complicanza diabetica acuta e, come alcuni studiosi pensano, complicanze metaboliche croniche.

Quindi, la prima e doverosa risposta è che ogni terapia cortisonica incide sempre sulla glicemia.

La constatazione effettiva risulta dall'azione negativa che il cortisone possiede sulla secrezione di insulina, nonchè sull'insulino-resistenza che viene a generarsi a livello dei muscoli, del fegato e dell'adiposo, senza dimenticare la funzione neoglucogenetica che il cortisone possiede (agendo sul metabolismo delle proteine,  tende ad accentuare il loro uso metabolico verso una trasformazione in glucosio).

Si sente spesso dire e accade di leggere anche su siti accreditati che occorre distinguere in base alla durata della terapia cortisonica. Si afferma che la terapia con cortisone, se prevista fino ad un massimo di 15 giorni, può essere controllata con la dieta e con incremento di attività fisica.

Questa assunzione può essere giudicata veritiera, ma solo come linea generale.

Nella maggioranza dei casi, una terapia cortisonica viene prescritta per malattia reumatologica o per dispnea in asma bronchiale o in bronchite cronica: subito sovviene la possibilità che un paziente reumatologico non possa attuare un incremento della propria attività fisica, in quanto, proprio la malattia reumatologica glielo impedisce oppure che in un soggetto con asma bronchiale l'attività fisica sostenuta sia inapplicabile, data  l'alterata funzione respiratoria.

Queste due constatazioni dimostrano in maniera evidente che l'approccio ad una terapia cortisonica debba possedere presupposti diversi e di sicura applicabilità.

Esistono delle regole fortunatamente a cui potersi riferire. Vediamole insieme.

Qualunque persona che debba iniziare una terapia cortisonica deve rispondere dapprincipio alla seguente domanda: "sono una persona non diabetica e con valori di glicemia da sempre normali?" Oppure "sono un soggetto diabetico o con alterata tolleranza al glucosio?".

Nel primo caso, è necessario misurare la glicemia prima e dopo l'inizio della terapia cortisonica e tali misurazioni (effettuate anche per mezzo di striscia e svolte da sè a domicilio) devono essere fatte per i primi 3 giorni a digiuno, 2 ore dopo colazione e 2 ore dopo cena.

Se i valori dovessero iniziare ad alterarsi, occorrerà informare il proprio medico di base il quale predisporrà  analisi per valutare la possibile insorgenza di NOSID.

Ne caso di paziente già diabetico oppure con alterata tolleranza al glucosio e in caso di familiarità diabetologica, occorre un monitoraggio frequente e seriato della glicemia (aggiungendo anche valutazione di glicemia alle ore 17 e una 2 ore dopo la cena, oltre quelle previste per il caso precedente e al verificarsi di alterazione, necessiterà sempre e senza indugio rivolgersi al proprio medico il quale, in codesto caso, invierà il paziente allo specialista).

Volendo semplificare con dei numeri a cui poter fare riferimento, occorre che il valore della glicemia a digiuno raggiunga al massimo fino a valore di 130 mg/dl e che sia sempre inferiore a 180 mg/dl a 2 ore dopo i pasti.

È assolutamente consigliato controllare sporadicamente glicemia anche nel pomeriggio e prima di andare a dormire la sera.

Questi due ultimi controlli sono necessari in quanto i cortisonici non hanno tutti la medesima farmacodinamica  e possono quindi agire in maniera diversa.

Volendo esemplificare in modo pragmatico circa i cortisonici maggiormente usati quali Prednisone (il cui nome commerciale è Deltacortene), Metilprednisolone (Medrol, Urbason) e Desametasone (Decadron), essi mostrano il picco nel sangue, cioè la loro concentrazione massima, dopo circa un'ora dalla loro assunzione e possiedono un'emivita di circa 2 ore e mezza (l'emivita di una sostanza rappresenta il tempo necessario affinchè la sua concentrazione nel sangue si dimezzi), ma possiedono una durata di azione fino a 16 ore (anzi, il Desametasone fino a 20 ore) e hanno il picco del loro effetto tra le 4 e le 8 ore dopo l'assunzione.

Questi dati spiegano bene perchè una persona potrebbe essere affetta da NOSID e mostrare una glicemia normale a digiuno.

Quindi, la conclusione: attenzione estrema all'uso di farmaci con capacità e funzione cortisonica, non disconoscerne la pericolosità rappresenta il primo momento di prevenzione.

Il cortisone è anche l'ormone dello stress: questo vuol dire che, nei momenti di stress, esso aumenta naturalmente la sua quota nel sangue e da ciò deriva che stati di stress anche solo dovuta premura, fretta, contrattempi, ansia, attacchi di panico possono alterare in senso diabetico il profilo della glicemia. 

Da qui, il consiglio di vivere in maniera serena e razionale anche fatti avversi, ne trarrà beneficio il benessere generale e anche il profilo metabolico.

Saluti
Risposta a cura di
Dr. Flavio Trombetta Medico Chirurgo
Dr. Flavio Trombetta
diabetologomedico di Medicina interna
Risposte simili
Diabete, ipertensione e proteinuria alta: come curarli?
La proteinuria elevata indica una condizione di nefropatia diabetica, che è curabile tenendo sotto controllo il diabete: se la Hb A1c (che è...
Diabete, calli e duroni ai piedi sono normali?
Se non avverti altri sintomi non credo che ci sia niente di cui preoccuparti. Il colorito scuro dei calli potrebbe essere dovuto da piccole...
Altre risposte di questo specialista
Trulicity: si può assumere con calcoli biliari?
Gentile Utente buongiorno,al fine di rispondere in maniera adeguata, risulta d'obbligo una valutazione di tipo farmacologico (meccanismo d'azione del farmaco), di tipo statistico (numero e...
Insulino resistenza: quando si può dichiararla?
Gentilissima Utente,la tua domanda è di estremo interesse, in quanto consente di dibattere il concetto, non sempre ovvio, di resistenza all'insulina da parte di...
Vedi tutte