L’effetto rebound può essere riassunto come una serie di sintomi che colpiscono il corpo umano dopo aver interrotto repentinamente una terapia farmacologica.
Il famoso cantante ha dovuto sospendere improvvisamente l’assunzione di un potente psicofarmaco antidepressivo, dopo che questo stava causando una serie di gravi effetti collaterali.
Cerchiamo, dunque, di capire di più su quanto è pericoloso interrompere una cura senza scalare i medicinali.
Effetto rebound: di cosa si tratta?
L’effetto rebound (o effetto di rimbalzo) consiste nella manifestazione di effetti collaterali dopo l’interruzione improvvisa di uno psicofarmaco.
La conseguenza è un inasprimento del disturbo precedentemente curato, che torna più forte e con sintomi maggiori.
È proprio per questo motivo che è sempre consigliata la riduzione graduale del dosaggio farmacologico.
Quanto dura l’effetto rebound?
La sospensione di farmaci (come gli antidepressivi) può causare reazioni di breve durata, andandosi a risolvere entro poche settimane.
In media, gli effetti collaterali generati dall’effetto rebound durano circa 5 giorni, con la maggior parte dei sintomi che scompaiono entro 1/3 settimane; sebbene l'effetto rebound possa comportare conseguenze temporanee, i sintomi sono reversibili e non causano danni permanenti.
L’importanza del parere medico
Per alleviare la sofferenza di chi è soggetto all’effetto rebound, sono disponibili diversi interventi farmacologici o psicoterapici. In ogni caso, è importante monitorare attentamente i sintomi durante la sospensione degli antidepressivi e consultare un medico se si verificano reazioni di interruzione particolarmente gravi o persistenti.
A livello più generale, ogni sospensione di cura va concordata col proprio medico di base: questo dovrà indagare i motivi per cui si vuole interrompere la cura e, a seconda dei casi, cambiare farmaco o invitare il soggetto a proseguire il trattamento.
I sintomi e le cause dell’effetto rebound
In molti casi l’effetto rebound provoca una patologia che ha sintomi peggiori rispetto a quelli determinati dalla condizione che il farmaco ha curato.
L’interruzione repentina da farmaci, causa principale dell’effetto rebound, può provocare sintomi di astinenza come:
- insonnia;
- forte ansia (che può sfociare in veri e propri attacchi di panico);
- tensione muscolare.
Stoppare improvvisamente un farmaco equivale a eliminare l’effetto inibitorio delle benzodiazepine sul cervello: questo porta ad un incremento dell’eccitabilità del sistema nervoso.
I farmaci attivi sul sistema nervoso centrale, inoltre, sono quelli per cui la sospensione della terapia deve essere condotta con maggiore attenzione, sotto la guida del medico.
Altri farmaci la cui sospensione deve essere concordata con uno specialista sono:
- stimolanti (metilfenidato e destroanfetamine);
- antidepressivi antipsicotici (possono provocare psicosi);
- decongestionanti (in questo caso, i vasi sanguigni si dilatano fino a provocare un'ostruzione).
Solitamente, i sintomi dell’effetto rebound compaiono 36/96 ore dopo aver sospeso la terapia, tuttavia, sono di breve durata e reversibili con adeguati interventi farmacologici.
È importante, quindi, seguire attentamente le indicazioni del medico e non interrompere mai bruscamente la terapia senza il suo consenso. Inoltre, per prevenire l'insorgere dell'effetto rebound, è importante seguire le istruzioni sulla posologia e sulla durata del trattamento prescritte dal medico.
Quali sono i farmaci più a rischio?
I farmaci a cui prestare più attenzione, quando si parla di pericolosità dell’effetto rebound, sono i cortisonici: una loro brusca interruzione potrebbe influenzare la produzione di ormoni naturali da parte del surrene, portando ad una possibile insufficienza surrenalica.
Meno conosciuto, ma altrettanto rilevante, è il rischio che accorre una sospensione delle benzodiazepine: interrompere questa terapia senza un adeguato controllo può comportare conseguenze negative per la salute del soggetto; per questo, è sempre consigliabile consultare il proprio medico prima di modificare la terapia.
Per evitare effetti collaterali indesiderati, spesso, si opta per un cambio di farmaco con un'emivita più lunga (ovvero il tempo che occorre perché la concentrazione di una sostanza farmacologica nel sangue si riduca); in questo modo si consente un diradamento graduale delle dosi e un abbandono progressivo del farmaco.