La vitamina D ha riscosso, negli ultimi anni, un crescente successo: a questa sostanza si associano proprietà benefiche, nutrienti e migliorative per la nostra salute fisica e mentale. Ma, se sono molti i medici che ne raccomandano l’assimilazione, c’è chi sostiene l’importanza dell’essere cauti e valutarne attentamente vantaggi e controindicazioni, per comprendere meglio quale sia il reale valore della vitamina.
Cos’è
La vitamina D è, tecnicamente, un tipo di ormone che aiuta il nostro corpo ad assorbire il calcio dal cibo di cui ci nutriamo e svolge un importante ruolo nel conservare la densità delle ossa. Ognuno di noi la assimila attraverso il cibo e la sintetizza nella pelle attraverso i raggi UVB della luce solare.
Gli anziani, alcune donne e le persone che vivono in località poco esposte ai raggi solari, potrebbero beneficiare di un supplemento di questa sostanza per compensare lo scompenso derivante dalla loro particolare condizione.
L’importanza per l’organismo
“Per riassumere il tutto, quasi ogni cellula del corpo ha bisogno di vitamina D per funzionare a pieno regime“, afferma il Dottor Robert Heaney, professore di medicina alla Creighton University e direttore di ricerca presso GrassrootsHealth, un’organizzazione no-profit che promuove i benefici della vitamina D. “Una carenza di vitamina D inibisce questi processi, causando piccoli cortocircuiti ai sistemi cellulari che possono portare a malattie croniche“.
La ricerca indica, infatti, che bassi livelli di questo ormone possono contribuire a malattie croniche come il diabete di tipo 1 e 2, l’ipertensione, l’intolleranza al glucosio e, addirittura, la sclerosi multipla e, alla luce di questi risultati, sembra essere nata una vera e propria movimentazione a favore della vitamina D.
“Dal 40 al 75 per cento della popolazione mondiale è carente di vitamina D“, afferma Carole Baggerly, direttore di GrassrootsHealth. “Questo scompenso e le malattie che seguono non dovrebbero esistere e GrassrootsHealth è stata fondata con lo scopo di debellare questa troppo comune carenza”.
Nell’ottica di informare e cambiare le abitudini della popolazione, lo scorso mese di Ottobre, un gruppo di ricercatori dell’Università di Alberta ha presentato una relazione dettagliata alla rivista scientifica Nutriens sostenendo che la dose giornaliere di vitamina D è inferiore di circa il 10 % al fabbisogno reale.
Un’opinione differente
A fronte di tanto zelo nella promozione di questo ormone da parte di alcune categorie, bisogna registrare l’opinione di una parte di comunità scientifica che, al contrario, suggerisce maggiore cautela prima di schierarsi a favore di questa teoria.
“Siamo a un bivio“, afferma Joann Manson, professoressa di medicina presso la Harvard Medical School. “Molti studi suggeriscono che bassi livelli di vitamina D sono associati ad un aumentato rischio di molte malattie croniche. Non abbiamo però ancora prove convincenti da studi clinici che la aggiungere dosi di vitamina D riduca il rischio di queste condizioni“.
Fino ad ora, tutto quello che sappiamo è che bassi livelli di vitamina D e alcune malattie si verificano allo stesso tempo, ma non è detto che il rapporto causa-effetto sia scontato.
Quando è troppo?
“Il livello sierico di vitamina D deve essere controllato ogni anno, preferibilmente in marzo o aprile, quando i livelli sono più bassi“, dice Baggerly. “Da lì, è possibile indirizzare l’assunzione per mantenere i livelli sanguigni nel range [ng / mL] 40-60“.
Questo è il livello ottimale per allontanare la malattia, sostiene GrassrootsHealth. Ma non tutti sono d’accordo. Come molti altri nutrienti, anche la vitamina D può essere troppa, anche se la tossicità è rara.
Un livello tossico di vitamina D può portare ad aritmie cardiache, calcoli renali o calcificazione dei vasi sanguigni, provocando gravi danni. Alla luce di queste controindicazioni non da poco, sarebbe opportuno basarsi sempre sulla prudenza e sul parere degli specialisti.
In ogni caso, i fan della vitamina D potrebbero non dover attendere ancora a lungo. “Ci sono almeno quattro grandi studi clinici in corso sulla vitamina D, e altri più piccoli“, spiega Manson. “Avremo le risposte a queste domande in pochi anni“.