In collaborazione con l'Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Intervista alla dr.ssa Maria Rosaria Coscia, Istituto di Biochimica e Biologia Cellulare, CNR. Ricercatrice presso l'Istituto di Biochimica e Biologia Cellulare del CNR. Coordinatrice della Rete degli Immunologi del CNR (CIN).
La più grande campagna vaccinale della storia è iniziata e la lotta al Coronavirus si fa più forte: ma quali saranno i tempi per garantire una adeguata protezione dal virus? Come funziona il vaccino anti-Covid e perché non è il caso di abbassare la guardia, dopo la somministrazione della prima dose?
Lo abbiamo chiesto alla dr.ssa Maria Rosaria Coscia, coordinatrice della rete degli immunologi del CNR (CIN).
Vaccino anti-Covid: come funziona?
Il vaccino anti-Covid si basa su RNA messaggero (mRNA) veicolato, mediante nanoparticelle lipidiche, nelle cellule del soggetto che viene vaccinato.
Le molecole di mRNA utilizzate per questo vaccino contengono le informazioni per produrre la proteina Spike. Perché proprio questa proteina? La proteina Spike, della quale sentiamo oramai parlare da tempo, è presente sulla superficie del Coronavirus ed è una componente fondamentale, usata dal virus come una sorta di chiave per entrare nella cellula ospite.
È quindi necessario, per impedire al virus di entrare nelle cellule del nostro organismo, bloccare la proteina Spike. A seguito della somministrazione del vaccino, l'mRNA fornisce al macchinario di sintesi delle proteine, presente nelle nostre cellule, "il codice" che serve a produrre la proteina Spike. Questa, una volta prodotta, sarà rilasciata all'esterno delle cellule e, essendo una proteina non umana ma di origine virale, sarà ovviamente riconosciuta come sostanza estranea dal nostro sistema immunitario che comincerà subito a organizzarsi per neutralizzarla, attraverso la produzione di anticorpi specifici e l'attivazione di cellule specializzate, i linfociti T coinvolti nella memoria immunologica.
È importante chiarire che questo, come per tutti gli altri vaccini, ha lo scopo di mimare l'infezione per stimolare il nostro sistema di difesa, ma senza causare la malattia. Nel caso del vaccino anti-Covid , le molecole di mRNA sono sintetizzate in modo da contenere solo l'informazione necessaria per far produrre alle nostre cellule la proteina Spike, che è una minima parte dell'intera particella virale. L'mRNA è una molecola molto labile, una volta utilizzata per la sintesi proteica, si degrada rapidamente.
I vaccini basati su molecole di RNA sono relativamente recenti e rappresentano un approccio innovativo molto promettente. Sono in fase di sviluppo ad esempio vaccini a RNA per il virus Zika e il Citomegalovirus.
Perché il vaccino anti-Covid prevede un richiamo?
Alcuni vaccini, come ad esempio quello contro il tetano o l'epatite B, una volta somministrata la prima dose, richiedono uno o più richiami, allo scopo di potenziare la risposta immunitaria.
Ciò vale anche per il vaccino anti-Covid:
- la prima dose serve a innescare la risposta immunitaria e a istruire il nostro sistema di difesa a riconoscere e ricordare il virus;
- in seguito alla somministrazione della seconda dose, il nostro sistema immunitario sarà già "armato" e quindi pronto ad attaccare il virus in maniera più veloce ed efficace, qualora ne verremo a contatto in futuro.
Secondo recenti dati riportati nella letteratura scientifica, la comparsa degli anticorpi in grado di riconoscere e legare il virus avviene nell'arco di circa due settimane dalla somministrazione della prima dose, ma l'attività neutralizzante di tali anticorpi, ovvero la capacità di bloccare il virus impedendone la diffusione, risulta piuttosto bassa prima della seconda dose. Questi dati spiegano, dunque, la necessità di somministrare due dosi.
Vari gruppi di ricerca sono tuttavia al lavoro per mettere a punto nuovi vaccini anti-Covid da somministrare in unica dose, altrettanto efficaci.
Dopo la prima somministrazione, si è a rischio contagio e perché?
Sì, si è a rischio contagio perché, come spiegato sopra, dopo la prima dose la risposta immunitaria contro il virus non è ancora "a regime", ma richiede qualche settimana e il vaccino non ha tempo sufficiente per garantire la protezione in questo intervallo.
Quanto ci vuole perché il vaccino contro il Coronavirus faccia effetto?
Secondo i risultati dei test pubblicati recentemente, l'efficacia si ha una settimana dopo la somministrazione della seconda dose.
Purtroppo, al momento non siamo in grado di stabilire quanto duri la protezione del vaccino. Questo aspetto è attualmente in fase di studio. Occorrerà un tempo di osservazione e monitoraggio più lungo su un ampio gruppo di soggetti vaccinati.
Vorrei concludere dicendo che la produzione dei vaccini anti-Covid attualmente a disposizione, oltre a tanti altri che sono al momento in fase di sviluppo, è il risultato di uno straordinario lavoro di ricerca che ha mobilitato gran parte del mondo scientifico, dando una svolta importante al contenimento pandemia.
I vaccini sono un' opportunità preziosa che viene data a ciascuno di noi per tutelare la propria salute e quella dei propri familiari, nonché dell'intera popolazione.
Vuoi saperne di più? Ascolta il podcast sul vaccino anticovid.
Per maggiori informazioni sui vaccini anti-Covid, invitiamo a visitare il portale ufficiale del Ministero della Salute, cliccando qui .