In Veneto un uomo è deceduto dopo essere rientrato da un viaggio nel paese africano: per il Ministero della Sanità del Congo, si tratta di una forma grave di malaria – ma l’Oms sta ancora indagando.
Cerchiamo di scoprirne di più.
I casi sospetti
Dopo i primi due casi sospetti in Toscana e in Calabria, di recente è stato registrato il decesso di un uomo nel trevigiano dopo sintomi riconducibili alla malattia del Congo.
Questa condizione, che provoca febbre e emorragie ed è associata alla malnutrizione, a novembre ha causato 143 morti nella provincia sudoccidentale di Kwango.
Fino a pochi giorni, si parlava di una “malattia misteriosa”, ma ad oggi il Ministero della Sanità del Congo afferma di aver risolto la questione: si tratterebbe di una grave forma di malaria, che da ottobre nella provincia di Kinshasa avrebbe colpito 592 persone con un tasso di mortalità del 6,2%.
L’Aulss Veneto, in una nota, spiega che il paziente non avrebbe avuto contatti con personali sanitario né si sarebbe recato in ospedale fino al peggioramento dei sintomi.
Nel viaggio di ritorno, l’uomo si era reso conto di avere la febbre a 37 – salita poi a 39, costringendolo a curarsi con delle erbe (senza, però, seguire alcuna terapia farmacologica).
La Regione ha già attivato le misure di sorveglianza sanitaria, mettendo in isolamento fiduciario domiciliare la figlia dell’uomo – con cui aveva pranzato nei giorni precedenti al decesso.
Il monitoraggio della malattia
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), in una nota, afferma di non avere ancora determinato in modo definitivo la causa della malattia, sottolineando come le verifiche da laboratorio siano ancora in corso; alcuni campioni sono arrivati al laboratorio dell'Oms a Kinshasa, altri sono in viaggio.
Al momento, rendono noto le autorità sanitarie locali, i farmaci antimalarici forniti dall'Oms vengono distribuiti nei principali ospedali e centri sanitari della zona.
I sintomi che si associano ai casi di decesso sarebbero anemia, segni di malnutrizione acuta, difficoltà respiratorie e febbre.
Il ritardo nell’identificazione della causa e nel controllo del focolaio sono dovuti a diversi fattori: in primis la natura rurale dell'area in cui è stata scoperta la malattia – la zona è remota e difficilmente raggiungibile, a circa 48 ore di distanza dalla capitale Kinshasa.
In più, oltre alla stagione delle piogge attualmente in corso, vi è una scarsa copertura vaccinale e un limitato accesso a farmaci e dispositivi di protezione.