Negli ultimi anni, tra le indicazioni terapeutiche per la cura delle infezione delle vie urinarie (IVU) si è fatto strada l’ibuprofene, considerato una valida alternativa alle terapie antibiotiche.
Secondo un recente studio condotto dall’Università di Oslo, in Norvegia, questo trattamento, però, potrebbe non essere la scelta più adatta per tutte le donne.
Lo studio in questione, pubblicato sulla rivista PLOS Medicine, ha evidenziato come nel trattamento delle infezione delle vie urinarie le donne che seguono una terapia a base di farmaci antinfiammatori come l’ibuprofene solitamente manifestano un prolungamento dei sintomi infettivi e una maggiore probabilità di incorrere in eventi avversi o soffrire di effetti collaterali, rispetto alle donne cui viene prescritta una terapia antibiotica.
Malgrado tutto ciò, i trattamenti a base di ibuprofene sono incoraggiati per scongiurare un’eventuale “epidemia” di farmaco resistenza agli antibiotici, provocata da un loro uso massiccio che potrebbe favorire la proliferazione di batteri resistenti all’attività dei farmaci antimicrobici. Insomma, un serio allarme sanitario.
Antibiotici Vs Antinfiammatori: stessa efficacia?
Secondo recenti statistiche, una donna su cinque sperimenta nel corso della propria vita almeno un episodio di infezione delle vie urinarie (IVU). L’uso ripetuto di antibiotici, in questi casi, potrebbe rappresentare un serio pericolo per la salute delle donne, in particolare per quelle che manifestano infezioni ricorrenti.
Questo, in parte, spiegherebbe il motivo per il quale una terapia non antibiotica per il trattamento delle IVU sia stata accolta così favorevolmente dalla comunità medica, almeno fino a qualche tempo fa. Lo studio condotto dall’Università di Oslo, così come molte altre ricerche, hanno posto in evidenza come allo stato attuale non esista un’alternativa valida e altrettanto sicura alla terapia antibiotica per il trattamento delle infezioni del tratto urinario.
«Questo è un tema spinoso che si ripropone quasi ogni anno – ha dichiarato il dr. Rick Pescatore, direttore del Dipartimento di Medicina d’Urgenza del Crozer-Keystone Health System a Chester, in Pennsylvania – La prescrizione dell’ibuprofene nel trattamento dei casi di IVU nasce a seguito di uno studio condotto nel 2010, secondo il quale il potere d’azione di questo principio attivo sarebbe simile a quello dei farmaci antibiotici, controindicati a causa del possibile effetto di farmaco resistenza».
Secondo il dr. Pescatore, questo studio avrebbe contribuito a sostenere l’efficacia illusoria dei trattamenti a base di ibuprofene incentivando l’uso terapeutico di questo farmaco antinfiammatorio, in sostituzione dell’antibiotico. «Diversi studi hanno oggi dimostrato che l’azione dell’ibuprofene è inferiore a quella terapia antibiotica oltre a comportare diversi rischi per la salute delle donne» – ha aggiunto il dr. Pescatore.
Lo studio: l’ibuprofene peggiora i sintomi (ma evita l’antibiotico!)
A conferma di ciò, è arrivato lo studio condotto dall’Università di Oslo. La ricerca è stata condotta su un campione clinico di 383 donne scandinave affette da infezioni delle vie urinarie, diviso in due gruppi sottoposti ciascuno ad un tipo di trattamento: una parte delle donne è stata trattata con un ciclo di tre giorni di antibiotici, l’altra parte con una terapia a base di ibuprofene.
Per verificare l’azione delle due diverse terapie, i ricercatori hanno poi provveduto a monitorare i sintomi e l’evoluzione del processo infiammatorio, prelevando campioni di urina in modo da valutare la crescita batterica e il manifestarsi di eventuali eventi avversi (tra i quali infezioni severe o ospedalizzazioni).
Dall’analisi dei dati è emerso che le donne curate con antinfiammatori hanno impiegato mediamente più di tre giorni per guarire. In particolare, il 39% delle donne trattate con ibuprofene è guarita dai sintomi dell’infezione al quarto giorno, rispetto al 74% delle donne trattate con antibiotici.
Inoltre, all’interno del campione trattato con ibuprofene 12 donne hanno sviluppato un’infezione del tratto urinario accompagnata da stati febbrili, mentre il 3,9% ha addirittura sviluppato una grave infezione renale. Complicanze non riscontrate nel gruppo che ha assunto una terapia antibiotica. Ad onor del vero, però, va anche detto che circa la metà delle donne trattate con ibuprofene si è ripresa dalla malattia senza assumere antibiotici.
Le complicanze derivanti dall’uso dell’ibuprofene
Secondo i ricercatori norvegesi i risultati ottenuti sarebbero sufficienti per poter affermare che terapie a base di ibuprofene nei casi di IVU non sono la scelta ottimale, a causa del rischio di eventuali complicanze mediche o di eventi avversi.
«Un trattamento iniziale a base di ibuprofene potrebbe ridurre l’uso non necessario di antibiotici in questo gruppo di pazienti. Tuttavia, fino a quando non riusciremo a identificare quali donne necessitano di un trattamento antibiotico per prevenire tutta una serie di complicanze mediche, l’ibuprofene, non è da considerarsi la terapia d’elezione nei casi di IVU» – hanno affermato gli autori dello studio.
Il dr. Kimberly L. Cooper, Professore associato di Urologia presso la Columbia University Medical Center, ha dichiarato in proposito che «i batteri nelle urine non sono sempre patologici e i sintomi ad essi associati – urgenza, frequenza e dolore associati alla minzione – il più delle volte sono solo transitori. Pertanto, gli antibiotici non sono sempre necessari», ed ha anche aggiunto che – «Questo è il motivo per il quale l’uso dell’ibuprofene deve essere incoraggiato solo quando l’obiettivo terapeutico è quello di ottenere un sollievo sintomatico, e a volte questo è tutto ciò di cui una donna ha bisogno».