Come è noto, il problema dell’AIDS, la sindrome da immunodeficienza acquisita, rappresenta una vera calamità per diversi paesi africani, tanto che si parla di pandemia. L’ONU, attraverso il programma congiunto UNAIDS, ha posto 3 obbiettivi da raggiungere per combattere e sconfiggere la piaga dell’AIDS, con la strategia 90/90/90.
Obiettivi
Il primo di questi obbiettivi è conoscere lo stato di positività/negatività dell’intera popolazione (9/10).
L’Uganda, nell’Africa orientale, è il primo paese che ha concretamente deciso di partecipare al programma organizzando uno screening HIV sull’intera popolazione per raggiungere il primo obiettivo. L’Uganda ha circa 39 milioni di abitanti e almeno 1.700.000 persone infettate dal virus HIV, 127.000 persone infettate nel solo 2014 e la drammatica cifra di un morto per HIV/AIDS ogni 7 ore.
Avviare un programma così ambizioso, secondo le autorità “dovrà raggiungere ogni città ed ogni villaggio”, è assolutamente necessario per arrivare agli obiettivi del programma UNAIDS, che mira a sconfiggere l’AIDS entro il 2030 ed ha come secondo obiettivo quello di consentire l’accesso alle terapie antiretrovirali ai 9/10 dei soggetti positivi.
Infatti, se un paziente assume farmaci antiretrovirali correttamente, la quantità di virus nel sangue e negli altri fluidi corporei viene abbassata ad un livello sostanzialmente impercettibile. A questi livelli, il rischio di trasmettere il virus ad altre persone è molto ridotto.
Il secondo 90 della formula UNAIDS richiede che il 90% di quelli individuati come HIV positivo dovrebbe essere posto in terapia antiretrovirale. Si tratta quindi non solo di far arrivare i farmaci, ma anche di fare in modo che la terapia sia correttamente somministrata e controllata nel tempo, che è il terzo obiettivo 9/10 del programma UNAIDS.
I responsabili delle Nazioni Unite sottolineano con soddisfazione l’iniziativa delle autorità Ugandesi che, da parte loro, ribadiscono la necessità dell’apporto tecnico e finanziario. Secondo quanto dichiarato dal professor Vinand Nantulya, capo della Commissione Aids dell’Uganda, il numero di persone infette che ha accesso al trattamento terapeutico è ancora più basso rispetto ai sieropositivi non trattati.
“In Uganda, sci sono circa 1,7 milioni di persone che dovrebbero essere trattati farmacologicamente ma, finora, ne abbiamo raggiunto soltanto 800.000. E’ chiaro che abbiamo bisogno sia di personale sanitario che di maggiori risorse economiche per raggiungere tutti e seguire nel tempo i trattamenti”, ha concluso il dr. Nantulya.
Bisogna tenere presente che il monitoraggio della carica virale richiede costose attrezzature di laboratorio che non sono disponibili nella maggior parte degli ospedali ugandesi. Attualmente circa l’80% dei farmaci anti-HIV che raggiungono l’Uganda è pagato da donatori internazionali, mentre il resto proviene dalle stesse casse del Paese. Entrambi i finanziatori esteri e il governo ugandese dovranno reperire molte più risorse per soddisfare gli obiettivi UNAIDS.
Il governo Ugandese sta studiando nuove forme di tassazione su sigarette, alcolici, bevande in genere, per finanziare il fondo da destinare all’AIDS, ma non sarà sufficiente, se anche da parte internazionale non ci saranno considerevoli aumenti degli stanziamenti previsti.