La ginnastica è uno sport che richiede non solo forza fisica, ma anche una grande forza mentale e i “twisties" sono un esempio lampante di come la psicologia possa incidere sulle prestazioni.
Questo disturbo, che ha segnato profondamente la carriera di Simone Biles, torna a far parlare di sé alle Olimpiadi di Parigi 2024.
Scopriamo perché il fenomeno dei twisties è considerato il peggior incubo di un ginnasta.
Twisties: in costa consiste questo fenomeno
In un articolo del Time viene approfondito l'effetto dei twisties sugli atleti, argomento trattato apertamente solo dopo l'esperienza traumatica di Simone Biles durante le ultime Olimpiadi, a Tokyo, che hanno avuto luogo nel 2021 invece che nel 2020 a causa della pandemia.
La ginnastica è uno sport che richiede una precisione millimetrica e una grande consapevolezza del proprio corpo.
I ginnasti, infatti, devono avere un senso dell'aria sviluppatissimo, una sorta di sesto senso che li aiuta a orientarsi in volo e ad atterrare in sicurezza. A volte, però, questo senso può venire meno, dando vita ai "twisties".
È come se i ginnasti si trovassero all'improvviso in un mondo diverso, dove le leggi della fisica non valgono più. Questa condizione, causata da un mix di fattori psicologici e fisici, può avere conseguenze molto serie, sia a livello fisico che mentale.
Quando un ginnasta si trova ad affrontare questo senso di vuoto è come se il suo corpo dimenticasse come eseguire movimenti che prima erano automatici.
Ogni sport che richiede una forte consapevolezza del proprio corpo nello spazio, come i tuffi, le arti marziali o il salto, può essere influenzato da questa condizione.
La propriocezione, ovvero la capacità di percepire la posizione del proprio corpo senza l'ausilio della vista, è fondamentale in queste discipline. In ginnastica, si parla spesso di "consapevolezza dell'aria", un aspetto cruciale per orientarsi in volo e atterrare in sicurezza.
Per ritrovare la fiducia e superare questo blocco gli esperti consigliano un approccio graduale e personalizzato: si inizia ripartendo dalle basi, riprendendo gli esercizi più semplici per ricostruire la sicurezza, per poi concentrarsi su abilità che fanno sentire a proprio agio, per ritrovare un senso di controllo.
Anche l'ambiente di allenamento può fare la differenza: una buca paracadute gonfiabile può aiutare a ridurre la paura di farsi male e a rilassarsi. Ma non è solo il corpo a dover ritrovare l'equilibrio, perché anche la mente ha bisogno di cure.
Per aiutare a recuperare la propria condizione mentale sono consigliate tecniche di rilassamento, respirazione controllata e visualizzazioni, strumenti preziosi per gestire lo stress e l'ansia.
L’esempio di Simone Biles
Simone Biles, una delle ginnaste più talentuose di tutti i tempi, ha vissuto un'esperienza sconvolgente alle Olimpiadi di Tokyo 2020: quello che sembrava destinato a essere il culmine della sua carriera si è trasformato in un incubo quando la campionessa ha sentito il bisogno di ritirarsi da molte delle gare a causa dei famigerati "twisties".
Questa condizione, che aveva già affrontato in passato, si è manifestata con una violenza inaudita sotto la pressione olimpica, impedendole di eseguire i movimenti con la fluidità e la precisione che l'avevano sempre contraddistinta.
In un'intervista al podcast Call Her Daddy Biles ha descritto la sensazione di "combattere contro il proprio corpo e la propria mente", un'esperienza che ha lasciato un segno profondo nella sua carriera e nella sua vita.
"Il modo migliore in cui posso descriverlo è con l'esempio del guidare: è come se se un giorno ti svegliassi e non avessi più idea di come si guida un'auto, le tue gambe impazzissero, non avessi il controllo del tuo corpo", ha detto Biles al conduttore Alex Cooper. "Hai fatto qualcosa per così tanto tempo, e ora non riesci più a gestirla. È terrificante".
La sua successiva decisione di ritirarsi dalle gare è stata un atto di coraggio che ha cambiato il modo in cui vediamo lo sport e la salute mentale.
Le compagne di squadra, guidate da Sunisa Lee, hanno dimostrato un incredibile spirito di squadra, continuando a gareggiare nonostante l'assenza della loro leader.
Grazie alla visibilità mediatica ottenuta da Simone Biles, i twisties sono usciti dall'ombra per diventare un argomento di conversazione pubblica.
Molte altre ginnaste, come Joscelyn Roberson e Laurie Hernandez, infatti, hanno condiviso le loro esperienze, rivelando come questo fenomeno possa mettere in discussione le proprie capacità e creare un circolo vizioso di paura e insicurezza.
"Il ritmo è sbagliato, e il tuo cervello, tipo, balbetta per mezzo secondo e questo è abbastanza per mandare all'aria l'intero esercizio” ha detto Hernandez. "E così, succede, e ci vuole un secondo per superarlo".
Questa condizione, che colpisce ginnaste di ogni livello, dalla campionessa olimpica alla giovane promessa, dimostra quanto sia importante affrontare la salute mentale nello sport.
Simone Biles ha dimostrato di essere una vera leader, utilizzando la sua piattaforma per promuovere cause importanti. Non solo ha parlato apertamente dei propri problemi di salute mentale, ma si è anche schierata contro gli abusi sessuali nello sport, testimoniando davanti alla Commissione Giustizia del Senato americano.
Abituata a dominare la scena internazionale, si è ritrovata incapace di affrontare la pressione e le aspettative, ma la sua esperienza ci ha aiutato a cominciare a capire che anche gli atleti più forti possono essere vulnerabili e che è fondamentale prendersi cura del proprio benessere psicologico.
La sua voce potente ha contribuito a far luce su un problema grave e ha spinto le istituzioni a prendere provvedimenti importanti: dunque gli atleti possono essere molto più che semplici performer, possono diventare parte attiva del cambiamento e ispirare le nuove generazioni.