TSH alto: è sempre sintomo di ipotiroidismo?

Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche

Ultimo aggiornamento – 10 Febbraio, 2023

Ecco la correlazione tra tsh alto e ipotiroidismo

Un valore elevato dell’ormone tireostimolante (TSH) è un segno biochimico caratteristico dell’ipotiroidismo (causato da una disfunzione tiroidea), tuttavia, bisogna sempre approfondire eventuali altre condizioni.

Ma cos'è e a cosa serve il TSH? In che modo influisce sull'ipotiroidismo? Come trattare questa condizione? Oggi approfondiamo questo argomento.

Cosa è il TSH? 

Il TSH è un ormone prodotto dall’ipofisi, una ghiandola situata alla base del cranio, la quale controlla l’attività di altre ghiandole, fra cui la tiroide. Sotto l’effetto del TSH, la tiroide produce gli ormoni triiodiotironina (T3) e tiroxina (T4).

L’ipotiroidismo è caratterizzato dalla diminuzione della quantità di ormoni tiroidei nel circolo sanguigno ma, contrariamente a ciò che si potrebbe credere, questo non dipende dalla riduzione della secrezione del TSH. Anzi, il livello di TSH nel sangue aumenta. 

La spiegazione è semplice e va rintracciata nell’interazione della tiroide con la ghiandola ipofisi. Il meccanismo di quest’interazione è noto come “feedback negativo” e consiste nel fatto che, quando la tiroide non funziona come dovrebbe, la produzione di TSH da parte dell’ipofisi aumenta in risposta alla diminuzione degli ormoni tiroidei nel sangue, al fine di ripristinare la funzionalità tiroidea.

Normalmente, i livelli di TSH variano da 0,4 μU/ml a 4 μU/ml. Si parla di ipertiroidismo al di sotto del limite basso dell’intervallo e di ipotiroidismo al di sopra del limite alto.

In riferimento a valori elevati di TSH, il dosaggio del solo TSH non è sufficiente per inquadrare il paziente. Insieme al TSH, vanno sempre analizzati anche gli ormoni tiroidei per distinguere l’ipotiroidismo primario da una condizione di alterata secrezione del TSH.

Quando il TSH è alto e gli ormoni tiroidei sono bassi, al paziente è diagnosticato l’ipotiroidismo primario. Valori elevati di TSH associati ad alti livelli di ormoni tiroidei, invece, indicano l’alterazione nella secrezione del TSH. Quest’ultima può essere causata dalla presenza di un adenoma ipofisario TSH-secernente o dalla resistenza agli ormoni tiroidei.

Come visto, il THS alto non è associato esclusivamente all’ipotiroidismo e può essere anche il segno di un problema differente. Nella stragrande maggioranza dei casi, però, la spiegazione dell’aumento del TSH è proprio l’ipotiroidismo. Lo sviluppo di un adenoma TSH-secernente è estremamente raro, si stima che questi tumori benigni rappresentino appena lo 0,5%- 1% di tutti gli adenomi ipofisari. Altrettanto rara è la resistenza agli ormoni tiroidei.

Quali sono i sintomi di ipotiroidismo?

Tra i sintomi tipici di chi soffre di ipotiroidismo si possono rintracciare:

  • stanchezza e sonnolenza;
  • aumento di peso;
  • stipsi;
  • sintomi neurologici e psichici, quali difficoltà di memoria, psicosi e depressione. 

Segni caratteristici di questa condizione sono, inoltre: 

  • pelle e i capelli secchi;
  • intolleranza al freddo;
  • rallentamento dei movimenti;
  • iporeflessia.

Altri sintomi dell'ipotiroidismo interessano i sistemi cardiocircolatorio, gastrointestinale, riproduttivo, respiratorio, scheletrico e la funzionalità renale.

 Gli ormoni tiroidei, infatti, regolano moltissime attività biologiche e qualsiasi squilibrio deve essere adeguatamente corretto per evitare ripercussioni negative praticamente su tutto l’organismo.

Come curare l’ipotiroidismo?

In molti sono a conoscenza del fatto che l’ipotiroidismo si cura mediante la terapia ormonale sostitutiva con levotiroxina. Tuttavia, la terapia farmacologica non è sempre necessaria. 

In relazione alla causa che ha determinato l’ipotiroidismo, infatti, i farmaci si possono evitare eliminando il fattore che ha prodotto l’alterazione ormonale. Questo è il caso dell’ipotiroidismo causato da fattori ambientali, come la carenza iodica o l’esposizione a sostante definite gozzigene (cioè che alterano la capacità della tiroide di assorbire lo iodio e portano allo sviluppo del gozzo), oppure dall’utilizzo di alcuni farmaci.

L’approccio migliore per il ripristino della corretta funzionalità della tiroide e la correzione dell’ipotiroidismo causato da fattori ambientali risiede nella:

  • integrazione iodica;
  • cessazione dell’esposizione alla sostanza gozzigena;
  • sostituzione del farmaco.

Per le altre cause di ipotiroidismo, invece, la terapia è esclusivamente farmacologica.

Gli effetti della levotiroxina

La somministrazione orale di levotiroxina è la terapia di prima scelta e i suoi effetti si manifestano nell’arco di una settimana.

Il farmaco va assunto quotidianamente a stomaco vuoto e a distanza di almeno quattro ore da altri farmaci o vitamine, per questo si consiglia di prendere la levotiroxina circa 30 minuti prima della colazione.

Il dosaggio viene stabilito dal medico, sulla base della severità della condizione, del peso, dell’età, dello stato di gravidanza, di altre patologie e terapie del paziente. Normalmente, si inizia con un basso dosaggio, per poi aggiustare al meglio la terapia.

L’assorbimento della levotiroxina è influenzato da fattori, quali il pH gastrico, le patologie gastrointestinali, l’utilizzo di farmaci che riducono l’assorbimento degli acidi biliari e dagli alimenti. Ad esempio, la soia diminuisce l’assorbimento della levotiroxina, perciò va posta attenzione al consumo di prodotti a base di soia durante la terapia per l’ipotiroidismo.

Per poter seguire i progressi nella correzione dell’ipotiroidismo e, successivamente, il mantenimento dell’eutiroidismo (cioè la condizione di normalità degli ormoni tiroidei), gli esami ormonali vanno eseguiti con cadenza periodica. All’inizio della terapia, i dosaggi ormonali vanno eseguiti ogni 1-2 mesi e ogni 6 mesi quando si considera raggiunto l’eutiroidismo e si instaura la terapia di mantenimento.

La terapia con levotiroxina non ha controindicazioni se utilizzata in modo appropriato. Il suo utilizzo quando non indicata, o l’eccesso di dose, invece, causano effetti indesiderati, in particolare a livello cardiovascolare (soprattutto negli anziani e nei cardiopatici). Per questo motivo, è fondamentale rivolgersi al medico per seguire tutte le indicazioni.

In particolare, non bisogna ricorrere al trattamento con levotiroxina:

  • se si è allergici al principio attivo o ad uno qualsiasi degli altri componenti di questo medicinale;
  • se si ha un’insufficienza surrenalica non trattata (malattia delle ghiandole surrenali), un’insufficienza ipofisaria non trattata (malattia dell’ipofisi) e una tireotossicosi non trattata;
  • ae si ha avuto un infarto miocardico acuto e una miocardite acuta.

La terapia di seconda scelta per l’ipotiroidismo è quella con la triiodiotironina, poco utilizzata perché la molecola ha un’emivita nettamente inferiore a quella della levotiroxina, nonostante sia biologicamente più potente. Anche questa è somministrata in forma di compresse, ma è prescritta per periodi brevi e solo in determinate circostanze, che dovranno sempre essere valutate dallo specialista.

Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche
Scritto da Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche

Da sempre interessata alla divulgazione scientifica e con un'implacabile sete di conoscenza che vorrei condividere, sono Biologa, laureata in Biotecnologie Mediche e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche. Svolgo sia attività libero professionale di Biologo Nutrizionista sia attività di ricerca, presso l’Università "La Sapienza" di Roma.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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