Un team di chirurghi del Tygerberg Hospital di Città del Capo (Sudafrica) ha appena annunciato di aver concluso con successo il primo trapianto di pene al mondo.
L’intervento risolutivo
L’intervento risale a qualche mese fa quando, l’11 dicembre 2014, un giovane paziente di 21 anni ha ricevuto il pene da un donatore dopo una complessa operazione chirurgica durata oltre nove ore. “Il nostro obiettivo era il recupero totale della funzionalità entro due anni e siamo molto sorpresi da questa rapida ripresa“, ha dichiarato con entusiasmo il capo dell’equipe, Andre van der Merwe della Stellenbosch University.
Oggi, a tre mesi dall’intervento, l’organo trapiantato è pienamente funzionante sia per la minzione sia per l’attività sessuale e, come si può facilmente dedurre, questo risultato rappresenta un successo strepitoso per un intervento così complesso e raro. Se si aggiunge che questo giovane uomo sarà anche in grado, se lo vorrà, di avere figli, allora il successo è davvero enorme perché significa certezza di una vita futura normale.
Il calvario di questo ragazzo era iniziato circa tre anni fa quando, a causa di complicazioni durante un normale intervento di circoncisione (che è parte integrante della cultura di alcune popolazioni sudafricane) si era dovuti ricorrere all’amputazione quasi totale del pene.
Se si pensa che sono circa 250 le amputazioni di questo tipo che si verificano ogni anno nel Paese, ecco che questo risultato diventa importantissimo poiché, continua Van der Merwe, “vi è una maggiore necessità in Sudafrica per questo tipo di procedura che altrove nel mondo”.
Una speranza per molti giovani
L’operazione fa parte di uno studio pilota per sviluppare una procedura di trapianto del pene che possa essere fattibile negli ospedali sudafricani. Le tecniche utilizzate sono analoghe a quelle del primo trapianto facciale e prevedono anche l’uso della chirurgia microscopica per collegare i piccoli vasi sanguigni e i nervi. Questo enorme passo in avanti permetterà ad altri nove ragazzi di ricevere altrettanti trapianti nei prossimi mesi.
Rimangono tuttavia ancora alcune difficoltà che i giovani pazienti dovranno affrontare; tra queste, il superamento del trauma psicologico che questa operazione, seppur imprescindibile per una buona qualità di vita, comporta.