In collaborazione con l'Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Intervista alla dr.ssa Maria Rosaria Coscia, Istituto di Biochimica e Biologia Cellulare, CNR. Ricercatrice presso l'Istituto di Biochimica e Biologia Cellulare del CNR. Coordinatrice della Rete degli Immunologi del CNR (CIN).
Purtroppo, in questi ultimi giorni i dati parlano chiaro: l'Europa sta entrando nella quarta ondata, con l'aumento di casi e di ricoveri causati dal dilagarsi dei contagi. Il nuovo Coronavirus rappresenta, quindi, una minaccia ancora molto forte e la corsa alle terze dosi di vaccini anti-Covid è quanto mai una priorità assoluta.
Ne abbiamo parlato, ancora una volta, con la dr.ssa Maria Rosaria Coscia, che ci ha aiutato a capire a cosa serve questo terzo richiamo e quali sono le reazioni immunitarie nei pazienti.
A cosa serve la terza dose del vaccino?
Come "booster", ovvero dose di richiamo, per prevenire il declino della risposta immunitaria nel tempo, l’insorgenza degli effetti più gravi del Covid-19 e la riduzione dell’efficacia contro la variante Delta.
Studi recenti hanno evidenziato che la somministrazione della terza dose ha un’efficacia del 92% nel prevenire i sintomi severi della malattia e dell’81% nel prevenire complicanze che portano al decesso.
Da ciò che si sa, le prime due dosi hanno suscitato una adeguata risposta immunitaria nei pazienti?
Le prime due dosi hanno sicuramente stimolato una adeguata risposta immunitaria, come confermano i numeri relativi ai ricoveri e ai decessi, decisamente crollati grazie alla campagna vaccinale.
Tuttavia, si è osservato un declino della risposta immunitaria dopo circa cinque mesi (come riscontrato per la popolazione israeliana).
Mediamente, quanto dura la "protezione" indotta dal vaccino"?
Occorre valutare il tempo trascorso dalla seconda dose, per avere una misura della durata dell’efficacia del vaccino, basandosi sulla statistica epidemiologica. Nel caso di molti vaccini (ad esempio, contro il morbillo), facendo uno o più richiami, la protezione dura molti anni, se non tutta la vita.
Nel caso dei vaccini Covid-19, si è visto che, in media dopo 6-7 mesi, l’efficacia nel prevenire i sintomi si riduce da circa il 90% a circa il 70%. Resta, comunque, elevata l’efficacia nel prevenire i ricoveri in terapia intensiva e i decessi.
In quali casi è bene effettuare un sierologico post-vaccino e dopo quanto tempo?
Non c’è una reale necessità di effettuare un test sierologico dopo la vaccinazione: è importante effettuare le somministrazioni consigliate e attenersi alle norme di distanziamento e protezione con mascherine.
Si rischia un sovradosaggio con la terza dose?
Non ci sono rischi di sovradosaggio. Esiste un protocollo preciso che prevede la somministrazione dopo almeno 6 mesi dalla seconda dose. C’è anche da dire che esiste una costante farmacosorveglianza sui vaccini Covid-19 da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), proprio per garantirne la sicurezza.
Effetti collaterali: si pensa siano gli stessi delle prime due dosi?
Dipende dalla variabilità della risposta individuale. Di solito, gli effetti collaterali sono gli stessi delle prime due dosi o più blandi.
Cosa succede, nel caso in cui si somministri con la terza dose un tipo di vaccino diverso da quello usato per le precedenti dosi?
L’effetto finale è lo stesso, ovvero potenziare la risposta immunitaria.
Uno studio recente, condotto su soggetti che hanno ricevuto due differenti tipi di vaccino, ha messo in evidenza una risposta immunitaria paragonabile o anche più potente di quella evocata da un solo tipo di vaccino; non è stato inoltre osservato un peggioramento degli effetti collaterali.