La sindrome della fatica cronica è un disturbo caratterizzato da stanchezza cronica per una durata superiore ai sei mesi e, solo in Italia, colpisce tra le 200 e le 300 mila persone.
Secondo nuove ricerche, tale disturbo sarebbe scatenato dall’iperattività del sistema immunitario. Cerchiamo di capirne di più.
Cos’è la sindrome da fatica cronica
La sindrome da fatica cronica è un disturbo complicato, caratterizzato da estrema stanchezza che, però, non può essere ricondotta a nessuna condizione medica particolare.
I sintomi tendono a peggiorare con l’attività non solo fisica, ma anche – e soprattutto – mentale. Inoltre, i sintomi non migliorano, nemmeno dopo un periodo di riposo. Attualmente, non esistono test per confermare la diagnosi da stanchezza cronica, così come sono sconosciute le cause che stanno alla base del disturbo, sebbene nel tempo siano state avanzate numerose ipotesi.
I sintomi più comuni della fatica cronica sono:
- Stanchezza
- Perdita di memoria
- Mancanza di concentrazione
- Mal di gola
- Linfonodi ingrossati in collo e ascelle
- Dolori muscolari o articolari senza apparente motivo
- Mal di testa
- Disturbi del sonno
- Stanchezza estrema con una durata superiore alle 24 ore dopo esercizio fisico o mentale
I fattori di rischio che incrementano lo sviluppo della stanchezza cronica comprendono:
- Età – Può insorgere in qualunque momento della vita, ma è maggiormente comune tra i 40 e i 50 anni
- Sesso – Le donne sono maggiormente esposte alla stanchezza cronica, rispetto agli uomini
- Stress – La difficoltà nel tenere sotto controllo lo stress può contribuire allo sviluppo della sindrome
Inoltre, la CFS può causare anche possibili complicazioni, come depressione, isolamento sociale, ripetute assenze da lavoro, oltre a peggiorare la qualità della vita in generale.
Sistema immunitario iperattivo e stanchezza cronica: forse c’è un collegamento
Le nuove ricerche condotte dal King’s College di Londra hanno fatto emergere un indizio importante per comprendere le cause della sindrome della fatica cronica, nota anche con l’acronimo CFS (chronic fatigue syndrome).
Secondo il team di ricerca, una risposta iperattiva del sistema immunitario può scatenare uno stato prolungato di stanchezza. Per portare a termine lo studio, pubblicato nella rivista Psychoneuroendocrinology, i ricercatori hanno tenuto sotto controllo 55 persone trattate con l’interferone alfa, usato per contrastare l’epatite C. Durante il trattamento, diversi pazienti in cura hanno sviluppato la sintomatologia tipica della sindrome da stanchezza cronica, per un periodo di tempo superiore ai sei mesi. Per questo motivo, i pazienti sono diventati oggetto di studio, nel tentativo di isolare i fattori che hanno causato tale condizione.
In genere, la CFS tende a essere diagnostica troppo tardi. Pertanto è difficile comprenderne le cause. Molte persone che soffrono di tale sindrome hanno riportato un possibile inizio della malattia dopo una grave infezione. Proprio per questo motivo, il team di ricerca ha studiato i marcatori del sistema immunitario e i livelli di stanchezza dei pazienti prima, dopo e durante il trattamento.
Su 55 persone che hanno preso parte allo studio, 18 pazienti hanno sviluppato i sintomi della CFS. I ricercatori hanno scoperto che la risposta immunitaria in queste 18 persone era più alta rispetto al resto dei pazienti, persino prima dell’inizio del trattamento.
Tuttavia, una volta sviluppati i sintomi, i marcatori del sistema immunitario erano ritornati al loro livello regolare. Il capo della ricerca, la dr.ssa Alice Russel, ha affermato: “Per la prima volta, abbiamo dimostrato che le persone inclini a sviluppare la sindrome da CFS hanno un sistema immunitario iperattivo, nel periodo precedente e contemporaneo agli stimoli del sistema immunitario. Le nostre scoperte suggeriscono che le persone con una risposta immunitaria iperattiva possono avere un rischio maggiore di sviluppare la CFS”.
Le persone che convivono con la sindrome da fatica cronica non mostrano nessun aumento dell’attività del sistema immunitario, a supporto dell’ipotesi che il collegamento interessi solo la fase iniziale. Il team ha quindi comparato l’attivazione del sistema immunitario di 54 persone con CFS a quello di 57 persone sane senza trovare nessuna differenza.
Il dr. Carmine Pariante, esperto in materia, ha aggiunto che è necessaria una migliore comprensione della biologia che sta alla base della sindrome da stanchezza cronica. Sebbene siano necessari ulteriori test di controllo, secondo il professor Pariante i risultati dello studio costituiscono il primo passo per identificare i pazienti a rischio, nelle prime fasi.
Il presente studio è stato considerato dalla comunità medica il più dettagliato nella ricerca del collegamento tra sintomi della CFS e il sistema immunitario. Sono chiaramente necessarie ulteriori ricerche per comprendere quali fattori comportano una risposta immunitaria iperattiva ed esagerata.