Mentre la maggior parte delle persone è convinta che i principali valori vitali da misurare siano polso, temperatura, pressione sanguigna e respirazione, in pochi sanno che un altro valore di vitale importanza è la saturazione dell’ossigeno nel sangue, ossia il livello di ossigeno disponibile nel sangue espresso in percentuale.
Ma perché è così importante e cosa evidenzia questo valore? Cerchiamo di fare chiarezza.
Cos’è la saturazione dell’ossigeno e come si misura
La saturazione dell’ossigeno, valore anche noto con la sigla SaO2 oppure SpO2, permette di evidenziare la percentuale di ossigeno presente all’interno del sangue. In condizioni di normalità, il sangue – nello specifico i globuli rossi – caricano l’ossigeno e lo trasportano in tutto il corpo, partendo dai polmoni.
In ambito medico, la saturazione dell’ossigeno viene identificata come il rapporto percentuale tra emoglobina legata all’ossigeno e il totale di emoglobina presente in tutto il corpo.
Per misurare la saturazione dell’ossigeno viene impiegato l’ossimetro, detto anche pulsiossimetro, uno strumento che attraverso i sensori misura il livello di ossigeno nel sangue.
Tale misurazione è del tutto non invasiva e si ottiene applicando una specie di “molletta” sul dito del paziente. Il fascio di luce emesso dallo strumento permette di rilevare il rapporto tra emoglobina satura di ossigeno ed emoglobina non legata.
In ospedale, la saturazione dell’ossigeno viene misurata in modo più accurato attraverso un metodo invasivo, che prevede la puntura di un vaso arterioso, come la vena radiale del polso, e il prelievo di un campione di sangue. Questo metodo viene definito emogasanalisi arteriosa e permette di valutare anche la pressione parziale di ossigeno, cioè la PaO2. L’emogasanalisi viene applicata per verificare la gravità di insufficienza respiratoria, che è presente solo se i valori sono inferiori a 60mmHg.
Quali sono i valori di riferimento
I valori della saturazione dell’ossigeno non sono uguali per tutti, ma variano in base a diversi fattori, come:
- Età
- Presenza di patologie
- Vizio del fumo
I valori di riferimento nella norma in un soggetto sano sono compresi tra il 95% e il 100%. Nei bambini, la saturazione è generalmente più alta, intorno al 97%. Quando il soggetto soffre di qualche patologia sono inferiori al 90% ed è pertanto necessario stabilire la causa della patologia e intervenire in modo tempestivo. Infatti, quando si è in presenza di qualche problema respiratorio, la saturazione cala drasticamente nel giro di pochi minuti.
Perché è importante misurare la saturazione dell’ossigeno
Diverse sono i problemi connessi a uno scarso livello di ossigeno nel sangue. Infatti, la misurazione della saturazione dell’ossigeno permette di evidenziare diverse patologie, la maggior parte delle quali legate a una disfunzione polmonare, come:
- Anemia
- BPCO
- Asma
- Infezioni polmonari
- Enfisema polmonare
- Polmonite
- Edema polmonare
- Ostruzione delle vie aeree
In genere, la saturazione dell’ossigeno si misura nei soggetti che presentano diversi sintomi, come:
- Pallore
- Cianosi
- Iperventilazione
- Insufficienza respiratoria
- Stato confusionale
Generalmente, quando il pronto soccorso interviene per un malore, specialmente nelle persone di età più avanzata, tende a misurare innanzitutto la saturazione dell’ossigeno nel sangue, proprio perché sono gli anziani a essere i soggetti più a rischio di problemi respiratori.
Come si è descritto in precedenza, la saturazione massima nella norma è compresa tra il 95% e il 100%, ed è per questo motivo che in ambito medico non è contemplata una situazione di saturazione alta. Esistono tuttavia dei casi in cui i valori possono risultare superiori. Per esempio, nei pazienti affetti da BPCO la saturazione può essere più alta a causa della somministrazione di ossigeno. Inoltre, anche un’intossicazione da monossido di carbonio può far rilevare una saturazione al 100%, nonostante la quantità di ossigeno nel sangue non sia sufficiente.