Quando la vagina invecchia

Simona Fenzi | Blogger

Ultimo aggiornamento – 27 Giugno, 2016

Vagina che invecchia

Con il passare del tempo il nostro corpo muta, compaiono le prime rughe, qualche capello bianco e sì si verificano anche dei cambiamenti nella nostra vagina. Queste sono dovute alla diminuzione del livello degli estrogeni, che possono renderla secca o irritata e possono anche provocare dolore durante il sesso.

Ma come si usano tinture per i capelli e creme antirughe per il nostro aspetti fisico, anche la vagina va protetta. In un recente sondaggio, è stato scoperto come ben il 40% delle donne soffra di secchezza vaginale, l’8% presenti infezioni al tratto urinario, il 12% ha prurito vaginale e ben il 25% non riesce a fare sesso senza provare dolore.

Tutto ciò fa capo all’atrofia vulvovaginale (VVA), un disturbo dovuto all’assottigliamento, all’essiccamento ed all’infiammazione delle parti intime, a causa di una minore produzione di estrogeni.

Si presenta nella maggior parte dei casi dopo la menopausa, ma può presentarsi anche durante l’allattamento o in un qualsiasi altro momento della vita in cui si abbia un calo di estrogeni. Quando si verificano le condizioni tipiche della VVA i batteri riescono più facilmente a crescere nella vagina, dando origine a cattivo odore e perdite.

Nel caso in cui i sintomi di questo disturbo siano presenti, non date per scontato che si tratti si atrofia vulvovaginale e consultatevi con un medico, specialmente nel caso in cui si abbiano perdite di sangue dopo la menopausa, prurito o irritazione vaginale, minzione frequente, dolore durante il sesso che coinvolga anche la pelle dei genitali.

La VVA viene trattata con creme lubrificanti ed idratanti per le parti intime e terapia a base di estrogeni.

Quando si parla di atrofia vaginale?

Diversamente dai sintomi della menopausa, che possono diminuire con il tempo, l’atrofia vaginale non migliora e anzi può andare peggiorando. Ma quando si verificano i cali di estrogeni che portano a questo disturbo?

  • Dopo la menopausa
  • Durante la perimenopausa
  • Quando si allatta al seno
  • Quando siano state rimosse le ovaie
  • Dopo la radioterapia alle pelvi a seguito di cancro
  • Dopo la chemioterapia
  • Come effetto collaterale del trattamento ormonale a seguito di cancro al seno

Non è però detto che dopo la menopausa si abbia obbligatoriamente il presentarsi di VVA, infatti, una buona attività sessuale tende a mantenere sani i tessuti vaginali.

La VVA ha nel calo del livello di estrogeni la sua causa principale.

Ma perché questi valori sono così importanti?

L’epitelio vaginale è ricco di ricettori ormonali, che hanno il compito di mantenere le pareti della vagina sane ed elastiche, ma per farlo hanno bisogno di estrogeni e quindi quando questi calano la vagina diventa sottile e asciutta.

Il suo PH può divenire meno acido e renderla più esposta alle infezioni. Anche la vulva si modifica e le grandi labbra perdono tessuto adiposo cosa che porta a un minor afflusso di sangue. Quando si presenta l’atrofia vaginale i muscoli del tappeto pelvico diventano più deboli e difficili da controllare, cosa che porta a dover andare in bagno di frequente, perché lo stimolo ad urinare diventa difficile da controllare.

Per limitare al massimo gli effetti sgradevoli dell’atrofia vaginale è bene usare biancheria in cotone e cambiarla ogni giorno evitando di usare collant o pantaloni troppo aderenti che possano farci sudare. Non è opportuno usare prodotti per l’igiene intima troppo aggressivi, come anche l’uso di assorbenti o carta igienica profumati.

Se le parti intime sono irritate evitate di usare rasoi per la depilazione. Fate sesso, se siete in coppia o masturbatevi per mantenere ottimale l’afflusso di sangue alle parti intime. Non fumate. Tra i vari trattamenti medici, quello con il minor numero di controindicazioni è l’assunzione della vitamina E. L’uso della terapia a base di estrogeni a livello locale è efficace sono se continuativa e va sempre discussa con il proprio medico curante.

 

 

 

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Scritto da Simona Fenzi | Blogger

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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