Non è fantascienza: esistono batteri “indistruttibili” che non rispondono alle cure antibiotiche; questi batteri sono stati rinominati “da incubo” in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica PNAS ( Atti dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti d’America ) dai ricercatori americani di Harvard e del Mit, poiché questi microorganismi non solo sono resistenti agli antibiotici, anche quelli di ultima generazione come i carbapenemi utilizzati in ambito ospedaliero per le infezioni più gravi, ma sono subdoli poiché non provocano sintomi immediati ma sono, in ultima analisi, fatali.
Inoltre, essi sono in grado di circolare nel materiale genetico, rendendo altri batteri resistenti agli antibiotici. Vediamo, in primo luogo, cosa sono i batteri.
Sapete davvero cosa sono i batteri?
Il batterio è un microrganismo unicellulare procuriate, cioè un essere vivente di piccolissime dimensioni (millesimi di millimetri), non visibile a occhio nudo, che si trova praticamente ovunque nel nostro organismo (batteri della pelle, batteri dello stomaco o i batteri della bocca) e nell’ambiente circostante.
Questi vengono classificati in funzione della loro forma, che varia in relazione al tipo di batterio considerato:
- Cocco: sferica
- Bacillo: a bastoncello
- Vibrioni: a virgola (presentano una curvatura)
- Spirilli: a spirale (forma ad elica cilindrica a passo ampio)
- Spirocheta: a cavatappi (sinusoidi a passo molto breve)
I batteri non sono solo quelli associati a malattie: esistono anche batteri buoni, come quelli che fanno parte della flora intestinale o quelli che si trovano nello yogurt. Esistono batteri Gram positivi e Gram negativi. Vediamo cosa significa.
I Gram positivi sono microrganismi che assumono una colorazione rosa o rossa, quando sottoposti alla tecnica di colorazione di Gram, mentre i batteri Gram negativi assumono una colorazione viola.
La colorazione di Gram, che prende il nome dal medico danese che la mise a punto, è l’esame di laboratorio utilizzato per la classificazione dei batteri in base alle caratteristiche della parete cellulare, cioè la loro struttura esterna.
Quali sono i batteri antibiotico-resistenti?
Questi microrganismi possono quindi sviluppare resistenza agli antibiotici e sono in grado di:
- modificare il farmaco tramite la produzione di enzimi;
- modificare la struttura su cui il farmaco agisce;
- modificare la permeabilità dell’antibiotico.
Il responsabile di questa caratteristica è il gene R, che risiede nei plasmidi (cioè cromosomi supplementari, di forma circolare, più piccoli rispetto a quello principale) e nei trasposoni (cioè sequenze di genoma).
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha pubblicato una lista con 12 famiglie di batteri, soprattutto Gram negativi, con proprietà antibiotico-resistenti, suddivise per gravità delle stesse e secondo l’urgenza per cui si ha la necessità di formulare nuovi antibiotici.
Della categoria con priorità fondamentale fanno parte:
- Acinetobacter baumannii. Questa famiglia di batteri si trova quasi esclusivamente in ambiente ospedaliero, il sui habitat naturale è ancora sconosciuto e ha visto maggiore proliferazione negli ospedali da campo, durante la guerra in Iraq. Essi sono resistenti ai carbapenemi.
- Pseudomonas aeruginosa, famiglia anch’essa resistente ai carbapenemi che si sviluppa nel paziente in concomitanza ad altre condizioni preesistenti, in particolare la fibrosi cistica e bruciature dovute da infortunio.
- Enterobacteriaceae, resistenti ai carbapenemi, sono una famiglia di batteri molto grande che include infezioni quali Escherichia coli, Yersinia pestis e Klebsiella.
Della categoria con priorità elevata fanno parte:
- enterococcus faecium, resistente alla vancomicina;
- staphylococcus aureus, resistente alla meticillina e alla vancomicina;
- helicobacter pylori, resistente alla claritromicina;
- campylobacter, resistente ai fluorochinoloni;
- salmonellae, resistente anch’essa ai fluorochinoloni;
- neisseria gonorrhoeae, resistente alle cefalosporine e ai fluorochinoloni.
Della categoria con priorità media fanno parte:
- streptococcus pneumoniae, non suscettibile alla penicillina;
- haemophilus influenzae, resistente all’ampicillina;
- shigella, resistente ai fluorochinoloni.
Esiste un modo per combattere questi batteri “indistruttibili” (almeno finché non venga creato un antibiotico che agisca su di loro), cioè cercare di limitare l’utilizzo degli antibiotici per quanto possibile e, quando non se ne può fare a meno, assumere l’antibiotico per la durata del corso, senza interrompere l’utilizzo quando si iniziano a vedere i primi miglioramenti.