Problemi alla tiroide: ecco come accorgersene

Vincenzo Russo | Blogger

Ultimo aggiornamento – 09 Dicembre, 2020

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La tiroide, posta nella parte anteriore del collo tra la trachea e la laringe, è una ghiandola endocrina, cioè deputata alla produzione di ormoni.

Ben visibile dall’esterno, con la sua forma a farfalla, la tiroide influenza sia i processi metabolici del corpo che il suo stesso sviluppo, grazie agli ormoni che produce. I disturbi tiroidei sono diversi e possono variare dal piccolo e innocuo gozzo, un ingrossamento che risulta normalmente privo di significato patologico e non ha bisogno di trattamento, fino ad arrivare al rischio di sviluppare tumori maligni. I problemi più comuni della tiroide sono dovuti a una produzione anomala di ormoni che può essere maggiore o minore rispetto alla quantità fisiologica. Se la produzione è sovrabbondante si entra nella condizione patologica detta ipertiroidismo, nel caso opposto si diventa ipotiroidei.

Entrambe queste condizioni, di cui non sono noti i fattori scatenanti, hanno effetti spiacevoli e influenzano negativamente la salute generale e l’umore, ma la maggior parte dei problemi alla tiroide possono essere gestiti bene con appropriate terapie farmacologiche, quando correttamente diagnosticati.

Differenze tra ipotirodismo e ipertiroidismo

Gli ormoni tiroidei, T3 o triiodotironina e T4 o tetraiodotironina o tiroxina, vengono sintetizzati grazie allo iodio assunto con la dieta. La tiroxina rappresenta il 90% della produzione ormonale della tiroide, la triiodotironina il restante 10%.

Il livello fisiologico di ormoni tiroidei circolanti non dipende però solo dalla dieta ma, soprattutto, dal buon funzionamento dell’ipofisi e dell’ipotalamo. Posta al centro del cranio, l’ipofisi produce il TSH (Tyroid Stimulating Hormone). L’ipotalamo, una piccola formazione posta al di sopra dell’ipofisi, produce il TRH (Tyreotropine Realising Hormone). Il rilascio combinato di TSH e TRH mantiene sotto controllo la produzione di ormoni tiroidei, mentre l’alterazione di questo equilibrio è la causa delle due opposte condizioni patologiche di ipertiroidismo o ipotiroidismo.

Quando la concentrazione di ormoni tiroidei circolanti è alta, si parla di ipertiroidismo. Nel paziente ipertiroideo tutte le reazioni metaboliche in cui intervengono gli ormoni tiroidei sono accelerate. L’ipertiroidismo, che colpisce le donne molto più degli uomini, può avere diverse cause. La più frequente è il morbo di Basedow, una malattia in cui si ha la formazione di anticorpi che stimolano la tiroide a produrre un’eccessiva quantità di ormoni. Anche il gozzo multinodulare tossico, patologia che prevede la formazione di noduli tiroidei, che producono elevate quantità di ormoni, e l’adenoma solitario tossico, un tumore benigno, sono causa di ipertiroidismo. Più raramente l’ipertiroidismo è provocato da problemi alimentari, come una dieta povera di iodio, o farmacologici, dal momento che farmaci come l’amiodarone, un antiaritmico, e il litio, usato per la cura del disturbo bipolare e come antidepressivo, possono provocare ipertiroidismo.

La condizione opposta, quando circola una quantità insufficiente di ormoni, è l’ipotiroidismo spesso difficile da diagnosticare perché più subdolo dell’ipertiroidismo, grazie ad una sintomatologia che, agli esordi, è molto blanda. La causa più comune di ipotiroidismo è la tiroidite di Hashimoto, una patologia autoimmune in cui anticorpi prodotti dall’organismo attaccano la tiroide, riducendone la funzionalità.

Spesso l’ipotiroidismo è indotto dalla terapia con iodio radioattivo, utilizzata per il trattamento dell’ipertiroidismo resistente ai farmaci o essere conseguenza di interventi chirurgici alla tiroide. L’ ipotiroidismo può anche comparire in seguito al parto, provocando uno stato depressivo che può venir confuso con la depressione post-partum [1].

Sintomi dei disturbi tiroidei

La sintomatologia dei disturbi tiroidei è, come le patologie, opposta e, in prima battuta, strettamente legata ai legami tra ormoni tiroidei e catecolamine. Le catecolamine sono gli ormoni che intervengono negli stati emozionali, influenzando le risposte dell’organismo: adrenalina, noradrenalina, dopamina. T3 e T4 ne influenzano direttamente il livello circolante. L’ipertiroidismo è quindi associato ad un aumento dello stato eccitatorio, l’ipertiroidismo ad un rallentamento psicomotorio.

Ipertiroidismo: sintomi

Ci sono sintomi comuni a ogni forma di ipertiroidismo, dovuti all’aumento del metabolismo e all’iperattività del sistema nervoso. Il quadro clinico generale varia da persona a persona ma, molto spesso, irritabilità e perdita di peso non altrimenti spiegabili, inducono il medico curante a richiedere esami specifici.

I più comuni segni di ipertiroidismo includono:

  • Nervosismo ed iperattività
  • Tachicardia
  • Disturbi del sonno
  • Aumento della sudorazione
  • Ipersensibilità al caldo
  • Aumento dell’appetito con contemporanea perdita di peso
  • Alterazioni del ciclo mestruale.

Nel morbo di Basedow-Graves, la forma di ipertiroidismo più diffusa nelle donne tra i 20 ed i 40 anni, si aggiungono:

  • Gozzo tossico diffuso — La ghiandola è ingrossata e l’aumento di volume si nota simmetricamente in entrambi i lobi.
  • Oftalmopatia infiltrativa — I linfociti, le cellule del sistema immunitario che reagiscono agli stati infiammatori, si infiltrano nei muscoli extraoculari provocando esoftalmo, cioè un edema periorbitale che fa sporgere gli occhi verso l’esterno.
  • Adenoma tossico di Plummer o morbo di Plummer — Si tratta di un tumore benigno che influenza soltanto la parte colpita, mentre il resto della tiroide rimane controllata dall’ipofisi. Per questo può decorrere anche asintomaticamente. La diagnosi, se l’esame obiettivo ha apprezzato la presenza di un nodulo, è confermata dalla scintigrafia.
  • Gozzo tossico multinodulare — Un’ecografia evidenzia la presenza di più noduli all’interno della tiroide, che però continua la produzione fisiologica degli ormoni per lungo tempo. L’ipertiroidismo si può verificare dopo anni, soprattutto a causa di assunzione di sostanze iodate.

Una delle complicanze più gravi che possono verificarsi nel quadro sintomatico è la crisi tireotossica. Consiste nell’improvviso aggravamento dei sintomi ed è causata da un aumento inaspettato della risposta dei tessuti periferici alle catecolamine. I sintomi sono ipertermia, con la temperatura corporea che può superare i 40 gradi, fibrillazione atriale, disturbi gastroenterici. Se non trattata immediatamente può portare alla morte per insufficienza cardiaca. In genere si manifesta in seguito a traumi o interventi chirurgici. A volte può essere conseguenza dell’insorgere di patologie concomitanti.

Segni di ipotiroidismo

L’ipotiroidismo può essere primario o secondario. Quello primario, che rappresenta il 95% della casistica, è così chiamato perché interessa solo la ghiandola, mentre quello secondario è indotto da problemi del meccanismo di controllo ipofisario.

L’ipotiroidismo primario può essere:

  • Congenito — Esso risulta presente fin dalla nascita ed è dovuto ad un insufficiente sviluppo della massa ghiandolare. In passato, è stato causa di molti casi di mancato sviluppo, sia fisico che mentale, dei neonati con casi di cretinismo e nanismo. Oggi le conseguenze sono superate grazie agli screening neonatali.
  • Autoimmunitario — Ossia la malattia di Hashimoto.
  • Iatrogeno — Cioè post-terapeutico. In questo caso, la riduzione del tessuto tiroideo è causata da interventi chirurgici alla ghiandola o da terapia radiante con radioiodio, che viene usata nel trattamento dell’ipertiroidismo.
  • Alterata sintesi ormonale — Lo squilibrio nella produzione degli ormoni è una complicanza di trattamenti farmacologici.

L’ipotiroidismo è una malattia che presenta un quadro clinico dal decorso molto lento. La sintomatologia classica si presenta all’esordio con un rallentamento dell’attività fisica e psichica del soggetto, che arriva a parlare più lentamente, avere problemi di memoria e può presentare disturbi depressivi.

I sintomi dell'ipotiroidismo che si manifestano sempre sono:

  • Stanchezza
  • Intolleranza al freddo
  • Sonnolenza
  • Stipsi ostinata
  • Aumento di peso

Nei casi più gravi può essere presente un sintomo particolare, la facies mixedematosa: il viso risulta gonfio, a causa dell’aumento del liquido interstiziale nei tessuti [2].

Esami per lo screening della tiroide

I test ematochimici sono utilizzati e in genere sufficienti per effettuare uno screening tiroideo. Effettuato un prelievo, il laboratorio verificherà i valori del TSH, l’ormone ipofisario tireostimolante, e degli ormoni tiroidei T3 e T4.

Il TSH è, quasi sempre, il test più significativo e più accurato per la diagnosi sia di ipertiroidismo che di ipotiroidismo. Generalmente, un livello inferiore al normale di TSH suggerisce ipertiroidismo mentre un livello elevato TSH suggerisce ipotiroidismo. In caso di valori fuori della norma del TSH, vengono effettuati i test per il T3 e T4

Test T4

La tiroide secerne principalmente T4 e solo una piccola quantità di T3. Il T4 in circolo è, in larga parte, legato alle proteine nel sangue per essere rilasciato quando necessario oltre a una piccola quantità che (FT4), che è la forma attiva e immediatamente disponibile dell’ormone.

Alti livelli di T4 totale o della sua frazione libera (FT4) suggeriscono una diagnosi di ipertiroidismo, bassi livelli quella di ipotiroidismo.

T3 test

Se un medico sospetta ipertiroidismo in una persona che ha un normale livello di FT4, un test T3 può essere utile per confermare la condizione. In alcuni casi di ipertiroidismo, il valore di FT4 è normale ma la frazione libera della triiodotironina (FT3) è elevata. Misurare sia T4 e T3 è molto importante per confermare la diagnosi di ipertiroidismo, mentre i valori di T3 non sono significativi per indicare una diagnosi di ipotiroidismo [3].

Disturbi della tiroide in gravidanza

Durante la gravidanza il carico funzionale della tiroide aumenta notevolmente, fino al 50% in più, a causa, soprattutto, dei maggiori stimoli attivati sulla proteina che lega la tiroxina la, TGB (Thyroxine Binding Globulin) esercitati dagli estrogeni placentari. Gli aumentati livelli di TBG e la conseguente riduzione della frazione libera e metabolicamente attiva degli ormoni tiroidei impongono un aumento compensatorio della sintesi di questi ormoni provocando, quindi, anche un aumento dei livelli di TSH in gravidanza.

Ci sono anche altri fattori che costringono la tiroide ad aumentare il carico di lavoro, come l’aumento del volume plasmatico che diluisce le sostanze circolanti che devono, quindi, essere aumentate per mantenere la giusta concentrazione plasmatica. Oppure a causa di un enzima, la iodotironina-monodesiodasi di tipo III, che inattiva gli ormoni tiroidei materni.

Il buon funzionamento della tiroide è estremamente importante soprattutto nel primo trimestre di gestazione perché gli ormoni tiroidei materni sono indispensabili per la crescita e la differenziazione dei tessuti, in particolare per la maturazione del sistema nervoso centrale. Nei mesi successivi della gravidanza, il sistema ipotalamo-ipofisi-tiroide si sviluppa e il feto acquista sempre più indipendenza dalla madre, fino a che la stessa placenta diventa una barriera nei confronti degli ormoni tiroidei e del TSH, opponendosi al possibile scambio ormonale materno fetale. L’importanza degli ormoni tiroidei per il corretto sviluppo fetale è fondamentale, soprattutto per scongiurare l’ipotiroidismo. Oggi, grazie agli screening tiroidei, i casi più gravi di patologie neonatali causate dalla tiroide sono scomparsi.

Tra le altre possibili complicanze dell’ipotiroidismo materno non trattato si ricordano: l’ipertensione gravidica con o senza preeclampsia, il basso peso alla nascita, le malformazioni congenite, l’emorragia post-partum.

La condizione opposta, ovvero l’ipertiroidismo gestazionale è associato ad un aumentato rischio di preeclampsia, parto prematuro, distacco della placenta, morte fetale o perinatale e basso peso alla nascita [4].

Come curare i disturbi della tiroide

I trattamenti dei disturbi tiroidei sono, nella maggioranza dei casi, efficaci e vanno scelti e applicati tenendo conto delle specificità del paziente, come età, sesso, condizioni generali di salute, stile di vita. I trattamenti per l’ipertiroidismo sono essenzialmente di 3 tipi: farmacologico, radioterapico, chirurgico, tutti mirati a inibire la produzione in eccesso degli ormoni.

La terapia farmacologica è, di solito, la prima a essere utilizzata. Vengono somministrati farmaci tireostatici che possono agire sia direttamente inibendo la produzione degli ormoni (tireostatici solforati) che bloccando l’assimilazione dello iodio da parte della tiroide (perclorati, tiocianati, bromuri). Se il trattamento farmacologico risulta insufficiente, può essere indicata la radioterapia, che pure presenta diverse controindicazioni soprattutto in gravidanza e allattamento, e spiacevoli effetti collaterali.

Per radioterapia viene utilizzato un isotopo radioattivo, lo iodio 131, ingerito oralmente in quantità elevata. Assorbito dalla tiroide, la radioattività finisce per danneggiare irreversibilmente le cellule tiroidee, migliorando il quadro patologico.

Il principale effetto collaterale, soprattutto se è stato necessario ripetere il trattamento, è la comparsa di ipotiroidismo, la condizione opposta a quella di partenza. Lo sviluppo dell’ipotiroidismo si ha quando la funzionalità residua della tiroide, post trattamento, è inferiore al minimo necessario. Dal punto di vista medico, l’ipotiroidismo è ritenuto più facilmente controllabile rispetto all’ipertiroidismo e il trattamento con il radio iodio, nonostante altri effetti collaterali transitori come la tireotossicosi, è comunemente utilizzato.

Il trattamento chirurgico è utilizzato soltanto in casi particolari: in presenza di noduli tumorali, di forte ipertrofia tiroidea con presenza di gozzo molto evidente, o in caso di gravidanza, non essendo possibile utilizzare la radioterapia.

Anche se la tiroidite subacuta può portare a un transitorio ipertiroidismo, questa condizione di solito non richiede cure mediche salvo trattamenti sintomatici in caso di dolore persistente. L’ipotiroidismo è una condizione patologica cronica. L’unico trattamento possibile è di tipo farmacologico e prevede l’assunzione di ormone tiroideo sintetico [5].

Fonti:

[1] Understanding Thyroid Problems — the Basics http://www.webmd.com/women/guide/understanding-thyroid-problems-basics

[2] 19 Signs Your Thyroid Isn’t Working Right http://www.health.com/health/gallery/0,,20723100,00.html

[3] Thyroid Tests http://www.niddk.nih.gov/health-information/health-topics/diagnostic-tests/thyroid-tests/Pages/default.aspx

[4] Hypothyroidism During Pregnancy http://www.medicinenet.com/hypothyroidism_during_pregnancy/article.htm

[5] Understanding Thyroid Problems — Diagnosis and Treatment http://www.webmd.com/women/understanding-thyroid-problems-treatment 

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Lavoro da anni nel mondo della medicina. Con Pazienti.it ho l'opportunità di scrivere di argomenti di salute, trasmettendo importanti messaggi di prevenzione e benessere.

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