Nonostante il fatto che il Parkinson sia attualmente la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa in tutto il mondo, gli scienziati sono ancora al punto di partenza in termini di rilevazione e trattamento di questa condizione. Tuttavia, i ricercatori ritengono di poter essere in grado di diagnosticare la malattia semplicemente guardando le cellule della retina di un paziente.
Anche se questa nuova tecnica è stata finora provata solo sui topi, uno studio che è apparso questa settimana sulla rivista Acta Neuropathologica Communications potrebbe rappresentare una tappa importante nella battaglia contro il morbo di Parkinson.
La diagnosi del Parkinson: una novità importante
La malattia si verifica quando i neuroni dopaminergici in una regione del cervello chiamata substantia nigra vanno incontro all’apoptosi, ovvero alla morte cellulare. Tuttavia, i malati normalmente non se ne rendono conto fino a quando non cominciano a sperimentare i sintomi, che in genere compaiono in circa il 70 per cento dei casi quando questi neuroni sono morti, e non vi è attualmente alcun modo di individuare la malattia prima di questo stadio avanzato.
I ricercatori hanno indotto il morbo di Parkinson nei topi iniettando loro su base quotidiana una neurotossina, chiamata rotenone, che induce l’apoptosi provocando un malfunzionamento dei mitocondri nelle cellule cerebrali.
Poiché la retina è un’estensione del sistema nervoso centrale, gli autori dello studio hanno deciso di indagare su come i neuroni negli occhi, chiamati cellule gangliari retiniche (RGCs), possano essere stati colpiti da questo esperimento.
Cos’è il Parkinson?
Il Parkinson è una delle più terribili malattie esistenti poiché molto lentamente va ad intaccare alcune delle più importanti funzioni vitali per l’uomo. È per questo chiamata malattia neurodegenerativa proprio perché degenera lentamente. Le parti del cervello che vengono “logorate” da questo morbo sono i cosiddetti glandi della base che servono appunto per il movimento e l’equilibrio del corpo umano.
Si tratta di zone del cervello molto profonde e poco conosciute alla maggior parte delle persone; purtroppo, sai che esistono solo nel momento in cui ti trovi a lottare con il morbo di Parkinson.
Come si fa strada nel cervello?
A tutti gli effetti, questa malattia si manifesta nel momento in cui una sostanza presente solitamente nel cervello, si riduce. Questa si chiama dopamina. Inizia ad apparire in varie parti del corpo come il midollo, una proteina nociva che nel momento in cui arriva nel cervello, blocca le funzioni motorie. Per quanto questo morbo sia lento nel progredire, sembra che ci vogliano cinque anni circa, prima di avvertire i primi sintomi, dal momento in cui un medico riesce a diagnosticarla (sempre che ci riesca!)
Le fasce di età più colpite sono quelle che vanno dai 55 ai 65 anni. In realtà può anche apparire prima, ma è difficile che questo avvenga, soprattutto se si hanno meno di 30 anni. Pensare che questa malattia esiste da millenni. Sono stati ritrovati infatti, degli scritti dove si parlava proprio di questa e risalgono a più di duemila anni fa e nonostante tutto ancora non si riesce a trovare un modo per fermarla.
Vengono effettuati molti studi, ma ancora di risultati concreti non se ne parla.
I sintomi del morbo i Parkinson
Tra i sintomi più evidenti nelle persone che sono affete dal morbo di Parkinson vi è il tremore di una parte del corpo principalmente, la perdita dell’equilibrio e si vede che fanno tutto molto lentamente.
Altre manifestazioni sono rappresentate dalla voce che diventa fioca, si fa fatica a deglutire cibi che prima della malattia si mangiavano senza problemi; anche il camminare diventa una funzione insormontabile svolgere.
Alcune volte, non viene neanche diagnosticato subito, visto che il morbo lavora dall’interno in modo talmente lento che è anche difficile riconoscerlo. Chi magari può accorgersene sono le persone che vi conoscono da anni e che sanno come siete normalmente. Magari inizialmente vi vedono assenti o che vi muovete in modo strano. Oppure una delle vostre mani inizia a manifestare un po’ di tremore quando siete rilassati.
Cosa causa la malattia?
Il motivo per cui questo morbo può colpire una persona piuttosto che un’altra, può essere legato solo ad un fattore genetico, niente di più. Chi in famiglia ha avuto casi di persone affette dal morbo di Parkinson potrebbe essere soggetto più di altri, ma non è detto.
L’unico dato che testimonia quanto scritto è legato solo alle percentuali. Ma si è visto anche che se durante la propria vita lavorativa si è stati soggetti a sostanze come il ferro oppure altri metalli come succede a chi lavora nelle fabbriche oppure a solventi, può avere una certa predisposizione a questa malattia. La cosa curiosa è che invece, il fumo di sigaretta crea quasi un film protettivo attorno al corpo umano e non permette a questa malattia di diffondersi in modo subdolo. Magari ti salvi da questa, ma chissà a cosa altro puoi andare incontro.