Non c'è alcuna associazione tra cellulari e tumori al cervello secondo l'Oms

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ultimo aggiornamento – 04 Settembre, 2024

Una ragazza parla al telefono

L’Oms (organizzazione mondiale della sanità, tramite una ricerca guidata dall’agenzia australiana Arpansa (Australian Radiation Protection and Nuclear Safety Agency), rivela come non esistano correlazioni tra tumore al cervello e telefoni cellulari.

Cerchiamo di andare a fondo della questione.

La ricerca nel dettaglio

La ricerca dell’Arpansa è una revisione sistematica della letteratura scientifica che prende in esame 5.000 studi pubblicati tra il 1994 e il 2022, di cui 63 sono stati poi inclusi nell’analisi finale.

La conclusione alla quale si è arrivati è che, nonostante il crescente impiego di tecnologia wireless negli ultimi 20 anni, non si è assistito ad un incremento dell’incidenza di tumore al cervello.

L’autore principale di questo studio, Ken Karipidis, afferma come questa sia la ricerca più completa fino ad oggi: si concentra, infatti, tumori del sistema nervoso centrale (comprese meningi, ghiandola pituitaria, cervello e orecchie), quelli delle ghiandole salivari e quelli cerebrali.

Gli studi precedenti, confermavano la tesi della correlazione tra neoplasie alle testa e l’uso di cellulari poiché questi dispositivi, come tutto ciò che utilizza una tecnologia wireless (come anche i computer portatili, le torri di telefonia mobile e le trasmissioni radio e televisive) emettono radiazioni elettromagnetiche a radiofrequenza, note anche come onde radio.

Tenendo il telefono così vicino alla testa quando si chiama qualcuno, queste frequenze destavano preoccupazione: l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell'Oms, infatti, aveva indicato questi campi come un possibile fattore di rischio per il cancro.

I ricercatori ora stanno lavorando alla seconda parte dello studio, che esaminerà i tumori meno comunemente associati ai cellulari (leucemia e Linfoma non-Hodgkin).

Quali sono le onde sotto esame?

Mark Elwood, dell'Università di Auckland e coautore dello studio, chiarisce che le radiazione utilizzate per le comunicazioni dei cellulari sono comprese tra 300 Hz e 300 GHz – così come quelle di televisori, radio, wifi, baby-monitor, applicazioni industriali e mediche.

All’interno della ricerca, la maggior parte degli studi riguardava la prima generazione di cellulari, quelli che sfruttano la tecnologia 1G/2G.

I 3G/4G hanno emissioni più basse, mentre sui 5G non ci sono ancora ricerche consistenti (ma l’esposizione può essere paragonata a quella dei radar, per la quale esistono indagini che, ancora una volta, non hanno mostrato un aumento del rischio di neoplasie).

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Scritto da Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione con un particolare focus sullo storytelling. Con quasi un decennio di esperienza nel campo del giornalismo, oggi mi occupo della creazione di contenuti editoriali che abbracciano diverse tematiche, tra cui salute, benessere, sessualità, mondo pet, alimentazione, psicologia, cura della persona e genitorialità.

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