"Omicron inciderà sulla durata della vita media": il perché della dichiarazione di Crisanti

Redazione

Ultimo aggiornamento – 21 Gennaio, 2022

Covid: vita media

La variante Omicron, in Italia, non sembra arrestarsi così facilmente, sebbene si evidenzi una curva in leggera discesa. Gli ultimi bollettini parlano chiaro: sono oltre 188 mila i pazienti contagiati (in maniera accertata) con le vittime che, ancora una volta, sfiorano il numero 400. 

La nostra Penisola è davvero piegata dalla pandemia e se è vero che altri Paesi (come la Gran Bretagna) stanno dando il via all'eliminazione delle restrizioni da noi si parla ancora di zona arancione o, addirittura, zona rossa. Dunque, si è ben lontani dalla fine. Ad aggiungere non poche preoccupazioni, una nuovissima dichiarazione ai media di Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova, che ci parla di come la malattia possa incidere negativamente sulla durata della vita: "Se permettiamo a questa malattia di diventare endemica, inciderà sulla durata della vita media". 

Ma in che modo? 

Covid-19 e durata della vita media

Stop alle restrizioni? "Non s'ha da fare", secondo Crisanti, che ha affermato che allentare le restrizioni non deve coincidere con l’eliminazione delle misure anti-contagio.

Andare in giro mentre si è in quarantena? La risposta è no. Non bisogna dimenticare, infatti, che la terza dose riduce il tempo di durata della malattia, ma un paziente dopo una settimana può essere ancora positivo al  Covid-19 , sebbene con una viralità più bassa.  

Inoltre, non bisogna pensare al vaccino come a uno "scudo totale". Il suo valore è indiscutibile, ma non basta per porre un punto alle infezioni. 

Dunque, per bloccare i contagi è necessario mantenere ancora la massima allerta. Se così non fosse, sarebbe inevitabile il prolungamento della pandemia nel tempo, con il rischio di mettere in pericolo una generazione destinata a invecchiare, incidendo potenzialmente sulla durata della vita. 

Qual è il numero reale dei morti da Covid-19?

A questo proposito, tanto clamore ha anche riscosso la notizia relativa al numero reale di morti da Covid-19

Secondo un'indagine pubblicata sulla rivista Nature, il numero reale dei decessi legati alla pandemia potrebbe aver superato i 20 milioni, ben oltre i 5,5 stimati. Insomma, il doppio se non il quadruplo in più. 

Numeri da far girare la testa che variano pensando alla diversa gestione dei conteggi, molti dei quali saltati da politiche ospedaliere più superficiali. 

Gli studiosi, quindi, per ottenere un numero più reale possibile, hanno considerato la misura degli eccessi di mortalità rispetto alla media. Gruppi di scienziati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sono all'opera per elaborare nuove stime ufficiali. 


Leggi anche Vaccinarsi mentre si è (inconsapevolmente) positivi: cosa potrebbe accadere all'organismo?


Covid-19: chi è a rischio decesso 

Ma chi è a rischio decesso? Innanzitutto, chi non si è sottoposto ad alcuna vaccinazione

Secondo gli ultimi dati dell'ISS, infatti, una persona non vaccinata ha un pericolo 7,1 volte superiore rispetto a chi ha completato il ciclo vaccinale da più di 150 giorni, 10,5 volte superiore a un soggetto che è completamente vaccinato da meno di 150 giorni, e 14,2 volte superiore rispetto a chi ha ricevuto il richiamo.

Un altro fattore di rischio è poi l'età e, infine, la presenza di pregresse patologie. L'insufficienza respiratoria è la complicanza più grave contro cui si imbattono i pazienti. 

Nell'attesa di vedere come evolverà la situazione, sperando in un repentino calo della curva dei contagi, le raccomandazioni devono dunque restare immutate, pensando al presente e, come ci dice Crisanti, anche al nostro futuro. 

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