È arrivata la variante sudafricana? Cosa sappiamo e perché il vaccino AstraZeneca non è efficace

Alessandra Lucivero

Ultimo aggiornamento – 08 Aprile, 2021

Coronavirus variante sudafricana

In questi giorni a essere al centro del mirino mediatico è la variante sudafricana del Covid-19 che, pare, possa non rispondere come sperato al vaccino di AstraZeneca, rappresentando così una minaccia anche per il nostro Paese. 

Ma facciamo chiarezza. 

Cosa sappiamo sulla variante sudafricana

In Sudafrica, i casi registrati di nuovo Coronavirus sono oltre 1,4 milioni, con circa 47mila decessi (dati raccolti dalla Johns Hopkins University). Il vaccino è, dunque, (come per tutti) una priorità assoluta e il Paese ha ricevuto più di un milioni di dosi da Oxford-AstraZeneca, ma la sperimentazione è risultata preoccupante. 

Secondo gli esperti, infatti, la variante sudafricana rappresenta il 90% dei nuovi casi di Covid in Sudafrica e risulta non rispondere al vaccino. 

La variante, anche nota con il nome di 501.V2 o B.1.351, ha una particolare mutazione, la N501Y, che la rende ancora più contagiosa.

Perché il vaccino di AstraZeneca è inefficace contro la variante sudafricana?

Da qui - considerati i numeri - l'immediata spinta dei ricercatori a testare il vaccino Oxford/AstraZeneca. I risultati? Il vaccino in questione garantisce un'efficacia minima: parliamo del 10%.

Il dato è stato riscontrato dall'Università di Oxford insieme a ricercatori dell'University of the Witwatersrand. Secondo gli scienziati, è stata rilevata un'efficacia davvero contenuta contro infezioni da lievi a moderate; l'ipotesi, però, è che il vaccino dell'azienda anglo-svedese sia in grado di offrire una protezione importante contro i casi più gravi.

Lo studio 

I test sull'efficacia del vaccino sono stati effettuati su un piccolo gruppo di circa 1.750 persone sane in Sudafrica. Metà di loro ha ricevuto il vaccino e l’altra metà ha preso un placebo, senza sapere quale dei due fosse. Di qui i risultati. Secondo l'OMS, un vaccino può essere considerato soddisfacente, se capace di dimezzare il rischio di contagio e non è questo il caso. 

Purtroppo, la seconda ondata nel Paese è stata contraddistinta dalla variante di più facile diffusione, ribaltando così le carte in tavola. 

La ricerca è stata condotta da Shabir Madhi, direttore dell’Unità di ricerca sull’analisi dei vaccini e delle malattie infettive presso la Witwatersrand University.

Qual è l'incognita ad oggi? Non si sa ancora se questa vaccinazione sia in grado di prevenire le infezioni più gravi, poiché i partecipanti avevano un’età media di 31 anni, con sintomi meno forti del virus. 

Il vaccino Johnson & Johnson contro la variante sudafricana

Risultati differenti sembrano essere stati condivisi da Johnson & Johnson. Secondo le dichiarazioni, il vaccino a una dose ha abbassato il rischio di infezione da moderata a grave di circa il 57% nei pazienti sudafricani con variante. 

Il colosso americano ha già presentato domanda alla Food and Drug Administration Usa per distribuire il vaccino.

Anche il vaccino Novavax è risultato (in Sudafrica) in grado di ridurre del 60% il rischio per le persone sieropositive di ammalarsi di Covid-19 da lieve a grave. Ovviamente, ci sono studi e analisi in corso. 

La variante sudafricana è già in Italia?

La notizia è di qualche giorno fa: a Varese, forse, potrebbe essere stato isolato il primo caso in Italia di variante sudafricana. Si tratta di un uomo di circa 60 anni atterrato a Malpensa. 

L'invito, quindi, è come sempre alla massima prudenza.


Per maggiori informazioni sui vaccini anti-Covid, invitiamo a visitare il portale ufficiale del Ministero della Salute, cliccando qui .

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Scritto da Alessandra Lucivero

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