Tosse senza tregua, febbre e difficoltà a respirare. Sono queste le caratteristiche della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) di cui, purtroppo, se ne parla ancora troppo poco.
Eppure, si tratta di una malattia la cui diffusione è altamente sottovalutata. Si stima, infatti, che sia la quarta causa di morte al mondo: è una delle poche patologie croniche per le quali i tassi di mortalità sono ancora in aumento.
Studi condotti tra il 1970 e il 2002 negli USA hanno mostrato come i tassi di decesso per BPCO siano addirittura raddoppiati, con un trend in crescita, a causa della continua esposizione a fattori di rischio e per l’invecchiamento della popolazione mondiale.
Il maggior colpevole? Sicuramente il fumo di sigaretta. Ci sono però delle novità. Delle buone novità. Vediamole insieme.
La nuova terapia
Dall’inizio di marzo, però, è disponibile una nuova (triplice) terapia di GSK, composta da due broncodilatatori e un cortisonico. In termini medici, un LABA, un LAMA e un ICS, racchiusi un unico device, di semplice utilizzo: si apre, si inala e si chiude. Promosso a pieni voti per la sua semplicità d’uso dal 98% dei pazienti. Secondo gli addetti ai lavori, questo dato contribuirà a «moltiplicare l’aderenza terapeutica di 27 volte».
Si tratta della prima combinazione fissa di tre molecole a lunga durata d’azione, da somministrare giornalmente, ed è indicata soprattutto per il trattamento delle forme grave e moderate.
Chi può prescrivere questa nuova terapia per la BPCO? Lo specialista, come sempre. Ed è rimborsata dal Sistema Sanitario Nazionale.
Lo studio che ha mostrato l’efficacia
È merito dello studio «IMPACT» se oggi abbiamo a disposizione una nuova terapia così efficace. Come ha affermato il dr. Alberto Papi, professore ordinario di malattie dell’apparato respiratorio dell’Università degli Studi di Ferrara, «è il primo studio a confrontare direttamente tre classi di trattamento combinato per la Bpco comunemente utilizzate».
I benefici? «Riduzione del tasso annuale di riacutizzazioni moderate e gravi in corso di trattamento, miglioramento della funzionalità polmonare e della qualità della vita».
Un approccio terapeutico molto graduale
Le indicazioni a livello internazionale raccomando per la BPCO un approccio graduale, a partire da un LABA o un LAMA per passare a un mix LABA/LAMA o ICS/LABA, in presenza di sintomi che non tendono ad affievolirsi o qualora si presentassero riacutizzazioni, che interessano il 30% dei malati. Se i disturbi e le ‘ricadute’ continuano, lo step successivo sono le triplici combinazioni: «È stato stimato che – sottolinea il dr. Francesco Blasi, ordinario di malattie dell’apparato respiratorio all’Università Statale di Milano – circa il 24% dei pazienti che al momento della diagnosi iniziano il trattamento in mono o duplice terapia inalatoria riceve uno step-up alla triplice terapia a 24 mesi dalla diagnosi».
Il cocktail 3 in è l’ultima novità che gli specialisti sperano possa risolvere il nodo compliance. Perché i dati dicono che, pur in presenza di una condizione invalidante, l’aderenza alle terapie anti-Bpco non arriva al 15-20%. Sarà la volta buona?