Ma la setticemia è contagiosa?

Simona Soldi | Biologa

Ultimo aggiornamento – 06 Settembre, 2021

Come prevenire la setticemia: c'è una nuova terapia

La setticemia è una condizione che colpisce tutte le parti dell’organismo: in breve, possiamo affermare che si tratta di una risposta a un’infezione e può essere letale. Se non viene immediatamente trattata, causa una insufficienza di molti organi, portando a shock settico, abbassamento brusco di pressione sanguigna e, infine, alla morte.

Setticemia è, quindi, un termine molto generico che comprende i vari processi infettivi in grado di causare i sintomi elencati. Molte specie di batteri, virus e, talvolta, funghi e parassiti possono causare questa condizione.

Spesso, però, ci chiediamo se la setticemia sia contagiosa o meno. Cerchiamo di capirlo insieme.

La setticemia è contagiosa? Facciamo chiarezza

La setticemia non è contagiosa, ma lo sono gli agenti patogeni che l’hanno precedentemente provocata. Questo significa che i microrganismi responsabili possono essere trasferiti da persona a persona, direttamente o indirettamente, da elementi contaminati come utensili o capi d’abbigliamento.

Se altre persone vengono infettati con gli stessi patogeni, questi possono essere a loro volta in grado di generare setticemia nel nuovo organismo. Di conseguenza, la maggior parte dei soggetti con setticemia è capace di trasferire ad altri soggetti solo i patogeni che causano l’infezione, ma non la condizione di setticemia di cui sono affetti. Dunque, la setticemia è contagiosa? No, non lo è. Ma attenzione ai virus che l’hanno causata.

Quali sono i sintomi di setticemia?

La condizione è spesso difficile da diagnosticare. I sintomi della setticemia, infatti, possono essere correlati anche ad altre patologie.

Ad ogni modo, se un paziente mostra i seguenti campanelli di allarme, che risultano comuni fra i soggetti con setticemia, è necessario contattare un medico immediatamente. Se si presentano in modo intenso o grave, è opportuno recarsi direttamente al pronto soccorso, per ricevere cure immediate:

  • Febbre e brividi
  • Frequenza del battito cardiaco accelerata
  • Respiro affannoso
  • Eruzioni cutanee
  • Confusione e/o disorientamento

Nel corso del tempo sono state date nuove e più specifiche definizioni, che hanno meglio definito il significato di setticemia: se una persona presenta almeno due dei seguenti criteri può rientrare nella diagnosi, in accordo con l’ultima definizione di Sindrome di Risposta Infiammatoria Sistemica (SRIS), data dalla comunità medica internazionale:

  • Frequenza cardiaca elevata, più alta di 90 bpm
  • Temperatura corporea alta (maggiore di 38° C) o molto bassa (inferiore a 37° C)
  • Frequenza respiratoria superiore a 20 respiri al minuto, oppure ridotta pressione parziale di diossido di carbonio nelle arterie
  • Tasso di globuli bianchi nel sangue con valori anomali, ovvero più elevato di 12.000 o inferiore a 4.000 cellule/uL

Di conseguenza, un medico effettua solitamente una diagnosi di setticemia attraverso esami visivi e fisici, oltre ad un esame del sangue. Ricordate che pazienti con sospetta setticemia devono venire ospedalizzati.

Come viene trasmessa la setticemia?

Come affermato precedentemente, questa condizione non viene trasmessa direttamente da persona a persona, nonostante i patogeni che la causano possano essere trasmessi fra individui, direttamente o indirettamente.

Ad ogni modo, la setticemia si espande in un organismo partendo da un singolo sito di infezione, localizzato in uno specifico organo – ad esempio, la polmonite a livello dei polmoni o una ferita in una gamba che si è infettata.

Quando l’infezione localizzata è particolarmente grave o non viene trattata in tempo, il patogeno infettante può raggiungere il flusso sanguigno e, quando ciò accade, vi è la possibilità di infettare gli altri organi.

Inoltre, esistono agenti patogeni in grado di moltiplicarsi molto facilmente nel sangue. Quando insorgono queste condizioni, significa che l’infezione iniziale si è espansa internamente nell’organismo colpito, e la persona affetta può considerarsi settica.

Come posso sapere che la mia setticemia è stata curata?

I soggetti colpiti da setticemia possono essere ospedalizzati e trattati con gli opportuni antibiotici che risultino efficaci nei confronti dell’agente patogeno specifico che ha causato l’infezione.

Può anche ritenersi necessaria una rimozione o drenaggio chirurgico delle parti già infette. In relazione alla causa specifica dell’infezione iniziale, al periodo di tempo in cui il soggetto ha mostrato i primi segni di setticemia e alla gravità del coinvolgimento di altri organi, la guarigione può essere più rapida o laboriosa, mentre se la terapia viene intrapresa in ritardo rispetto alla comparsa dei sintomi, possono insorgere danni irreversibili agli organi interessati e, infine, la morte.

La setticemia è una condizione patologica considerata grave: anche i pazienti che non mostrano segni di insufficienza organica e con una diagnosi effettuata rapidamente presentano un 15%-30% di rischio di morte, mentre i pazienti con setticemia già grave o avanzata presentano un rischio del 40%-60%.

Insomma, il momento migliore per contattare un medico in caso di setticemia, è prima che questa avvenga. Questo può sembrare assurdo, ma in effetti è semplice da riconoscere.

Se un soggetto mostra difficoltà e sintomi di gravità crescenti riguardo a qualsiasi tipo di infezione – ad esempio, polmonite, meningite, infezioni da ferita o che colpiscono un organo specifico, come i reni – si dovrebbe recarsi direttamente presso il pronto soccorso più vicino. Le adeguate cure all’infezione riducono drasticamente il rischio di setticemia.

Simona Soldi | Biologa
Scritto da Simona Soldi | Biologa

Sono laureata in Biotecnologie Farmaceutiche, dopo la laurea mi sono occupata di ricerca in biologia molecolare e genetica presso il Dipartimento di Farmacologia Preclinica e Clinica dell’Università di Firenze e, successivamente, presso il Laboratorio di Genetica del Lievito dell’International Centre For Genetic Engineering and Biotechnology di Trieste, collaborando a progetti di testing di sostanze farmacologicamente attive su modelli di lievito e a progetti di ingegneria genetica.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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Simona Soldi | Biologa
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