Negli ultimi anni, ci sono stati progressi significativi nella ricerca per la cura dell'HIV, con casi di remissione completa del virus in pazienti sottoposti a trattamenti estremi come il trapianto di cellule staminali.
Malgrado questi sviluppi, tali trattamenti non rappresentano la soluzione universale per i milioni di persone affette da HIV.
Scopriamo di più.
Il “secondo paziente di Berlino”: il caso
Un uomo, noto come il "secondo paziente di Berlino", è stato dichiarato privo di infezione da HIV dopo un trapianto di cellule staminali effettuato nel 2015 per trattare una leucemia mieloide acuta (LMA).
Il paziente, dopo aver interrotto la terapia antiretrovirale nel 2018, non ha più evidenziato alcuna traccia del virus nel suo organismo: si tratta, dunque, del settimo caso al mondo di guarigione dall'HIV dopo un trapianto di cellule staminali.
Il primo esempio fu quello di Timothy Ray Brown, il "primo paziente di Berlino"; successivamente, ci sono stati i casi di Londra, New York, City of Hope, Dusseldorf e Ginevra.
Ogni caso ha le sue peculiarità, con donatori di cellule selezionati per la presenza di una mutazione genetica in grado di conferire resistenza all'HIV.
Attraverso il trapianto di cellule staminali, si va a sostituire l’unità biologica malata con cellule sane da un donatore: nei casi di remissione dall'HIV, i donatori spesso possiedono una mutazione genetica denominata “Delta 32” che conferisce immunità e non permette al virus di contaminare le cellule immunitarie.
Questo trapianto è stato utilizzato non solo per curare l'HIV, ma anche per trattare condizioni mediche concomitanti come la leucemia.
Il secondo paziente di Berlino, sotto questo punto di vista, ha ricevuto cellule staminali da un donatore che possedeva entrambe le versioni del recettore CCR5, una normale e una mutata; nonostante il donatore non fosse completamente immune all'HIV, il trapianto è stato ugualmente efficace nel fermare la replicazione del virus.
Il paziente è stato attentamente monitorato e non sono state trovate tracce di virus nel suo organismo, né cellule tumorali.
Limitazioni e criticità
Nonostante il successo dei trapianti di cellule staminali, questa procedura non può essere considerata una cura universale per l'HIV.
Questo perché si tratta di un intervento costoso, rischioso e complesso, adatto solo a casi gravi e come ultima risorsa. Per la maggioranza delle persone affette da HIV, la terapia antiretrovirale rimane l'opzione principale e più accessibile.
L'arma più efficace contro l'HIV rimane la prevenzione la profilassi pre-esposizione (PrEP) è uno strumento chiave per prevenire l'infezione, oltre all'attenzione verso i comportamenti rischiosi; in Italia, molte persone scoprono di essere infette solo durante la fase avanzata della malattia - e questo sottolinea l'importanza di una diagnosi tempestiva.
La ricerca per una cura definitiva per l'HIV continua, aprendo nuovi scenari verso approcci innovativi come la tecnica CRISPR, che potrebbe permettere di separare il DNA dell'HIV dalle cellule infette (ma si tratta di una tecnica ancora in fase sperimentale).
Nel 2022, in Italia, sono state diagnosticate 1.888 nuove infezioni da HIV, con una preoccupante percentuale di diagnosi tardive.
Il ritardo nella diagnosi è proprio il fattore chiave che va a compromettere l'efficacia del trattamento e ad aumentare il rischio di trasmissione del virus; pertanto, risulta cruciale migliorare la ricerca scientifica e l'accesso ai test diagnostici, oltre a promuovere la consapevolezza sull'HIV.
I progressi nella remissione dell'HIV attraverso trapianti di cellule staminali rappresentano un importante passo avanti nella ricerca contro il virus, ma non offrono una soluzione per tutti.
La prevenzione e le terapie antiretrovirali rimangono le strategie principali per combattere l'HIV a livello globale: continuare a investire nella ricerca è fondamentale per avvicinarsi ad una cura definitiva.