Succede a Firenze, e la storia ha dell’incredibile: una ragazza di 21 anni, fiorentina, sanguinava dal volto e dai palmi delle mani, pur non avendo nessuna ferita aperta in superficie. Ci ha messo tre anni per ottenere una diagnosi, per dare un nome a quella brutta malattia che l’ha portata alla depressione, generata da una forte esclusione sociale.
La causa è un problema rarissimo, di cui non si hanno nemmeno cifre sulla sua incidenza: si chiama ematidrosi e le sue prime descrizioni – ovviamente non scientifiche – risalgono al terzo secolo prima di Cristo. Vediamo di cosa si tratta.
Ematidrosi: di cosa si tratta
Il merito di aver riconosciuto la malattia va al Centro di Malattie Rare di Firenze, guidato dalla dr.ssa Marzia Caproni, all’interno del reparto diretto dal prof. Nicola Pimpinelli.
Quello della 21enne fiorentina è un caso davvero eccezionale, tanto che la dr.ssa ha deciso di pubblicare uno studio scientifico a riguardo, insieme al ricercatore Roberto Maglie, sul Canadian Medical Association Journal, creando una grande risonanza in tutti i paesi del mondo.
Persino i responsabili della rivista erano perplessi, dinnanzi a questi strani sintomi. «All’inizio non credevano alla nostra ipotesi» – ha dichiarato la prima firma dello studio, come riporta ANSA- «Pensavano che ci fosse una simulazione da parte della ragazza. Quando abbiamo portato lo studio completo e lo hanno ricostruito la letteratura hanno dato il via alla pubblicazione».
Ma di cosa si tratta? L’ematoidrosi è una condizione descritta raramente in letteratura, tanto che in alcuni studi è definita come una malattia “non provata” a livello scientifico.
Questa patologia provoca sanguinamenti che durano tra i 3 e i 5 minuti, soprattutto in condizioni di particolare stress. Le cause, però, non sono ancora del tutto note.
La malattia sembra essere legata alla rottura di capillari che circondano alcune ghiandole sudoripare, che porta alcune gocce di sangue ad essere eliminate con il sudore. I motivi per cui avvengono quelle rotture, ha spiegato la dr.ssa Caproni, non sono ancora per nulla chiari. L’ipotesi più accreditata è che all’origine vi siano stress emotivi molto intensi oppure traumi fisici che, per via nervosa, potrebbero danneggiare i capillari. C’è anche chi sostiene che alla base vi siano dei semplici problemi di coagulazione.
Si può curare questa condizione?
Insomma, purtroppo, si viaggia ancora nel campo delle ipotesi e le cure non sono ancora definitive. Nel caso della ragazza fiorentina che suda sangue, la cura utilizzata per ridurre i sanguinamenti è a base del propanololo, un betabloccante di solito usato contro l’ipertensione, che ha portato ad una diminuzione delle crisi, senza però una completa remissione della malattia.
Non solo. Alla ragazza sono stati somministrati farmaci antidepressivi, a causa delle continue crisi di panico: è questa uno delle più importanti controindicazioni dell’ematidrosi, che provoca imbarazzo nell’instaurare relazioni, portando all’isolamento sociale.
E ora? Gli studi non si fermeranno di certo qui. Benché rarissima, questa malattia è stata giù più volte riscontrata. Jacalyn Duffin, storico dell’Università dell’Ontario, sottolinea infatti come l’ematoidrosi sia stata già messa in evidenza da Aristotele nei suoi trattati.
In epoca più recente, inoltre, ci sono state diverse descrizioni di casi: dal 2004 ad oggi, infatti, ne se contano 17. L’Indian Journal of Dermatology ne ha riportati altri due nel 2010 e nel 2013, a cui si aggiunge un altro caso descritto dalla rivista specializzata in ematologia Blood. E ora, il caso italiano.