Il D-dimero è una sostanza, un frammento di proteina, che si forma nel sangue quando il corpo sta cercando di sciogliere un coagulo. È prodotto dalla degradazione della fibrina, parte del processo di coagulazione del sangue. Lo si può pensare come una sorta di "spia" che si accende quando il sistema di coagulazione dell'organismo è particolarmente attivo.
Dunque, si misura per escludere la presenza di coaguli di sangue nelle vene profonde (trombosi venosa profonda) o nei polmoni (embolia polmonare), oltre che per valutare se c’è un’attivazione eccessiva del sistema di coagulazione.
Quando si parla di D-dimero, spesso si discute dei suoi valori elevati e delle condizioni che possono causarlo. Ma cosa succede quando i livelli di D-dimero sono bassi? Qual è il significato clinico del D dimero basso e quando può rappresentare un dato utile nella diagnosi?
Cosa indica un D-dimero basso?
Anche se il D-dimero da solo non fornisce una diagnosi definitiva e ogni risultato deve essere sempre interpretato nel contesto del quadro clinico generale, un valore di D-dimero basso indica che con molta probabilità non ci sono segni di formazione eccessiva di coaguli nel sangue nel corpo.
Dunque, si potrebbero escludere patologie gravi, come la trombosi venosa profonda e l'embolia polmonare, oltre a evitare ulteriori indagini, come ecografie o TAC.
In altre parole, il D-dimero basso permette ai medici di tranquillizzare i pazienti con sintomi come dolore e gonfiore alle gambe o difficoltà respiratorie, sintomi che possono far sospettare la presenza di un coagulo.
In sintesi, un valore basso di D-dimero:
- indica che non ci sono segni di formazione anomala di coaguli nel corpo;
- lascia dedurre che non vi sia un’eccessiva attivazione dei processi di coagulazione e fibrinolisi nell’organismo;
- suggerisce l’assenza di condizioni patologiche associate alla formazione anomala di coaguli, come trombosi venosa profonda o embolia polmonare.
Valori di riferimento
Quando il D-dimero è basso, in genere si intende che i valori sono al di sotto o entro il range di normalità.
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Nello specifico, i valori considerati normali o bassi per il D-dimero sono:
- in genere, inferiori o uguali a 500 ng/mL FEU (Fibrinogen Equivalent Units);
- il limite superiore di normalità può variare tra 50 e 500 ng/mL a seconda del laboratorio e del metodo di analisi utilizzato.
I valori di riferimento possono variare tra diversi laboratori, quindi è sempre consigliabile fare riferimento al range indicato sul referto dell’esame.
Come si effettua il test del D-dimero
Il test del D-dimero viene eseguito prelevando un campione di sangue venoso, solitamente dal braccio. Non richiede preparazione specifica e i risultati sono spesso disponibili in breve tempo.
Quando si ricorre al D-dimero
Il dosaggio del D-dimero è un test utile in situazioni di pronto soccorso o per chi si presenta con sintomi che potrebbero far pensare a una trombosi o un’embolia. Come premesso, in presenza di un D-dimero basso, i medici possono quasi sempre escludere la presenza di un coagulo.
Anche se ci sono situazioni in cui un risultato basso del D-dimero non basta a tranquillizzare del tutto. Se, ad esempio, una persona ha fattori di rischio elevati per la trombosi o presenta sintomi molto evidenti, anche un valore basso potrebbe non essere sufficiente per escludere la patologia.
Oppure nel caso dei pazienti con problemi epatici o in coloro che assumono farmaci anticoagulanti, i livelli di D-dimero potrebbero essere alterati a prescindere dalla formazione di coaguli. In questi casi, il medico potrebbe decidere di fare ulteriori esami, soprattutto se i sintomi persistono o peggiorano.
Quando il D-dimero è alto
L'interpretazione del risultato positivo richiede alcune considerazioni importanti:
- non è specifico: un D-dimero elevato non indica necessariamente la presenza di una patologia trombotica, ma segnala solo un'aumentata attività di coagulazione e fibrinolisi. Mentre il valore basso esclude quasi certamente la presenza di trombosi, un valore alto non certamente la include;
- necessità di ulteriori indagini: un risultato positivo richiede ulteriori approfondimenti diagnostici per determinarne la causa specifica, sotto valutazione del medico;
- valutazione del contesto clinico: il medico deve sempre considerare il quadro clinico complessivo del paziente, i sintomi e altri fattori di rischio. Sulla base di queste valutazioni, potrebbe anche decidere di non procedere con ulteriori analisi, se il quadro non le richiede;
- possibili cause: un D-dimero elevato può essere associato a diverse condizioni, non per forza patologiche;
- falsi positivi: alcune condizioni, come l'età avanzata o la presenza di fattore reumatoide elevato, possono causare falsi positivi;
- utilità nell'esclusione: Il test del D-dimero è più utile per escludere la presenza di coaguli quando il risultato è negativo, piuttosto che per confermarla quando è positivo. Si tratta dunque di un esame da richiedere solo in base alla clinica, e non come screening a sproposito.
Quando il D-dimero può aumentare per altre cause
Il D-dimero può aumentare in diverse situazioni:
- durante la gravidanza;
- dopo un intervento chirurgico;
- in caso di infezioni o infiammazioni;
- con l’avanzare dell'età.
Il processo di coagulazione
Il corpo ha un sistema molto sofisticato per gestire le ferite e le lesioni dei vasi sanguigni. Quando ci si ferisce, il sangue forma dei "grumi" o coaguli per fermare il sanguinamento. Questo processo si chiama coagulazione.
Lo scioglimento dei coaguli
Una volta che la ferita è guarita, questi coaguli non servono più. A questo punto, il corpo attiva un altro meccanismo per "sciogliere" questi coaguli non più necessari. Questo processo si chiama fibrinolisi.
Il ruolo del D-dimero
Quando il corpo "scioglie" questi coaguli, si formano dei frammenti. Uno di questi frammenti è proprio il D-dimero. Quindi, quando si rileva il D-dimero nel sangue, è come se si vedessero delle "briciole" lasciate dal processo di scioglimento dei coaguli.
In condizioni normali, questo processo avviene continuamente nel corpo a livelli molto bassi. Ma quando ci sono molti coaguli che vengono formati e poi sciolti (come in caso di trombosi), la quantità di D-dimero nel sangue aumenta.
Altre considerazioni
È bene precisare altri dettagli sul test del D-dimero:
Sensibilità e specificità del test
Il test del D-dimero è caratterizzato da un'elevata sensibilità ma una bassa specificità per le patologie tromboemboliche. La sensibilità del test è superiore al 95%, dunque molto efficace nell'individuare la presenza di coaguli quando questi effettivamente esistono. Tuttavia, la sua specificità è relativamente bassa, intorno al 40-50%.
Questo implica che un risultato positivo non indica necessariamente una patologia trombotica, in quanto il D-dimero può essere elevato in molte altre condizioni. La combinazione di alta sensibilità e bassa specificità rende il test utile per escludere la presenza di trombosi venosa profonda o embolia polmonare, piuttosto che per confermarle.
Valore predittivo negativo del test D-dimero
Il valore predittivo negativo (VPN) è la caratteristica più importante del test D-dimero. Un VPN elevato, spesso superiore al 99% quando combinato con una bassa probabilità clinica pre-test, significa che un risultato negativo del D-dimero può escludere con alta affidabilità la presenza di una patologia tromboembolica.
In pratica, questo significa che se il D-dimero è negativo in un paziente con bassa probabilità clinica di trombosi, il medico può essere ragionevolmente sicuro dell'assenza di un evento tromboembolico, evitando così ulteriori indagini diagnostiche potenzialmente invasive o costose.
Uso del D-dimero nel monitoraggio delle terapie anticoagulanti
Il D-dimero può essere utilizzato anche nel monitoraggio di alcune terapie anticoagulanti, sebbene non sia il test principale per questo scopo.
In particolare, può essere utile nel follow-up di pazienti con tromboembolismo venoso (TEV) trattati con anticoagulanti.
Un aumento del D-dimero dopo la sospensione della terapia anticoagulante può indicare un rischio aumentato di recidiva di TEV. Inoltre, in pazienti con TEV non provocato, livelli persistentemente elevati di D-dimero dopo un periodo iniziale di anticoagulazione possono suggerire la necessità di prolungare la terapia.
Va precisato, però, che l'uso del D-dimero nel monitoraggio della terapia anticoagulante è complementare ad altri parametri clinici e di laboratorio, non sostituendo il giudizio clinico del medico o altri test più specifici per il monitoraggio dell'anticoagulazione.