È un alimento particolarmente diffuso e tra i più amati da grandi e piccini: in tutte le sue derivazioni, il pesce è tra i cibi maggiormente presenti sulle tavole degli italiani. Il suo olio, saporito e adatto a ricette di vario tipo, è ritenuto tra i migliori da un punto di vista alimentare.
L’efficacia dell’omega 3, unita a proprietà nutrizionali elevatissime, hanno contribuito ad attribuirgli un’intramontabile fama benefica. Non tutti, però, sono d’accordo nell’affermare che l’olio di pesce – ricco appunti di omega 3 – sia davvero salutare. Vediamo perché.
Come è fatto l’olio di pesce
Sapete cos’è l’olio di pesce? Si tratta di un liquido estratto, ovviamente, da alcuni pesci: utilizzando i tessuti grassi, è possibile produrlo da una lavorazione su alcuni pesci azzurri quali sardine, aringhe, trota, salmone nonché tonni e sgombri, più tipici dei nostri mari.
L’olio di pesce è, come già detto, ricchissimo di omega 3, ovvero acidi grassi polinsaturi oleosi, tra i nutrienti essenziali per il nostro organismo. I maggiori vantaggi derivati dalla loro assunzione sono riscontrabili nel funzionamento dei sistemi interni:
- L’assunzione durante la dieta mediterranea contribuisce a tener bassi i livelli di trigliceridi e di colesterolo.
- Permettono di abbassare la pressione sanguigna combattendo fortemente gli stati di ipertensione.
E ancora:
- Diminuiscono i fattori di rischio di malattie cardiovascolari.
- Possono aiutare ad evitare casi di ictus, diabete e artrite reumatoide.
- Aiutano nel combattere i problemi legati a sovrappeso o, al contrario, perdite di peso improvvise.
Inoltre, gli omega 3 possono contribuire – nel quotidiano – a migliorare anche gli stati d’animo di una persona, fornendo validi aiuti contro:
- Depressione e sbalzi d’umore
- Perdita di memoria
- Disturbi comportamentali di vario genere
Eppure, recenti studi hanno portato alla luce alcune possibili controindicazioni nell’assunzione degli omega 3. Vediamo perché.
Olio di pesce: lo studio del Journal of Nutritional Biochemistry
Analizzandone il consumo su alcuni ratti di laboratorio, alcuni ricercatori hanno riscontrato come l’eccessiva assunzione – per tutta la vita – di olio di pesce o di girasole possa causare alcuni effetti collaterali.
Nello specifico, l’olio di pesce può essere responsabile di mutamenti nel fegato che lo possono rendere vulnerabile alla steatoepatite non alcolica (NASH). I dati, riportati da un team guidato dal professor José Luis Quiles dell’Università di Granada, sono stati riportati su un importante rivista scientifica del campo biochimico e hanno portato alla luce alcune osservazioni e dati di fatto.
La NASH è una condizione molto comune soprattutto in età avanzata: l’accumulo di grasso nel fegato porta a infiammazioni e danni epatici che aumentano il rischio di malattie quali cirrosi epatiche e danni di vario tipo. Si tratta, ovviamente, di situazioni che vanno monitorate e che sono sovente collegate a regimi di vita poco equilibrati, con pazienti potenzialmente sovrappeso oppure obesi o che, in generale, hanno fatto consumo frequente di sostanze alcoliche o fumo.
Come il fegato può cambiare con il consumo di olio
Tali aumenti della superficie del fegato sono stati riscontrati nei confronti dei ratti che, in età avanzata, sono stati nutriti proprio con olio di pesce, confrontandoli con quello di girasole e quello vergine di oliva, al fine di poter confrontare i risultati ottenuti. Si sono esaminati nello specifico alcuni caratteri quali:
- Espressione genica
- Cicatrizzazione
- Stress ossidativo
- Lunghezza dei telomeri
Lo studio di tali circostanze ha quindi potuto portare alla luce alcune circostanze diverse, che dovrebbero essere certamente frutto di riflessione:
- La reiterata assunzione di olio di girasole ha alterato il fegato, ne ha aumentato l’ossidazione delle cellule e ha mutato l’espressione genica;
- Con l’assunzione fissa di olio di pesce, i ratti hanno sviluppato aumenti dell’ossidazione cellulare, diminuzione delle funzioni cellulari e aumento della lunghezza dei telomeri.
L’olio d’oliva è stato invece, dei tre, quello che ha causato il minor numero di danni al fegato, offrendo maggiori certezze per la salute. Tali ricerche hanno quindi portato alla conclusione che, in relazione a diversi aspetti della salute, quest’ultima è proprio l’opzione più salutare.
Il tutto ha inoltre smentito il comune sentire dell’olio di pesce quale uno dei nutrienti più indicati in una dieta, condizione peraltro approfondita da diversi studi già noti e approvati. La riflessione che si può fare è quindi legata alla necessità, durante una dieta, di equilibrare l’alimentazione anche in relazione all’olio che si decide di consumare e ai grassi in esso contenuti!