Il lindano, insetticida molto utilizzato nei paesi in via di sviluppo sino al 2009 e tra i principali ingredienti nei trattamenti anti-pidocchi e anti-scabbia in alcuni paesi come Cina, India, Stati Uniti e Canada, è risultato particolarmente pericoloso per la salute.
Cosa causa il lindano?
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha condotto diversi studi specifici, l’insetticida lindano è cancerogeno per le persone. Un gruppo di specialisti ha trovato prove sufficienti per collegare il prodotto chimico, oggi fuori commercio in Europa e negli Stati Uniti, al cancro noto come linfoma non-Hodgkin.
Quali sono stati i risultati ottenuti?
La IARC (International Agency for Research on Cancer, o Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) è arrivata alla conclusione che il DDT, un altro insetticida, fosse probabilmente cancerogeno per l’uomo, così come anche un erbicida noto come 2,4-D.
È possibile entrare in contatto con l’insetticida?
Nonostante la maggior parte degli utilizzi del DDT siano stati proibiti dagli anni Settanta, la IARC ha affermato che l’esposizione al pesticida persiste ancora, principalmente per motivi alimentari. Ciò accade perché il DDT e i suoi prodotti di degradazione sono ancora presenti in grosse quantità sia nell’ambiente che negli animali.
Già dal 1945, anno della sua immissione sul mercato, il 2,4-D è stato largamente utilizzato per tenere sotto controllo le erbacce in agricoltura, in selvicoltura e nei centri urbani. L’esposizione occupazionale a questo erbicida può avvenire durante il suo utilizzo e la sua applicazione, mentre la popolazione può entrarne in contatto attraverso cibo, acqua, polvere e applicazioni domestiche.
Chi è più esposto all’insetticida?
La rivista Lancet Oncology ha presentato una sintesi di tutta la ricerca condotta. Il dottor Kurt Straif, che dirige la IARC, ha affermato che le ricerche per scoprire un collegamento fra il lindando e il cancro sono state condotte principalmente su chi coltiva la terra, evidenziando un consistente aumento del livello di rischio, circa del 50%, soprattutto negli agricoltori altamente esposti all’erbicida.