Pronti con le pulizie di primavera? Se non le avete già iniziate, ecco una buona ragione per non perdere tempo: pare, secondo alcuni studi, che il Coronavirus SARS-CoV-2 possa persistere sino a un mese nella polvere che si deposita sul pavimento e nelle zone frequentate da possibili persone infette.
Il nuovo Coronavirus resiste nella polvere
A permanere, dicono i ricercatori, è l'RNA virale, che si insinua nelle particelle della polvere, presenti in quei luoghi in cui si annida con più facilità, come edifici, ospedali, case di cura o altre strutture.
Ciò che è interessante è che analizzare la polvere potrebbe aiutare, in maniera preventiva, a individuare eventuali aree ad alto rischio di contagio, per controllare la diffusione del Covid19 proprio in questi spazi in cui il virus non dovrebbe mai esserci.
Un esempio? Nella città di Madrid, come anche negli Stati Uniti, le concentrazioni di virus nelle fogne hanno consentito di intervenire con lockdown mirati, per evitare lo scoppio di pericolosi focolai. Meno efficace sarebbero le risposte ottenute dalla polvere, ma altrettanto importanti.
A caccia di Coronavirus: lo studio della polvere
Alcuni ricercatori del College di Ingegneria e del College di Salute Pubblica dell'Università Statale dell'Ohio hanno scovato il nuovo virus, collaborando con un team del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale e Scienze della Terra dell'Università di Notre Dame (Indiana).
La coordinatrice del progetto, la professoressa Karen Dannemiller, esperta di patogeni, ha mostrato nello studio come questi possano annidarsi nella polvere, valutando così la presenza del SARS-CoV-2.
Sono stati, dunque, analizzate - con dei veri e propri tamponi - intere superfici.
Dall'analisi in laboratorio, è stato rintracciato del materiale genetico del Coronavirus nel 97% dei campioni di polvere sfusa e nel 55% dei tamponi superficiali. Ciò che però gli esperti hanno sottolineato è come questo fatto non dimostri la natura "infettiva" della polvere, anche tenendo conto del trattamento disinfettante a base di cloro eseguito negli ambienti. La proteina Spike è risultata, dunque, assente.
Un altro curioso elemento è stata la presenza dell'RNA virale nella polvere presa in esame, anche a un mese di distanza.
“Non eravamo sicuri che il materiale genetico sarebbe sopravvissuto. Ci sono molti organismi diversi nella polvere, e non eravamo sicuri che avremmo rilevato l'RNA virale. Siamo rimasti sorpresi quando abbiamo scoperto che lo stesso RNA sembra durare a lungo”.
Il virus, dunque, seppur nella sua forma più innocua persiste negli ambienti. Di qui la necessità di una igienizzazione costante e attenta delle superfici, per limitare qualsiasi rischio possa esserci per le persone.