Vi siete mai chiesti come guariscono le ferite sulla pelle? Ce ne facciamo ogni giorno: piccoli tagli o graffi a cui non diamo importanza perché spesso spariscono da soli. Ciò si deve alle grandi capacità riparatrici della cute, che ha il compito di proteggerci dagli agenti esterni: nel giro di una settimana non abbiamo più nulla.
La guarigione delle ferite è un processo dinamico, che interessa varie componenti del nostro corpo. Cosa succede infatti quando ci si taglia accidentalmente il dito e si sanguina? Prima di tutto, il sangue inizia a coagulare, grazie alle piastrine; poi, la ferita si infiamma perché i globuli bianchi consumano le cellule morte; infine, i nuovi tessuti crescono, perché le cellule della pelle cominciano a migrare dalle zone circostanti verso la ferita.
Ma come avviene questo movimento delle cellule? Lo ha scoperto recentemente un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Bioscienze Molecolari della Washington State University.
Fasi della guarigione delle ferite
Come abbiamo visto, le ferite guariscono in tre fasi:
- Coagulazione
- Infiammazione
- Formazione e rimodellamento del tessuto, grazie all’arrivo di cellule sane
Come spiega il dottor Jonathan Jones, principale autore dello studio, è come se le cellule della pelle rompessero i legami proteici che le tengono ferme sul posto per spostarsi verso la ferita utilizzando i loro bordi come veri e propri piedi.
La tecnica
Il team è riuscito a scoprirlo iniettando nelle cellule delle sostanze fluorescenti, che le ha rese visibili al microscopio mentre camminavano. Negli studi sulla rigenerazione cellulare si utilizza spesso il Danio Rerio, conosciuto comunemente come pesce zebra. Questo pesce, infatti, possiede una notevole capacità di rigenerazione dei tessuti, tra cui la capacità di guarire arti danneggiati, cuore e anche il midollo spinale.
Inoltre, modificando il DNA delle cellule della pelle in modo che contengano rosso, blu e verde, è in grado di trasmettere 5.000 diverse tonalità di colore, anche se solo 70 sono in grado di differenziarsi con un microscopio.
Il pesce zebra è stato poi sottoposto a diverse ferite sulla carne. L’obiettivo era quello di vedere come le cellule della pelle rispondevano a queste ferite, e per la gioia dei ricercatori, si è potuto osservare in tempo reale il processo di rigenerazione con una precisione senza precedenti.
Così, dopo l’amputazione di una pinna, gli studiosi hanno visto come le cellule della pelle sono migrate da zone vicine per coprire rapidamente l’incisione; poi, si sono prodotte nuove cellule per sostituire quelle vecchie danneggiate; infine, le cellule della pelle hanno aumentato la loro dimensione al fine di coprire tutta la ferita, permettendogli di guarire correttamente.
Sviluppi per il futuro
Anche se non è ancora chiaro come le cellule siano in grado di spingersi sulla superficie cutanee, i ricercatori pensano che esse utilizzino le loro proteine muscolari per generare una forza in grado di potersi spingere sulla pelle.
L’importanza di questa ricerca, oltre al conoscimento di come avviene il processo, risiede nel fatto che potrebbe portare a individuare tecniche in grado di aumentare la mobilità di queste cellule cutanee.
Con l’avanzare dell’età, la capacità del nostro corpo di guarire peggiora, e le ferite richiedono più tempo a scomparire. Forse scoprire con precisione il modo in cui farle “camminare” potrebbe evitare questo declino.