Esami della coagulazione: quando farli e quali sono

Alessandra Lucivero

Ultimo aggiornamento – 09 Giugno, 2021

Esami della Coagulazione

Coagulazione del sangue: come capire se avviene in modo normale o se sono presenti delle alterazioni? Come sempre, per alcuni pazienti considerati "a rischio" di problemi coagulatori, il medico di famiglia può richiedere l'esecuzione di esami in grado di rilevare l'assetto di una persona. 

Quali sono? Facciamo il punto. 

Gli esami della coagulazione: quando farli

Gli esami della coagulazione sono indispensabili nella valutazione dei tipi di coaguli che, se eccedenti, possono portare alla formazione di trombi ed emboli

Come avviene l'esame? Si tratta di un semplice prelievo del sangue, consigliato - ad esempio - a quei soggetti che devono sottoporsi a un intervento chirurgico, controllare l'andamento di una terapia anticoagulante oppure quando si sono avuti eventi potenzialmente correlati a disturbi coagulatori, come la comparsa di lividi senza trauma

Ma, quali sono gli esami della coagulazione?

Entriamo nel dettaglio, scoprendo quali sono gli esami della coagulazione, imparando così a leggerli e intrepretarli (sebbene, ricordiamo che il ruolo del medico sia imprescindibile nella lettura di una analisi):

  • PT/Tempo di protrombina: questo test misura la velocità di coagulazione del sangue. La protrombina è una proteina secreta dal fegato che, in caso di sanguinamento, si trasforma in trombina, per la formazione di un coagulo riparatore. Questo "tempo" è noto anche come "fattore II", si misura in secondi. Meno tempo il sangue impiega a coagularsi, maggiore è il rischio di coaguli indesiderati (Rapporto internazionale normalizzato)
  • PTT/Tempo di tromboplastina: serve per indagare l'efficacia della via intrinseca e della via comune della coagulazione. Il PTT analizza, quindi, la funzionalità dei fattori della coagulazione e la loro quantità. Maggiore è il valore del PTT, meno velocemente coagula il sangue.
  • Fibrinogeno: il fibrinogeno è una proteina originata sempre dal fegato che interviene nel meccanismo della coagulazione. In caso di sanguinamento, consente il rilascio di fibrina. Il dosaggio di fibrinogeno permette di misurare la concentrazione di fibrinogeno circolante. Un valore più basso indica che vi è una ridotta capacità di coagulazione e viceversa.

Ricordiamo che non bisogna MAI trascurare i segnali che possono far pensare a un disturbo di questo tipo: prevenire, infatti, può fare la differenza. 

Alessandra Lucivero
Scritto da Alessandra Lucivero

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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