La Società Italiana di Cardiologia (SIC) negli scorsi giorni ha firmato il primo Documento di Consenso italiano sull’uso dell’Intelligenza artificiale in cardiologia.
La decisione è arrivata dopo i numerosi studi che hanno dimostrato l’efficacia dell’IA nella gestione delle patologie cardiovascolari.
Scopriamo di più.
Cosa dice il documento
In occasione dell’85esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia, è stato presentato il primo Documento di Consenso italiano sull’utilizzo dell’AI nel campo della cardiologia.
Questa dichiarazione sottolinea le grandi potenzialità del machine learning nei processi di monitoraggio dei pazienti ad alto rischio di malattie cardiache: ad esempio, si parla di uno studio pubblicato su Nature Medicine che ha dimostrato come la mortalità possa ridursi fino 31% associando l’AI all’elettrocardiogramma per monitorare i casi che hanno una maggiore probabilità di andare incontro a eventi fatali.
Il documento afferma come l’impiego di questi algoritmi possa anche migliorare la diagnosi di disturbi come scompenso cardiaco e ipertensione, aiutando a gestirle in maniera più adeguata.
Ciro Indolfi, past-president della Società Italiana di Cardiologia e professore straordinario di Cardiologia all’Università di Cosenza, sottolinea però che esistono anche delle criticità di cui tenere conto: innanzitutto, sono necessarie ricerche più approfondite per validare le potenzialità e gli usi dell’Intelligenza Artificiale nella pratica clinica, ma soprattutto per gli aspetti etici e normativi su cui è necessario riflettere.
Inoltre, molti algoritmi prendono decisioni basate su calcoli complessi da decriptare per un umano, quindi può essere difficile riconoscere eventuali errori. Bisogna, poi, definire di chi siano le responsabilità delle scelte dettate dall’IA: la FDA classifica i prodotti di AI “software come dispositivi medici”, il regolamento ‘AI act’ dell’Unione Europea 2024/1689 impone ai produttori e agli sviluppatori specifici obblighi e caratteristiche in merito agli usi dell’AI, per esempio proibendo applicazioni di AI che potrebbero porre rischi troppo elevati, richiedendo requisiti stringenti per le applicazioni a rischio e imponendo valutazioni di conformità per tutti i prodotti da introdurre sul mercato, suddivisi in 4 classi a rischio crescente.
Infine, questi sistemi imparano e cambiano nel tempo, generando possibili effetti sulla loro performance: “Tutto ciò – conclude Indolfi – pone sfide più complesse rispetto ai dispositivi medici tradizionali ma sarà importante affrontarle, per poter trarre i molti vantaggi che questi sistemi hanno da offrire”.
L’applicazione dell’IA
L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale non si limita solo agli elettrocardiogrammi, ma esistono dispositivi indossabili che possono risultare strumenti diagnostici efficaci grazie all’analisi dei dati raccolti – ad esempio migliorando l’interpretazione degli esami con Holter e il telemonitoraggio dei defibrillatori impiantabili.
Altri vantaggi dell’AI possono essere riscontrabili se applicata a tecniche di imaging come l’ecocardiografia, la risonanza magnetica e la TAC: in questo modo si possono identificare stenosi coronariche, cardiomiopatie e disfunzioni valvolari con un’accuratezza superiore al 98%.
Nonostante le sfide, l’intelligenza artificiale resta un’opportunità per rivoluzionare la gestione delle malattie cardiovascolari: dal monitoraggio costante dei pazienti all’elaborazione di terapie personalizzate, passando per diagnosi sempre più precoce e accurate, l’Intelligenza Artificiale può essere un alleato irrinunciabile per medici e pazienti.
Con il consenso degli esperti e una regolamentazione adeguata, questa tecnologia potrebbe segnare l’inizio di una nuova era.