Recentemente, l'attenzione sui rischi derivanti dal colesterolo alto è aumentata. Dunque sì, promuovere una alimentazione corretta, un’attenzione costante al proprio stile di vita e al proprio stato di salute è assolutamente fondamentale, in ogni situazione e in ogni momento della vita.
È però interessante sapere che, negli ultimi anni, la comunità scientifica ha approfondito se il colesterolo LDL, ovvero quello cattivo, è sempre così dannoso come siamo abituati a pensare. Vediamo perchè.
Colesterolo alto negli anziani: quando smette di essere un problema (forse!)
Sono davvero numerose le ricerche che stanno portando ad una revisione critica del ruolo del colesterolo nelle persone che hanno superato i sessant’anni di età.
Ma procediamo per gradi. La consuetudine di prescrivere le statine per la cura del colesterolo alto ha avuto origine nel 2012, in seguito ad uno studio pubblicato sulla rivista Lancet, a firma di 139 autori. Secondo la ricerca, infatti, le statine potrebbero ridurre notevolmente i rischi associati alla condizione, riducendo la possibilità del verificarsi di infarti, ictus e ischemie nei successivi 5 anni dall’inizio dell’assunzione.
Sebbene sia dimostrato che, abbassando il colesterolo, si ha la possibilità di ridurre le patologie che interessano l’apparato cardiovascolare, è anche vero che le statine possono avere spiacevoli effetti collaterali, come disturbi di natura muscolare ma anche problemi cognitivi, dolore o intorpidimento alle estremità, aumenti della glicemia e problemi tendinei.
Successive ricerche, hanno però reso noto che quei farmaci che riducono – di molto! – i livelli di colesterolo rischiano di perdere di efficacia con il trascorrere del tempo, esponendo comunque i soggetti interessati al pericolo di incorrere in brutte malattie cardiovascolari. Ma è stato uno studio danese a invertire la rotta della lotta al colesterolo LDL, dimostrando che nei soggetti sopra i sessant’anni l’aumento del colesterolo cattivo porta a una riduzione drastica del tasso di mortalità.
E dalla Cina è arrivata una conferma. Vi è infatti uno studio che evidenza che ad ogni 40 mg/dl in più di colesterolo LDL nelle persone di ottant’anni corrisponde una riduzione del 19% del rischio di mortalità da tutte le cause. In sostanza, sembra proprio che dopo i 60 anni, la mortalità non è strettamente connessa ai livelli di colesterolo HDL alto o colesterolo LDL alto.
Queste ricerche, a dir la verità, non sono le prime che hanno fatto emergere una mancanza di correlazione tra aumento della mortalità, colesterolo cattivo ed età avanzata. Nel 1997, infatti, uno studio olandese aveva già dichiarato che dopo gli 80 anni quanto più è elevato il colesterolo, tanto meno si muore di cancro e infezioni. Sarà vero?
La questione, insomma, è molto complessa e interessa soprattutto gli anziani che soffrono di tutti quei problemi collaterali derivanti dall’assunzione delle statine che, il più delle volte, comportano un aumento dei dolori muscolari e delle difficoltà di movimento.
Tuttavia, sarebbe totalmente sbagliato smettere di prestare la dovuta attenzione ai normali valori del colesterolo negli anziani. Sono importanti, anzi importantissimi. L’obiettivo della comunità medica e scientifica è infatti quello di educare la popolazione alla giusta alimentazione e attività fisica che permettono all’organismo di regolare i livelli di colesterolo rendendoli più adeguati alle proprie necessità.