Pericolo SARS-CoV-2? La vera arma di prevenzione è il distanziamento sociale, ormai è chiaro. In questi mesi, siamo stati abituati a considerare come "sicura" la distanza di almeno 1 metro, ma ora qualcosa è cambiato a causa delle varianti.
Covid-19: un metro di distanza non basta più
Droplet: se un anno fa ci avessero chiesto qualcosa in merito, forse non avremmo saputo cosa rispondere. Eppure, oggi non è così: si sa ormai che il SARS-CoV-2 è un virus che si contagia attraverso le vie respiratorie (in primis), grazie alle goccioline sospese (effetto aerosol) che si sviluppano e propagano parlando, tossendo, starnutendo o, molto più semplicemente, respirando.
Dunque, non c'è misura migliore da adottare per limitare i contagi, se non quella delle mascherine e del distanziamento fisico. In questo modo, le particelle virali sono meno minacciose. Ed è così che si sono susseguite indicazioni sulla distanza minima da mantenere: 1 metro, due o poco meno?
In Italia, 1 metro è sempre stata considerata la misura ideale anti-virus, ma le cose stanno cambiando a causa del moltiplicarsi di varianti.
Secondo i calcoli di un algoritmo generato da un team di scienziati del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), infatti, per proteggersi - soprattutto dal ceppo inglese - servono 40 centimetri in più.
1 metro e 40: la distanza di sicurezza contro la variante inglese
A sostenere l'ipotesi del metro e 40 centimetri, il dottor Corrado Spinella, fisico e direttore del Dipartimento di Scienze fisiche e Tecnologie della materia (Cnr-Dsftm), che ha affermato ai media: “Le varianti del virus SARS-Cov-2 sono caratterizzate da un aumento della distanza di trasmissibilità del 40 percento. Prima, in media, dovevi essere lontano un metro dal positivo. Ora, se non vuoi essere contagiato, bisogna tenersi distanti 1,4 metri. È aumentata la distanza di trasmissibilità entro cui il virus rischia di infettare la persona sana. Un metro non è più sufficiente”.
A sostegno della tesi, alcuni studi condotti nel Regno Unito, secondo cui la variante inglese B.1.1.7 ha una potenza di trasmissibilità tra il 30 e il 50 percento maggiore rispetto al ceppo originale cinese.
Anche dell'Imperial College di Londra gli occhi sono puntati sulla più alta contagiosità, ma anche sul rischio di una maggiore mortalità, fino al 70 percento superiore.
Dunque, aumentare il distanziamento fisico sarebbe opportuno.
Attenzione agli ambienti chiusi
Ancora una volta, si invita la popolazione a prestare attenzione a quelle che sono considerate come le situazioni più a rischio: pensiamo agli ascensori, ai luoghi chiusi dove si resta per più tempo, ecc. Cosa fare in questi casi? Certamente, mantenere ben salda sul viso la mascherina e far areare, quando possibile.
Ricordiamo che il Ministero della Salute ha dato indicazioni ben chiare. Ritagliarsi del tempo per leggerle può fare la differenza.