Covid e diabete, patologie cardiache, allergie gravi, cancro. Già, purtroppo il virus pandemico è in buona compagnia e i pazienti "fragili" si chiedono sempre con maggiore insistenza quando toccherà a loro il vaccino e quali saranno gli effetti.
A rispondere, ancora una volta, le autorità. Sul sito dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco), ad esempio, si possono trovare chiare indicazioni, che sottolineano che - a seconda del paziente e della patologia pregressa - è sempre bene rivolgersi al proprio medico per valutare il caso.
Ma non solo: a fare da "filtro" preventivo sono anche gli esperti nei centri vaccinali che, prima di somministrare il vaccino, chiedono ai pazienti di compilare una scheda, per valutare in tempo se ci siano controindicazioni.
Reazione avversa alla prima somministrazione: si deve fare comunque la seconda dose di vaccino?
Questa è solo una delle domande comuni. In primis, la regola che vale sempre è che "le persone con pregressa infezione da Sars-CoV-2 confermata da test molecolare o antigenico, indipendentemente se con Covid-19 sintomatico o meno, siano vaccinate con una unica dose di vaccino dopo almeno 3 mesi, ma non oltre 6 mesi dal riscontro positivo di infezione", afferma l'Aifa.
Nel caso poi di reazione avversa (allergica o non) alla prima dose, la seconda sarebbe da "valutare". Queste le parole dell'Agenzia italiana del Farmaco: "No, le persone con una storia di reazioni gravi, allergiche e non, alla prima dose, non devono sottoporsi alla seconda dose, ma devono rivolgersi a un Centro di riferimento con esperienza sulle reazioni alle vaccinazioni, per un approfondimento specialistico".
Diabetici, cardiopatici e pazienti oncologici: qual è la "regola" del vaccino per loro?
La "regola", definiamola così, è quella di proteggere i più fragili; a loro, infatti, spetta con maggiore fretta l'inoculazione, per evitare l'insorgere di infezioni gravi e pericolose.
Per i soggetti allergici, invece, che da sempre fanno i conti con l'asma, l'iter è di massima osservazione post-inoculazione, per almeno i 15 minuti successivi. Non c'è poi bisogno di sospendere le cure immunoterapiche, se in corso.
In ogni caso, ai pazienti gravemente asmatici "è raccomandata la vaccinazione sotto controllo medico in ambiente protetto (ospedaliero). In caso di asma non controllata, la somministrazione del vaccino va rinviata fino a quando la situazione clinica non sia di nuovo sotto controllo".
E per chi soffre di allergie alimentari?
Niente timori, il vaccino si può fare, e i pazienti restano sempre in osservazione per 15 minuti dopo l’iniezione. Solo in caso di una storia di shock anafilattico, allora potrebbe essere richiesta una valutazione degli effetti per 60 minuti dopo la somministrazione.
In che modo il centro vaccinale valuta i singoli casi?
Un'anamnesi e questionario da compilare aiutano a discriminare i pazienti più a rischio di effetti avversi. "Prima della vaccinazione, il personale sanitario pone alla persona da vaccinare una serie di precise e semplici domande, utilizzando una scheda standardizzata. Se l’operatore sanitario rileva risposte significative alle domande, valuta se la vaccinazione possa essere effettuata o rinviata. Inoltre, l’operatore verifica la presenza di controindicazioni o precauzioni particolari, come riportato anche nella scheda tecnica del vaccino", dichiara l'Aifa.
Dunque, prevenire è meglio, ancora una volta e sempre.