Secondo alcuni recenti studi scientifici, il mal di montagna colpisce circa il 57% delle persone che affrontano escursioni in altura, già a quote non proibitive, presentandosi inizialmente con sintomi lievi ma assolutamente riconoscibili. Di questi, circa il 6% non riesce a proseguire e concludere l’escursione. Cerchiamo di capirne di più.
Mal di montagna: attenzione all’edema polmonare
Ciò che viene generalmente percepito come un sintomo passeggero senza particolari conseguenze, in realtà può essere un segnale che, se ignorato, potrebbe portare a conseguenze più gravi per la salute. Tra queste, la più pericolosa, è sicuramente l’edema polmonare.
La causa principale del mal di montagna è la diminuzione dell’ossigeno nel sangue – detta anche ipossiemia -, determinata della maggiore rarefazione dell’ossigeno in alta quota. Ciò provoca un aumento della permeabilità dei capillari per compensare al ridotto apporto di ossigeno attraverso i polmoni, con conseguente fuoriuscita di liquidi (edema) nei polmoni e nel cervello.
L’edema polmonare (HAPE) è dovuto al passaggio di acqua negli alveoli che normalmente contengono aria, causando, quindi, una grave insufficienza respiratoria. Generalmente, questo disturbo si manifesta con difficoltà respirazione e tachicardia, tosse secca e successivamente con la produzione di saliva schiumosa, respiro rumoroso (rantolo), oppressione toracica e grave prostrazione.
I primi sintomi di un edema polmonare in corso, causato appunto da mal di montagna, sono i seguenti:
- Sibili o rantoli in costante aumento durante la respirazione
- Cianosi sul volto
- Respiro rapido e affannoso
- Tachicardia
- Mal di testa resistente agli analgesici
Dopo i primi sintomi, se non prontamente riconosciuto e trattato, l’edema si aggrava causando vomito, difficoltà a camminare, progressivo torpore agli arti e, infine, sopraggiunge il coma cerebrale, con probabile morte per soffocamento.
Mal di montagna: cosa fare?
La migliore terapia, anche nel caso del mal di montagna, è come sempre la prevenzione: sarebbe, infatti, consigliabile che ogni amante dell’alta quota e delle escursioni si sottoponesse ad esami di screening periodici, come una visita medica accurata, esami del sangue e di laboratorio, l’elettrocardiogramma da sforzo e spirometria.
È opportuno sempre effettuare un’ascesa lenta e graduale, per permettere all’organismo e all’apparato respiratorio di adattarsi alle condizioni di costante diminuzione di ossigeno disponibile, ed evitare di utilizzare mezzi di trasporto in quota.
È sempre consigliabile prendersi del tempo per acclimatarsi in quota e proseguire con l’escursione o l’allenamento solamente nel momento in cui sentiamo che l’organismo è in grado di affrontare la fatica alle nuove condizioni.
Come ulteriore prevenzione dei sintomi è consigliabile assumere un anti-ipertensivo d’elezione per la prevenzione del mal di montagna, iniziando 24 ore prima dell’escursione.
Il trattamento del paziente in caso di edema polmonare in corso consiste essenzialmente nella somministrazione di ossigeno e di un anti-ipertensivo per trattamenti di breve durata, ed eventualmente di un potente antinfiammatorio corticosteroide che viene impiegato ad alte quote per verificare che l’asse ipofisi-surrene sia rimasto intatto, procedendo quindi all’immediata evacuazione con discesa del paziente a bassa quota.