In collaborazione con SIAPAV - Società Italiana di Angiologia e Patologia Vascolare .
Intervista al dr. Gabriele Pagliariccio, consigliere SIAPAV, chirurgo vascolare.
Parliamo di trombi, coaguli ed emboli, cercando di coglierne le differenze assieme al dr. Gabriele Pagliariccio di SIAPAV, attraverso una serie di domande sui fattori di rischio, la prevenzione e, infine, le cure di questi disturbi della coagulazione, che possono portare a conseguenze anche molto gravi.
Coagulo, trombo ed embolo: quali sono le differenze?
Sono tre cose diverse ma parzialmente uguali tra loro. Partiamo dall’embolo.
L’ embolo è qualcosa che viaggia, un'entità viaggiante nel nostro circolo sanguigno, nel senso che può consistere in un coagulo, un trombo, può essere gas, un embolo settico o un corpo estraneo, qualsiasi elemento estraneo non solubile che circola nel sangue.
Quindi, un trombo può divenire un embolo nel momento in cui si sposta dalla sede in cui si è formato; l’embolo può viaggiare nel nostro circolo sanguigno arterioso o venoso e si va a fermare dove trova un vaso più piccolo di se stesso: va a incunearsi nel momento in cui non trova più spazio per muoversi.
Questo può divenire un grosso problema, perché un vaso ostruito, indipendentemente dalla grandezza dell’embolo, può causare un'ischemia per un danno ai tessuti che non vengono così irrorati.
Il coagulo invece è una qualcosa di fisiologico: è il prodotto di un meccanismo di difesa dell’organismo nel momento in cui, in presenza di una lesione di un vaso o di una ferita, il sangue si coagula sotto forma semisolida e quindi evita un’ emorragia .
Il trombo , infine, può essere bianco o rosso: è il risultato di un processo patologico. È formato da globuli rossi, globuli bianchi, fibrina e piastrine, e si distingue in bianco o rosso a seconda che si formi nelle arterie o nelle vene.
Se si forma nelle arterie, è chiamato trombo bianco, perché formato prevalentemente da piastrine (che non sono pigmentate), mentre il trombo rosso, che è tipico delle vene, è costituito principalmente da globuli rossi, appunto di colore rosso.
Quali sono i sintomi che possono far pensare alla presenza di un trombo o un embolo?
Si tratta di una domanda difficile, perché meriterebbe una risposta molto lunga e complessa. Ci sono però delle considerazioni generali. Dobbiamo partire col distinguere il distretto venoso da quello arterioso.
Nel distretto arterioso c’è il sangue che viene spinto dal cuore e porta ossigeno e nutrimento ai tessuti del corpo (ha quindi una direzione centrifuga), mentre il sangue venoso è quello di rientro verso il cuore (ha, quindi, una direzione centripeta), portando i cataboliti e le sostanze derivanti dal metabolismo.
Un trombo o un embolo che si trova nella circolazione arteriosa può portare all’occlusione di un vaso (a seconda della sua sede): un trombo che si forma su una placca aterosclerotica può portare all’ostruzione del vaso stesso oppure, se il trombo si stacca, diviene un embolo e porterà all’occlusione di un vaso arterioso che può compromettere il funzionamento di un organo vitale, arrivando sino a mettere a rischio la vita stessa.
Per esempio, se si forma un trombo all’interno di una arteria coronaria (che è deputata a irrorare il muscolo cardiaco), una parte del muscolo cardiaco può andare in ischemia, il che si può esprimere come angina o infarto.
Se il trombo si forma in una arteria cerebrale, in una certa parte del cervello può non arrivare più sangue, dando origine a una ischemia cerebrale transitoria oppure a un ictus (cioè un gruppo di cellule cerebrali va in sofferenza oppure muore perché non più irrorato). Se, infine, questo avviene negli arti inferiori, avremo un’ischemia di un arto, ossia l’arto diviene bianco, freddo e dolente e si può arrivare sino alla gangrena .
C osa completamente diversa si verifica nel distretto venoso: q uando un trombo si forma ad esempio nelle vene degli arti inferiori (la cosiddetta trombosi venosa comunemente detta flebite ), la gamba si gonfia perché si crea un ristagno di liquidi, in quanto le vene servono a riportare il sangue dalla periferia verso il cuore; se una vena si chiude, il sangue non può più rientrare verso il cuore e, quindi, l’arto si gonfia.
Se questo trombo si stacca, diventa un embolo: dal distretto venoso passa nella vena cava e arriva al cuore e, infine, alle arterie polmonari. A questo punto, si verifica l’ embolia polmonare , che può anche essere mortale: rientra infatti tra le cause di morte improvvisa.
Nell’ottica della prevenzione, quali sono le buone abitudini per impedire trombi ed emboli?
Bisogna anche qui distinguere la prevenzione del trombo arterioso e quella del trombo venoso.
Sono come due binari paralleli: si tratta, comunque, di patologie vascolari, ma ognuna vive di sue problematiche, sintomatologie e terapie.
Partiamo dal segmento arterioso: se si forma un trombo, questo nella maggior parte dei casi è connesso all’aterosclerosi. Pertanto, quello che possiamo fare è:
- tenere bassi livelli di colesterolo;
- tenere controllata la pressione arteriosa;
- fare attività fisica quotidianamente;
- mantenere adeguati livelli di glicemia;
- controllare l’alimentazione, con pochi grassi animali.
Per quanto riguarda il distretto venoso, alcune provvedimenti sono simili a quello arterioso: per esempio, un’attività fisica continuativa, un attento controllo del peso corporeo e, poi, una serie di provvedimenti terapeutici di tipo farmacologico.
La trombosi venosa e/o l’embolia si verificano maggiormente in particolari situazioni, ad esempio dopo un intervento chirurgico o un trauma.
Questo perché dopo un intervento, dopo un traumatismo e, in generale, nelle situazioni che costringono a letto per un po’, non si cammina, non ci si muove; questo comporta che il sangue ristagni nelle vene e possa causare una trombosi venosa e conseguentemente un’embolia polmonare: ecco perché sicuramente il movimento rimane un fondamento importante.
Un altro provvedimento da prendere è rendere il sangue più fluido, facendo ricorso a iniezioni di eparina , una sostanza anticoagulante in grado, appunto, di “sciogliere” il sangue.
Ci sono delle differenze tra uomini e donne? C’è qualcuno più a rischio?
In linea di massima no, non ci sono differenze di genere a meno che non ci focalizziamo su singoli distretti, come il cuore e il cervello o su patologie specifiche. Ad esempio, se prendiamo in esame l’ aterosclerosi , questa si presenta più frequente negli uomini.
Come si arriva a diagnosticare la presenza di un trombo o un embolo?
La diagnosi si effettua con una buona anamnesi e con l’esame clinico, che possono essere fatti già dal medico di medicina generale che, appunto, indagherà i sintomi per capire cosa si è verificato e da quanto tempo.
L’esame strumentale immediatamente successivo alla visita è l’ecodoppler, una metodica strumentale non invasiva che identifica mediante l’ecografia il vaso e con il doppler consente di verificare il flusso del sangue all’interno del vaso.
In questo modo, si può osservare la morfologia del vaso e, al suo interno, la velocità sanguigna: questo ci può far comprendere se il sangue circola in maniera normale e individuare la presenza di eventuali trombi o emboli al suo interno.