Disfunzione erettile? Pene ricurvo? Questi e molti altri disturbi affliggono migliaia di giovani uomini che si trovano, a volte, anche a fare i conti con dimensioni non proprio normali. Dal 2008, in Italia, un metodo chirurgico messo a punto dal professor Giovanni Alei, direttore del “Centro di chirurgia genitale maschile” nel Dipartimento di Chirurgia Generale Pietro Valdoni del Policlinico Umberto I, consente di migliorare in una sola volta lunghezza, capacità di erezione e inclinazione. Durante l’ultimo convegno tenutosi a Roma dalla Società Italiana di Chirurgia Genitale Maschile, sul tema della “Salute sessuale maschile. La nuova chirurgia mininvasiva e correttiva”, si è cercato di promuovere una sensibilizzazione dell’opinione pubblica su un argomento tanto delicato e, a volte, ancora tabù.
La prima consapevolezza emersa è che il nostro Paese si distingue a livello internazionale come una eccellenza nel campo della chirurgia genitale maschile, sperimentando sempre nuove tecniche all’avanguardia per la soluzione di numerose patologie andrologiche.
L’allungamento del pene
Per quanto riguarda l’allungamento del genitale maschile, in particolare, l’intervento già adottato prevede l’inserimento di un distanziatore in silicone fra il pube e la base del pene. Il problema riscontrato da sempre è però relativo al tipo di grasso impiegato, che risulta essere fastidioso per i pazienti, che avvertono come una gommapiuma tra cute e corpi cavernosi. Per questa ragione, si sta aprendo la strada all’utilizzo non più del derma umano ma di quello suino liofilizzato, ottenendo dei risultati migliori.
“Le tecniche più attuali consentono aumenti di dimensione intorno al 25-30% rispetto a quelle iniziali, restituendo sicurezza e piena facoltà di intraprendere una vita di relazione normale”, ricorda il professor Alei.
Pene ricurvo: l’intervento
L’intervento messo a punto da Alei permette di eseguire anche una corporoplastica di raddrizzamento e insieme un allungamento e l’inserimento del cuneo di silicone. In questo modo, si vanno a comprimere le vene dorsali profonde del pene, limitando la fuga venosa e migliorando l’erezione durante l’intera durata del rapporto.
Il dato più positivo è che il tasso di recidive risulta essere molto basso, pari a circa il 3%. I tempi post-operatori sono poi ridotti e consentono un recupero quasi immediato.
Insomma, un futuro più roseo si prospetta per gli uomini afflitti da questo tipo di problemi, ricordando che bisogna andar fieri dei successi ottenuti in questo campo in Italia.